Menu

Il drone uccide, noi paghiamo

Un interessante e inquietante articolo di Gianluca De Feo su L’Espresso del 3 dicembre

Il drone uccide, noi paghiamo

Il primo dicembre ha fatto il suo debutto il nuovo aereo da guerra Neuron, il primo apparecchio senza pilota progettato per attaccare e ammazzare senza essere visto. Un progetto in cui Finmeccanica ha il 22 per cento, finanziato anche con denaro pubblico. Sì, quello tolto all’istruzione, agli ospedali e alle pensioni
.

Il futuro della guerra è decollato nel primo giorno di dicembre. Si chiama Neuron ed è il primo aereo robot progettato per il combattimento: un pipistrello cibernetico destinato a bombardare senza bisogno di piloti. Un programma francese, a cui si sono uniti altri paesi europei: prima fra tutti l’Italia, con Alenia-Aermacchi del gruppo Finmeccanica.

Negli ultimi dieci anni i droni sono diventati i protagonisti della lotta contro il terrorismo. Velivoli americani che colpiscono in tutti i continenti, ricevendo gli ordini da basi negli Stati Uniti. L’amministrazione Obama li ha trasformati nel fulmine delle operazioni contro le basi di Al Qaeda, creando un nuovo modo di fare la guerra: la morte viene decisa in diretta a migliaia di chilometri di distanza, agendo su una consolle identica a quella dei videogiochi.

Finora però per queste missioni venivano utilizzati aerei robot nati per la ricognizione: i Predator, con missili terra-aria o bombe di precisione piazzati sotto le lunghe ali. Adesso invece l’Europa si prepara a scendere in campo con un sistema progettato per colpire e distruggere.

Il Neuron è decollato per la prima volta da una base del Sud della Francia sabato scorso. La francese Dassault è responsabile di metà del programma, seguita da Finmeccanica con il 22 per cento e quote minori di aziende svedesi, svizzere, greche e spagnole.

E’ il primo prototipo di robot volante nato per compiere raid, attaccando bersagli in quel network di automi da guerra che domineranno i conflitti dei prossimi decenni. scambiando costantemente dati tra loro.

I droni ricognitori – nello spazio, in cielo e in terra – acquisiranno informazioni e video, trasmettendole ai robot-esecutori: i comandanti resteranno in bunker della madrepatria, limitandosi a controllare e dare l’ordine finale che scatenerà attacchi ovunque.

Il Neuron è il primo prototipo di robot-killer volante. Invisibile ai radar, grazie alla struttura e ai materiali che assorbono le emissioni elettromagnetiche, e emette pochissimo calore, sfuggendo a sensori e missili all’infrarosso.

Trasporterà le sue armi in una stiva, in modo da essere ancora più ‘stealth’ e non tradire la sua vocazione guerriera sin dal decollo: un aspetto importante quando i bombardieri robot devono operare da piste di paesi terzi, spesso neutrali rispetto ai luoghi da colpire. I governi ‘amici’ potranno così nascondere la reale natura delle operazioni e limitarsi ad autorizzare voli di ricognizione.

Inoltre, particolare inquietante, potrà «individuare i bersagli in modo autonomo». Insomma, il primo passo verso un robot quanto più indipendente dalle decisioni umane, con i piloti che si limiteranno a confermare le scelte della macchina e schiacciare il pulsante che sgancia le bombe.

Il Neuron, con un’apertura alare di 9 metri e mezzo e pesante poco meno di 7 tonnellate, volerà a 980 chilometri l’ora con un’autonomia di almeno otto ore, quanto basta per pattugliare e colpire in territori vastissimi.

Il programma è costato finora 400 milioni di euro, novanta dei quali a carico di Finmeccanica che ha ricevuto finanziamenti pubblici per questa sperimentazione. E proprio in Italia nei prossimi mesi verranno provate le capacità di attacco del velivolo: nel poligono sardo di Perdasdefogu, uno dei pochi in Europa per i test di combattimento.

Giuseppe Giordo, amministratore delegato di Alenia-Aermacchi, ha dichiarato: «Siamo molto orgogliosi di questo risultato storico per l’industria europea». E ha descritto l’impegno della compagnia di Finmeccanica nello «sviluppo tecnologico degli aerei senza pilota in grado di realizzare complesse missioni in modo autonomo, che costituiscono la nuova frontiera del volo». Anche se ne nessun paese finora ha definito chiaramente le norme che devono regolare questi bombardamenti telecomandati.

L’Italia dispone già di drone in grado di compiere attacchi – i Predator B acquistati dagli Usa – che però compiono solo missioni di ricognizione in Afghanistan controllate da una base pugliese: le nostre leggi infatti non prevedono attacchi robot. E persino negli Stati Uniti la scorsa settimana il Congresso ha chiesto alla Casa Bianca di definire le procedure per queste incursioni, che hanno creato già una lunga crisi diplomatica con il Pakistan.

Gianluca De Feo, L’Espresso, 3 dicembre 2012

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *