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Palermo. Uno sgombero anche un po’ razzista

Stamattina, alle primissime ore del giorno, un’ operazione di polizia porta allo sgombero di una palazzina occupata (da circa otto mesi) da un nutrito gruppo di famiglie (circa venticinque) che vi aveva posto la propria residenza. L’edificio, sito in via Dante, è una ex-caserma da poco venduta all’asta ad un privato. Così le istituzioni pubbliche continuano nell’opera repressiva nei confronti di chi occupa” per bisogno” case altrimenti regalate alla speculazione privata e agli interessi individuali.
Una donna ha minacciato di gettarsi dal balcone pur di non abbandonare quella casa.
Ora, le venticinque famiglie (molte composta da migranti) si trovano sotto l’edificio presidiato dalle camionette antisommossa senza alcuna prospettiva e alternativa. Ed oltre il danno, la beffa: le famiglie sgomberate avevano in questi mesi investito denaro ed energie per auto-recuperare l’edificio abbandonato ripristinando impianti e facendo lavori di consolidamento e manutenzione.
Sono quindio lasciate dalle istituzioni democratiche per strada e senza un tetto dove vivere.
Non è però il primo caso a Palermo, in questi mesi, in cui l’amministrazione comunale (e la questura) piuttosto che porsi il problema di come risolvere una vera e propria emergenza sociale (quella abitativa) continua a perpetuare il solo schema repressivo riducendo una simile problematica a sola questione di ordine pubblico. E gli spazi pubblici invece di essere utilizzati per rispondere ai bisogni reali delle persone, vengono venduti all’asta e offerti ai palazzinari.
Crediamo sia vergognoso operare in questa modo (vista inoltre la fase di crisi); per queste ragioni pretendiamo che il Comune inizi davvero ad occuparsi della questione-case in città riaffermando la centralità politica del diritto ad un tetto per le persone bisognose. E a Palermo sono tante.

da Federico Guzzo

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