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Il sindacato guardie (Cosp) mente anche sulle scorte

”Dichiarazioni gravi non solo perché non rispondenti al vero, ma anche perché riferite a spostamenti privati di una persona esposta a rischio, spostamenti che vengono così propalati con evidente effetto di aumento di rischio per la persona esposta e per i Poliziotti incaricati della tutela”.
Il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Tamburino, interviene sulle dichiarazioni del segretario del sindacato Cosp, Domenico Mastrulli, relative al dispositivo di protezione disposto in Puglia a tutela dell’ex Ministro della Giustizia, Paola Severino.
Smentendo il fatto e accusando il sindacatino di destra degli agenti penitenziari di non saper neppure fare il mestiere di guardia, visto che hanno rivelato dove l’ex ministro va in vacanza, agevolando in tal modo eventuali – anche se non probabili – attentatori.
”Il predetto sindacato – aggiunge Tamburino – afferma inoltre l’utilizzo di una ‘doppia scorta’, mentre la protezione assicurata dal Provveditorato Regionale della Puglia all’ex Ministro della Giustizia ha una consistenza identica e si svolge con le identiche modalità previste dai provvedimenti adottati dagli Organi centrali competenti in tema di sicurezza. E’ doveroso ricordare che Paola Severino, quand’era Ministro della Giustizia, nella consapevolezza che le decisioni prese avrebbero riguardato anzitutto se stessa, volle la drastica riduzione da un anno a tre mesi, anche per motivi di contenimento della spesa, dell’impiego di personale di Polizia per le scorte in favore degli ex ministri”, ricorda il capo del Dap.
”Come tutti sanno, e come deve essere noto anzitutto a chi svolge funzioni di Polizia, la sottoposizione a tutela non e’ nemmeno rinunziabile dal soggetto esposto a rischio. E’ pertanto con disagio che, quale Capo del Corpo della Polizia penitenziaria, rilevo una grave caduta di stile che si riflette negativamente sugli sforzi compiuti ogni giorno ed in ogni momento da decine di migliaia di agenti, con spirito di servizio e profonda abnegazione. Dispiace che un rappresentante di tale glorioso Corpo di Polizia – conclude Tamburino – venga meno ai doveri di rispetto della verita’ e di tutela della privacy nei confronti di una persona esposta a rischio per quanto ha fatto a servizio del Paese”.
E’ la legge della reazione: per quanto un governo si sposti a destra (non è il caso del giudice Tamburino, ovviamente), c’è sempre qualcuno che va più in là.

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