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Cesena. Le complicità sul Patto di Stabilità


Una corrispondenza dal Comitato di Difesa Sociale di Cesena:

Da qualche giorno sul sito del Comune di Cesena compare una dichiarazione relativa al Patto di Stabilità. Il Patto di Stabilità è quel provvedimento del 2010 che ha avuto due conseguenze. La prima è il taglio dei trasferimenti dello Stato ai Comuni e la seconda la possibilità di utilizzare detti trasferimenti, per la parte relativa a lavori pubblici, solo in quota parte, mentre il resto viene congelato.

Oggi quella legge concorre a una caduta verticale delle possibilità di lavoro nei territori e un grave aumento della disoccupazione, come è ovvio che sia all’interno di pacchetti di legge improntati alle politiche di austerità.

Cinque anni fa, alla promulgazione della legge, la maggior parte dei sindaci, tra cui il nostro, vantavano la propria virtuosità nel saper razionalizzare le spese, ignorando che ogni spesa pubblica in meno per i territori è un disoccupato in più. Per di più, i trasferimenti statali, quando ancora c’erano, non furono mai utilizzati per il recupero degli immobili pubblici a copertura delle emergenze abitative. Inoltre, nulla fu detto della paternità di quella legge.

Oggi l’amministrazione di Cesena scarica le proprie responsabilità sul Patto di Stabilità al quale si imputano l’impossibilità di pagare le imprese e l’impossibilità di far fronte ai servizi anche essenziali per i cittadini, come l’assistenza alle necessità sociali. Ciò che anche adesso l’amministrazione neo-liberista non dice è che questa legge è parte di un pacchetto di leggi imposte dall’Unione Europea e abbracciate fedelmente dal PD e suoi affini, con le quali si obbligano gli Stati e le amministrazioni a parametri troppo restrittivi di spesa pubblica, rispetto alle necessità concrete della popolazione. Dobbiamo anche ricordare che, nel corso delle primarie scorse, il PD locale e nazionale dichiarava piena fedeltà ai trattati europei e su quella base fondava la sua immagine di partito “responsabile e affidabile”. Non risulta quindi accettabile che oggi i nostri amministratori si assolvano dalle conseguenze delle politiche di austerità, dopo averle sostenute per anni.

E ancora, non si dice che le quote di trasferimenti congelati dal Patto di Stabilità sono in effetti bloccate in quanto devono restare a disposizione del Governo per un’eventuale copertura di quel debito pubblico obbligatorio verso le banche private. Dunque i Comuni, oggi, costituiscono la riserva a cui attingere a vantaggio delle banche private a copertura dei prestiti inevitabili di euro zona. Dov’erano gli amministratori quando si trattava di difendere la spesa pubblica necessaria? Dov’erano quando il loro partito dichiarava fedeltà ai trattati europei che obbligano all’austerità e ai “sacrifici” per la popolazione?

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