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Isfol. Usb: “La battaglia dei precari non si ferma”

Si è conclusa con un rilancio della lotta l’Assemblea organizzata ieri all’ISFOL dal personale, e sostenuta dall’USB, con l’obiettivo di denunciare i risultati degli accertamenti condotti,  nel 2007 ed nel 2010, dagli Ispettori del Lavoro sugli oltre 200 contratti di collaborazione, applicati ai lavoratori dell’Istituto, che nascondevano veri e propri rapporti di lavoro subordinato.
I lavoratori e le lavoratrici hanno deciso di rendere pubblico quanto riscontrato dagli Ispettori, inviati all’ISFOL dallo stesso Ministero del Lavoro che, paradossalmente, è anche il Ministero vigilante dell’Istituto. Insomma, cattiva flessibilità, per dirla con le parole della Fornero,  fra le “mura domestiche” di chi dovrebbe contrastare lo di sfruttamento in “casa altrui”.
“Che questa denuncia fosse scomoda lo immaginavamo –  commenta Enrico Mari, dell’USB ISFOL – infatti solo poche ore prima della conferenza stampa, personale e sindacati si sono visti negare la sala interna dell’Istituto da parte dei vertici. Evidentemente è un vizio di governo –  prosegue ironizzando Mari – come il ministro Fornero a Torino, così ieri a Roma i vertici dell’ISFOL hanno cercato di impedire il dialogo del personale con la stampa e le forze politiche presenti, e  precari ultradecennali sono stati costretti a denunciare per strada le ingiustizie subìte. Forse un assaggio, di quello che li attende a breve, dopo essere stati sfruttati per più di dieci anni?”.
“Siamo pronti a continuare la nostra battaglia – afferma Mari – ed insieme ai politici che ci hanno dato il loro sostegno, presenteremo nei prossimi giorni un esposto alla Procura della Repubblica per denunciare questa situazione”.
“È da troppo tempo che le nostre richieste rimangono inascoltate – conclude il rappresentante USB – noi crediamo che all’indomani dalla ratifica di una norma sul mercato del lavoro che realmente intenda far pulizia della cattiva flessibilità, sia necessario partire dalle contraddizioni interne, riconoscendo ai 209 ex-co.co.co. tutti i diritti negati”.

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