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Fisco folle. Tassato un risarcimento mai ricevuto

A un padre che ha perso la figlia ventenne, uccisa con una grandinata di colpi inferti con un pugnale da sub dal marito Francesco Gussoni, dal quale si stava separando, lo Stato presenta un altro conto salato: «Deve sborsare 27 mila euro».
«L’Agenzia delle Entrate – afferma Paolo Di Gregorio, pensionato originario di Licodia Eubea (Catania) – mi chiede tutti quei soldi, affinchè possa far valere il risarcimento di 1 milione e 600 mila euro a cui è stato condannato l’imputato, risarcimento di cui la mia famiglia non vedrà mai un centesimo».
Il genitore, 64 anni, che ha a lungo lavorato in Svizzera, per un’impresa di apparecchiature elettroniche ad alta definizione vicino a Zurigo, nel 2006 si rifugiò con i suoi familiari nella Confederazione Elvetica, quando l’ex genero tornato in libertà per l’indulto (dopo solo 2 anni e 8 mesi di carcere) manifestò l’intenzione di tornare a vivere in Valtellina, per rivedere la figlioletta rimasta orfana della mamma uccisa e, nel frattempo, adottata dai nonni materni.
«Più che con Gussoni – dichiara Di Gregorio – ce l’ho con i magistrati che, pur avendo ricevuto più denunce da mia figlia per ripetute violenze e minacce, non fecero nulla per fermare in tempo il suo assassino. Sonia fu massacrata nella sua casa di Cino il 21 gennaio 2000. E ora lo Stato mi vuole tassare un risarcimento che, in realtà, non ho mai incassato».

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