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La sanità che funziona non riceve più fondi

Una lettera che denuncia lo stato in cui viene lasciato l’Idi (Istituto dermopatico dell’Immacolata):

Questa è l’Italia in cui voglio vivere:

il paese in cui ci sono medici, infermieri, assistenti, ricercatori che per la missione a cui si sono votati e per spirito di abnegazione non lasciano soli i loro pazienti. Personale medico che non rinuncia ad un sorriso o ad una battuta con un paziente, mio padre, che si ritrova improvvisamente ad affrontare un percorso sconosciuto, un confronto con una malattia il cui nome si fatica a pronunciare, ma che ora purtroppo lui scandisce benissimo.

Tutto questo riguarda un ospedale l’IDI, ISTITUTO DERMOPOATICO DELL’IMMACOLATA, un’eccellenza nella sanità pubblica italiana, conosciuto in Italia e nel mondo e ora capisco il perchè.

E’ altissimo il livello di preparazione e professionalità, ma questo molti lo sanno.

Peccato che non lo riconosca lo STATO ITALIANO, quello stato istituzionale e corrotto in cui invece non voglio vivere.

Quello che non paga i dipendenti di questo istituto, quello in cui i soldi di tutti noi sono stati  rubati da uomini religiosi o così amano definirsi, quello in cui un ospedale può essere spremuto come un bancomat per interessi privati!!!!!

Risultato: carenza di posti letto, paura di farsi ricoverare perché non sai se potrai essere curato e seguito con dignità, parola tutelata dalla nostra costituzione che nessuno dei nostri politici rispetta. NESSUNO. Perché non si può toccare la sanità pubblica per farsi le vacanze da migliaia di euro alla settimana, senza che nessuno fermi questo insulto ai cittadini onesti, non si può rubare ciò che mi appartiene, ciò che appartiene a tutti a noi , ciò che appartiene a mio padre ora più che mai, e non solo esclusivamente ad un gruppo di potenti siano essi laici o ecclesiastici.

Io in questo paese non ci voglio più vivere.

Ma non finirò mai di ringraziare tutti coloro che si stanno prendendo cura di mio padre, senza essere pagati. Questi sono le donne e gli uomini ai quali mi sento vicina, ai quali farei governare questo maltrattato paese, ai quali darei il premio nobel ma soprattutto la dignità di vedere riconosciuti i loro sacrifici, con tutti i soldi che si meritano, e forse di più.

Ricordate anche questa piccola storia, ma fondamentale che potrebbe riguardare ognuno di voi, in qualsiasi momento, quando andrete a votare. Si può scegliere di cambiare questo paese.

Francesca B.


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