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La lingua biforcuta del premier tecnico

«Spero di lasciare ad altri il governo del Paese, un po’ meno rassegnato e un po’ più rasserenato». Parole e pensieri del premier Mario Monti, che ha concluso così il suo intervento al Forum della Cooperazione Internazionale. Un parziale dietrofront dopo l’apertura a un reincarico ventilata nel suo viaggio americano.
Così la mette l’ultramontiano Corriere della sera. A noi sembra invece l’ennesima dimostrazione del linguaggio doppio che caratterizza questo presidente venuto da altrove. Quando è all’estero parla in un modo, confermando ai mercati di avere in mano completamente la situazione; quando è in Italia ne parla un’altra, più accettabile per la coorte di mestieranti della politica che – a rigore – dovrebbero essere messi in pensione senza assegno dalla sua “agenda”.
E’ del resto ovvio, e si nota anche dalle parole del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che l’idea di avere un premier a prescindere dai risultati elettorali confligge parecchio con l’autorappresentazione di questo paese come di una democrazia matura.

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