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Piemonte. 52 consiglieri regionali sotto indagine

Non c’è tregua per “la casta”. Anche perché non fa davvero nulla per allentare la presa sullo scialacquo facile.
Alcune delle spese “non istituzionali” sotto la lente della Procura sono davvero inusuali: briglie da cavallo, pneumatici per l’auto, borse griffate e gioielli, panettoni e champagne, oltre a un sottofiletto, e un vassoio d’argento come regalo di nozze. Sotto tiro naturalmente i rimborsi spese dei gruppi del Consiglio regionale del Piemonte.
Molti rimborsi sono stati “giustificati” con pranzi al ristorante e trasporti, tra questi ultimi anche dei buoni benzina per andare alla manifestazioni No Tav (e questo riguarderebbe i consiglieri del M5S, il che farrebe pensare a una “vendetta” di Caselli per chi – alcune decine di milioni di persone – ne hanno criticato i modi di procedere contro la resistenza in Val Susa).
I magistrati nei prossimi giorni sentiranno tutti i 52 indagati coinvolti cui chiederanno contro delle spese, in taluni casi evidentemente personali, in altri generiche e quindi da valutare caso per caso.
I reati contestati, al termine dell’analisi di un rapporto di 400 pagine della Guardia di finanza, sono nella maggioranza dei casi il peculato, in alcuni casi il finanziamento illecito e in un caso la truffa.
L’inchiesta dei pm torinesi era iniziata lo scorso autunno, a settembre, ed era sfociata a dicembre negli avvisi di garanzia ai quattro consiglieri dei ‘monogruppi’, Verdi-Verdi, Insieme per Bresso, Pensionati per Cota e Federazione della sinistra.
Tra gli indagati c’è anche il presidente leghista della Regione Piemonte, Roberto Cota. “Mi sono già recato spontaneamente dai pubblici ministeri per chiarire la mia posizione e sarò in qualsiasi momento a loro totale disposizione per ulteriori necessità”, ha spiegato Cota. Il presidente ha sottolineato che gli sono contestate “alcune spese relative” alla sua “attività politica di consigliere regionale”. “Ho sempre sostenuto in proprio la maggior parte delle spese per lo svolgimento dell’attività politica, ho utilizzato risorse del Gruppo Regionale per importi irrisori e nel rispetto di prassi consolidate, riducendo al minimo ogni esborso di denaro pubblico”.
“La mia segreteria – ha aggiunto Cota – ha applicato ed interpretato una legge che esiste da decenni. Sono stato tra i promotori della nuova e attuale normativa introdotta in Piemonte che ha praticamente azzerato i finanziamenti ai Gruppi Regionali e disposto una drastica riduzione dei costi della politica”. Il presidente del Piemonte ribadisce quindi: “non un solo euro è finito sul mio conto corrente, ed in questo senso la Procura non ha mosso alcuna contestazione. Confido che la mia posizione verrà chiarita e sarà accertata la mia totale buona fede”.
“La Regione versa in un momento difficile – conclude Cota – è mio dovere restare ed affrontare con senso di responsabilità istituzionale questo momento di grande disagio sociale”.

Solo 7 i consiglieri non indagati. Tutti i gruppi, anche il Movimento 5 Stelle e l’Italia dei Valori, sono coinvolti nell’inchiesta. Gli unici consiglieri non coinvolti – da quanto trapela dagli ambiente investigativi – sono 7 e appartengono ai gruppi del Pd, Pdl e Lega Nord, oltre ai consiglieri subentrati recentemente dopo la tornata delle elezioni politiche.
I pm hanno notificato in maniera estesa gli inviti a comparire per valutare ogni singola posizione e cercare di capire, caso per caso, la finalità delle spese, se personali – come nel caso dell’acquisto di delle briglie per cavallo – oppure se di carattere generico, ma che in qualche modo collegate all’attività consiliare, come nel caso di spese per ristoranti, trasporti, ecc.

“Vi sono differenze anche rilevanti tra le varie posizioni individuali, sia per la causale dei rimborsi, sia per l’ammontare complessivo”, precisa il procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli.
  “Solo lo sviluppo e la conclusione dell’inchiesta – conclude il procuratore – potranno consentire una precisa e completa definizione di tali posizione”.

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