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Legge finanziaria: le singole misure

Il listone delle misure. E come sempre il diavolo di nasconde nei dettagli.

CALA L’IRPEF – Arriva il primo calo delle tasse, che toccherà tutti. Viene ridotta l’aliquota sul primo e sul secondo scaglione: dal 23 scende al 22%, dal 27 al 26%. Il costo per la riduzione della prima aliquota, che si applica su tutti i redditi, è di 4 miliardi, quello del secondo scaglione vale un altro miliardo. Sotto i 7.500 euro, che è la soglia di no tax area, non accade nulla. Sul piano sociale è una “dimenticanza” addirittura criminale, perché di tratta dei redditi più bassi in assoluto, quindi quelli che avrebbero più bisogno di “sollievo”. La “razionalità” della dimenticanza è tutta economica: abbassare di un punto anche questa aliquota – che vale “per tutti”, ricordiamo – avrebbe avuto un “costo” molto superiore.
I redditi fino a 15.000 euro non verranno toccati nemmeno nelle detrazioni e nelle deduzioni, la cui “rimodulazione” colpisce invece pesantemente quelli appena superiori (sottolineiamo che i 15.000 euro vanno intesi “lordi”, non netti; parliamo dunque di stipendi mensili intorno agli 8-900 euro). Sopra questa soglia, invece, si riduce l’aliquota Irpef, dal 23 al 22% ma scattano i tagli alle agevolazioni fiscali: arriva un tetto di 3.000 euro alle detrazioni e per molte deduzioni (ma non su quelle per la sanità) viene introdotta una omogeneizzazione, con una franchigia di 250 euro.
Nel pomeriggio il quotidiano di Confindustria ha diramato qualche dettaglio in più su questo punto. Una doppia stretta che riguarda le deduzioni dell’articolo 10 del Tuir come gli assegni al coniuge, le spese per adozioni internazionali, la perdita di avviamento, nonché le detrazioni d’imposta del 19% indicate nell’articolo 15 del testo unico. In quest’ultimo caso faranno eccezione le spese mediche.
Il meccanismo messo a punto per recuperare risorse da “girare” a copertura del taglio dell’Irpef prevede per le deduzioni l’introduzione di una franchigia di 250 euro per i redditi superiori a 15mila euro. In sostanza per un assegno al coniuge di 300 euro annui la deduzione si riduce a 50 euro. Per le detrazioni d’imposta al 19%, invece, viene introdotta una soglia complessiva di 3mila euro tra tutti gli sconti di cui può beneficiare il contribuente (come, per esempio, interessi passivi per i mutui, spese veterinarie, quelle funebri). Dunque, a conti fatti tra il costo delle “cose” in aumento e sconti fiscali ridotti, la riduzione della pressione fiscale rischia di restare una partita di giro.
Tradotto: ci hanno tolto dalle tasche molto più di quanto non abbiano fatto mostra di darci.
PENSIONI GUERRA – Le pensioni di guerra e di invalidità saranno assoggettate all’Irpef, ma non sotto i 15.000 euro. Non saranno moltissime – vista l’età dei beneficiari e delle vedove che hanno ottenuto la reversibilità – ma pur sempre di un taglio si tratta.

STOP A METÀ PER AUMENTO IVA – Non viene eliminato il previsto aumento Iva di due punti, che sarebbe scattato dal primo luglio 2013. L’aumento viene solo frenato a metà: l’Iva salirà di un solo punto: dal 10 all’11% e dal 21 al 22%.

TOBIN TAX – Le risorse della legge di stabilità saranno reperite, oltre che con la spending review, anche con la Tobin Tax e con una revisione delle ‘tax expenditures’.

BANCHE E ASSICURAZIONI – Sale dallo 0,35 a 0,50% l’acconto sulle riserve tecniche delle assicurazioni. Lo ha spietato il Ministro dell’Economia, Vittorio Grilli. La norma prevede che nel 2014 il prelievo riscenda allo 0,45%. Vengono posticipate di 5 anni le deduzioni riconosciute alle banche per il maggior valore riconosciuto al riallineamento per l’imposta sostitutiva.

SCONTI FISCO PER FONDO TAGLIO DEBITO – Arriva la possibilità di fare erogazioni liberali al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato e usufruire di uno sconto fiscale pari al 19% dell’imposta lorda.

IMU CHIESA – Il governo ha modificato il testo della legge riguardante l’Imu per gli immobili non commerciali e quindi anche della Chiesa in modo da definire il quadro regolatorio «in tempo per il periodo annuale di imposta» che decorre dal 1 gennaio 2013.

STATALI, NIENTE PIU’ AUMENTI IN BUSTA PAGA – Confermato il blocco dei contratti fino al 2014. Se si tiene conto che l’ultimo contratto risale al 2006, e che l’ultimo aumento salariale (13 euro lordi!) risale al 2008, alla fine saranno otto anni di blocco salariale. Con un’inflazione media al 3% (ques’anno siamo già sopra) ci sarà stato un taglio al potere d’acquisto superiore al 25% (perché si deve calcolare col “tasso composto”, come per i mutui). Peggio ancora: non sarà riconosciuta neppure l’indennità di vacanza contrattuale 2013-2014, e dal 2015 sarà calcolata in base all’inflazione programmata. Viene prorogato al 2014 il blocco del trattamento economico e accessorio dei dipendenti e il taglio del 5% dagli stipendi superiori a 90 mila euro per la parte eccedente il predetto importo fino a 150 mila euro, e del 10% per la parte eccedente 150 mila. Saltano senza possibilità di recupero i rinnovi contrattuali del periodo 2013-2014, anche del personale del Servizio sanitario nazionale, senza nessun recupero degli incrementi contrattuali. Retribuiti al 50% i permessi per assistenza ai disabili salvo quelli richiesti per patologie del dipendente o l’assistenza a figli o coniuge.

SALARIO PRODUTTIVITÀ – Gli aumenti salariali aziendali saranno tassati nel 2013 al 10% entro il limite di 3.000 euro lordi, per una spesa di oltre un miliardo nel 2013 e poco meno della metà nel 2014.

STRETTA ASSISTENZA DISABILI – Stretta sui permessi previsti dalla legge 104/1992 per il disabile o per la cura di parenti affetti da handicap. La retribuzione per i giorni di permesso (tre al mese) scende al 50% a meno che i permessi non siano fruiti per le patologie del dipendente stesso della P.A o per l’assistenza ai figli o al coniuge. Sono esclusi dal pagamento intero quindi i permessi fruiti per prendersi cura dei genitori disabili.

SANITÀ – Taglio di 1,5 miliardi al fabbisogno sanitario nazionale, grazie a una ulteriore riduzione della spesa per l’acquisto di beni, servizi e dispositivi medici. Dopo i tagli di luglio, 1,8 miliardi sul 2013 e 2 dal 2014, la seconda fase della spending review nel comparto sanitario dovrà portare ad altri 1,5 miliardi di euro di “risparmi” annui. La riduzione della spesa dovrebbe essere garantita dall’abbassamento del tetto di spesa per gli apparecchi biomedicali, dal 4,9 al 4% del Fondo (3,9% dal 2014), e dalla riduzione del 10%, e non più del 5%, dell’importo degli appalti in essere per le forniture alle Asl. La manovra prevede anche una “clausola di salvaguardia” per garantire il gettito atteso. Se le Regioni, responsabili della spesa sanitaria, non dovessero raggiungere l’obiettivo di conseguire i nuovi risparmi, le relative somme saranno, di fatto, detratte dai trasferimenti dovuti dallo Stato centrale.

STOP AFFITTI E ACQUISTI AUTO E IMMOBILI – Stop all’affitto e all’acquisto di nuovi immobili da parte di tutte le amministrazioni pubbliche. Ma anche all’acquisto e il leasing di autovetture. Prevista una stretta anche per l’acquisto di arredi e per le spese di consulenze informatiche.

TAGLI A REGIONI, RISORSE A COMUNI IN DIFFICOLTÀ – Vengono aumentati di 1 miliardo i tagli lineari previsti dalla prima spending review per le regioni a statuto speciale. Arrivano poi 160 milioni alla Campania e circa 130 milioni per il Fondo per i comuni in condizioni di predissesto.

ESODATI – Arrivano 100 milioni per gli Esodati. Si attingerà dal Fondo Letta, una specie di pentolone in cui vengono ficcate sulle le questioni irrisolvibili (anche i fondi per l’editoria), creando quindi una zona di guerra per incursori dei vari gruppi di interesse in difficoltà.

UNIVERSITÀ – Il budget delle Università potrà crescere del 3% all’anno.Per alcuni enti di ricerca la percentuale sale al 4.

BENI DEMANIO – Ok alla vendita dei beni demaniali attraverso fondi immobiliari. In pratica, di cercherà di fare cassa dismettendo spiegge, coste, terreni, ecc. In un momento di crisi del mercato, anche immobiliare, questa massiccia immissione di beni demaniali abbasserà drasticamente i prezzi e quindi si tradurrà in una svendita a beneficio di chi la liquidità ce l’ha ancora.

TAV E TRASPORTO – Quasi 800 milioni di euro per finanziare studi, progetti, attività e lavori. 1,6 miliardi a partire dal 2013 per il trasporto pubblico locale. 800 milioni di euro sono invece stanziati per la RFI e 300 milioni per l’Anas. 300 invece i milioni di penalità per lo stop al Ponte di Messina.

INTERCETTAZIONI LOW COST – Arriva la tariffa flat per le intercettazioni telefoniche. In pratica: standardizzazione dei costi e gara unica nazionale. Il governo punta a «modalità di pagamento in forma di canone annuo forfettario, determinato anche in considerazione del numero e della tipologia delle prestazioni complessivamente effettuate nell’anno precedente». In altre parole, il ministero della Giustizia in futuro potrà evitare quella contrattazione decentrata tra le procure e i vari gestori telefonici che finora ha registrato picchi di spesa. Contributo unificato: la «tassa» raddoppia nel processo civile d’appello «quando l’impugnazione anche accidentale è respinta integralmente, è dichiarata inammissibile o improcedibile…». Dunque, «la parte che ha proposto l’impugnazione è tenuta a versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per la stessa impugnazione principale…». Sembra un dettaglio: in pratica la “parte più povera” in una causa civile sarà ulteriormente scoraggiata dal proseguire nel tentativo di avere ragione.

COMMISSARIO ANTICORRUZIONE – Presiederà la Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche. Sarà a costo zero, viene garantito. Ma chi ci può credere?

PATRONATI A DIETA – Taglio ai patronati di 30 milioni di euro nel 2014 e di altri 30 milioni nel 2015. I sindacati sono uindi avvertitti: vi tagliamo una parte dei viveri.

QUOTE LATTE – Torna sotto la gestione di Equitalia la riscossione delle multe per lo sforamento delle quote latte.

CIELI BUI – Meno luce di notte: a) spegnimento dell’illuminazione ovvero suo affievolimento, anche automatico, attraverso appositi dispositivi, durante tutte o parte delle ore notturne;

Strade meno luminose: b) individuazione della rete viaria ovvero delle aree, urbane o extraurbane, o anche solo di loro porzioni, nelle quali sono adottate le misure dello spegnimento o dell’affievolimento dell’illuminazione, anche combinate fra loro; Eccezioni: c) individuazione dei tratti di rete viaria o di ambiente, urbano ed extraurbano, ovvero di specifici luoghi ed archi temporali, nei quali, invece, non trovano applicazione le misure sub b); Enti locali coinvolti: d) individuazione delle modalità di ammodernamento degli impianti o dispositivi di illuminazione, in modo da convergere, progressivamente e con sostituzioni tecnologiche, verso obiettivi di maggiore efficienza energetica dei diversi dispositivi di illuminazione». Anche gli Enti locali sono chiamati a fare la loro parte, adeguando «i loro ordinamenti» alle nuove disposizioni.

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