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Torino, disoccupato senza speranza, stermina la famiglia

Sono le notizie che non si vorrebbero leggere, e neanche scrivere. Intorno alle 14, Daniele Garattini, 57 anni, rappresentate di commercio rimasto senza lavoro da un mese, ha sparato alla moglie, alla suocera, e alla figlia. Poi si è suicidato con una coltellata al cuore.
Non vogliamo aggregarci al prevedibile coro che lamenta – dopo – come l’incertezza dell’esistenza causata dalla disoccupazione possa provocare tragedie. C’è chi reagisce uccidendosi e chi uccidendo l’ex datore di lavoro, e persino chi ritiene “meglio” portarsi dietro tutta la famiglia, visto che non ci si sente più capaci di sfamarla. E a 57 anni nessuno,  ma proprio nessuno, ti darà mai più un lavoro vero, dignitosamente retribuito, sufficiente.
Non ci va neppure di dare una spolverata alle categorie analitiche; sappiamo bene che nel modo di produzione capitalistico l’espropriazione dei singoli è totale, al punto che solo “vendendo la propria forza-lavoro” si può sopravvivere. E quando si pensa di non poterla più vendere, di fatto, è finita.
Possiamo solo dire a tutti voi: prima, molto prima di arrivare a questo punto, organizziamoci! Da soli, o a piccoli gruppi, nessuno ce la può fare. Non aspettiamo che “la nottata” passi, sperando che l’onda della crisi ci sfiori soltanto, magari colpendo il vicino e noi noi. Ognun per sé. Organizziamoci! Non siamo disperati, siamo imbufaliti. Ogni giorno un po’ di più.

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