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Lampedusa: no agli espropri dei terreni da parte dello Stato

Veniamo a conoscenza di un ennesimo esproprio da parte dello Stato di terreni di proprietà di Lampedusani. Alcuni di questi,  sono  da anni coltivati, esempio  tra le altre cose di come l’agricoltura sia possibile a Lampedusa e sia già in atto, nonostante nessun tipo di incentivo o programmazione. Mentre si lancia la campagna Porto l’orto a Lampedusa (i promotori cercano settantamila euro), come se aspettassimo che qualcuno venisse a portarceli, o a insegnarci a coltivare, lo Stato ripropone la sua campagna “Esproprio l’orto a Lampedusa”. Riteniamo la cosa molto grave, a fronte di una militarizzazione sempre più massiccia dell’isola, non solo per il fatto in se, ma per le modalità, con cui lo Stato continua a trattare i cittadini di Lampedusa e il territorio dell’isola. Una dittatura a tutti gli effetti. L’amministrazione comunale, non ha saputo portare a conoscenza ne i diretti interessati, ne la popolazione, di questo fatto assai grave, e non si è opposta a questo ennesimo furto.

In questi anni la retorica della Lampedusa dell’accoglienza è stata funzionale agli sfruttatori e a chi fa profitto sulla pelle di chi viene da paesi sfruttati e invasi. 

A questo proposito vogliamo ribadire alcune posizioni

–          I centri per migranti vanno chiusi tutti.

–          Bisogna garantire a chi viaggia, mezzi sicuri, aerei e navi di linea che possano portare nelle destinazioni scelte da chi intraprende un viaggio.

–          La percentuale della gente che arriva a Lampedusa dalla Libia è minima rispetto al totale di chi arriva in Italia senza documenti. Come mai si parla solo degli arrivi a Lampedusa ? E’ forse Lampedusa un grande palcoscenico? Lampedusa non può essere il teatro mediatico su cui si creano le rappresentazioni di Stato per giustificare la militarizzazione del Mediterraneo e dell’isola e per ingrassare chi gestisce i centri di detenzione per migranti.

–          I soldi buttati per i centri di detenzione per migranti e per le operazioni militari come Mare Nostrum  potrebbero essere impiegati per creare posti di lavoro.

–          Chi parte dalla Libia paga dalle 2 alle 3 mila euro per un viaggio, riteniamo che questi soldi sarebbero abbastanza per pagarsi un normale biglietto e cercare un lavoro in Europa. 

–          Se davvero sta a cuore la vita delle persone bisogna che l’Europa cambi politica estera, non produca più armi e non sfrutti più i territori altrui come ha sempre fatto. 

Di seguito una relazione sugli espropri fatti alla famiglia Tonnicchi in questi anni che riteniamo utilissima per comprendere come lo Stato da sempre abbia abusato dell’isola di Lampedusa, che ricordiamo soffre ancora la carenza di strutture primarie come le scuole.

Presto convocheremo un’assemblea cittadina dove discutere di questi temi e pensare insieme delle azioni per contrastare la militarizzazione dell’isola e la speculazione, attraverso il centro di Imbriacola, sulla pelle di chi scappa dall’ Africa.

Riteniamo che il primo passo sia opporsi all’esproprio delle terre nei pressi del centro di Imbriacola. 

Relazione sugli espropri della famiglia Tonnicchi: 

Terminati i grandi eventi bellici della seconda guerra mondiale, a partire dal1986 inizia un nuovo periodo militarizzazione dell’isola di Lampedusa che vede principalmente coinvolto il vallone Imbriacola che conseguentemente viene pian piano deturpato e svilito.

Ciò avviene quando, in seguito agli eventi bellici che hanno coinvolto l’isola di Lampedusa (relativamente ai presunti tentativi di attacco da parte della Libia), oltre ai terreni demaniali presenti nel vallone (dove per intenderci vi era l’edificio del vecchio ospedale militare dismesso), alcuni terreni coltivati di proprietà della famiglia Tonnicchi, estesi circa 5.670 mq., (censiti in catasto al foglio di mappa 11, particelle 74, 75, 83, 84 e 89) sono stati sottratti ai legittimi proprietari manu militari per essere messi in concessione dell’Esercito Italiano al fine di garantire un presidio militare sull’isola (Caserma Adorno), e tutto ciò era avvenuto con un comportamento di mero fatto e in assenza di qualsivoglia provvedimento autoritativo legittimo.

Tale occupazione da parte delle Forze Militari è iniziata a far data dal mese di aprile del 1986 e da allora i legittimi proprietari non hanno mai ricevuto alcun indennizzo da parte delle competenti Autorità Statali, nonostante le numerose richieste in tal senso formulate da parte degli odierni attori, ciò a far data dal1990.

Nell’anno 2005 l’area di cui sopra è stata smilitarizzata per potere assumere una nuova destinazione d’uso e precisamente quella di “Centro di prima accoglienza” per gli immigrati extracomunitari e ciò sulla base di un decreto di occupazione d’urgenza emesso dal Prefetto di Agrigento con il quale veniva autorizzato il Ministero dell’Interno ad occupare per la durata di un anno i fondi di proprietà della famiglia Tonnicchi (ancora una volta senza mai corrispondere alcun indennizzo).

E come se non bastasse, nel 2003 altre particelle di terreno appartenenti ai medesimi proprietari (particelle 85 e 86, per oltre 3.000 mq) e confinanti con quelle già ILLEGITTIMAMENTE OCCUPATE, erano state ancora una volta occupate d’urgenza con ordinanza sindacale (poi revocata in autotutela), poi con decreto  del Prefetto di Agrigento, ciò al dichiarato fine di realizzare “un nuovo centro di permanenza con primaria funzione di primo soccorso e smistamento”.

Tale progetto, tuttavia (non se ne conoscono le ragioni), fu di fatto abbandonato anche se il provvedimento di occupazione d’urgenza non è mai stato revocato formalmente e comunque, ancora una volta, nessun indennizzo è stato corrisposto ai legittimi proprietari.

Nel 2007 la famiglia Tonnicchi inizia una lunga e costosa causa innanzi al Tribunale di Palermo al fine di ottenere il giusto  risarcimento per la subita occupazione illegittima e per la perdita della proprietà del terreno oramai irreversibilmente trasformato (cementificato e deturpato) e non più idoneo alle sue naturali finalità agricole.

Ad oggi ancora non è stata pubblicata la relativa sentenza.

E veniamo ai nostri giorni.

In data 4/4/2014 viene pubblicato all’albo pretorio del Comune di Lampedusa e Linosa un documento avente il seguente oggetto: “Indizione e convocazione di Conferenza di Servizi ai fini dell’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio su alcune aree confinanti con il Centro di Primo Soccorso e Accoglienza (C.P.S.A.) di C/da Imbriacola, in Lampedusa, ai sensi dell’art. 10, comma 1, del D.P.R. 327/2001 e s.m.i., per la realizzazione di opere quali canali, Briglie e vasche per il deflusso e recapito nel vallone Imbriacola delle acque meteoriche, previste nel progetto di ripristino dell’agibilità del Centro”.

Le aree interessate dall’esproprio e dall’occupazione temporanea sarebbero in buona parte ancora una volta di proprietà della famiglia Tonnicchi.

La Conferenza di  Servizi viene indetta per il giorno 14/4/2014, alle ore 10:30 presso la sede del Provveditorato interregionale per le opere pubbliche Sicilia e Calabria (in Palermo, Piazza Verdi n. 16) senza che siano mai stati interpellati i legittimi proprietari dei fondi.

Non solo.

Per il realizzando progetto, il Provveditorato interregionale per le opere pubbliche ha presentato il suo progetto al PON Sicurezza per lo Sviluppo-Obiettivo Convergenza 2007-2013 ottenendo il finanziamento di €. 3.700.000.

Si apprende ancora dal suddetto documento che dell’importo complessivo finanziato la somma di €. 2.600.050,37 è destinata ai lavori da eseguire, compresi gli oneri di sicurezza, ed €. 1.099.949,63 per somme a disposizione dell’Amministrazione fra cui la lauta cifra di €. 3.500,00 (!!!) per espropriazioni ed attività di supporto Uffici espropri.

Ed ancora: si apprende dalla interessante lettura del medesimo documento che risulterebbe acquisito persino il Nulla Osta del Comune di Lampedusa e Linosa per la valutazione di incidenza ai fini della compatibilità ambientale.

Risulta inoltre che mai nessun sopralluogo sui fondi interessati sia mai stato effettuato e pertanto non si comprende come possa essere stato realizzato il progetto. Progetto della cui utilità peraltro si dubita fortemente.

A parte il fatto che sempre dallo stesso documento risulta che la parte dei terreni che si vorrebbero espropriare e occupare andrebbero a frazionare irrazionalmente e inutilmente la proprietà dei fondi, ciò al presumibile fine di diminuire l’indennizzo da corrispondere, lasciando ai legittimi proprietari parte dei loro terreni che però di fatto sarebbero inutilizzabili oltre che sicuramente inaccessibili e non più idonei alle finalità agricole né ad altre finalità.

Fonte: http://askavusa.wordpress.com

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