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Solidarietà a Roberto (SiCobas)

Nel Settembre 2013 i lavoratori della Traconf di Piacenza, organizzati dal Si Cobas sono scesi in lotta per il reintegro di tre lavoratori lasciati a casa senza stipendio e più in generale per il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori, calpestati nel magazzino dal consueto sistema delle cooperative del settore logistico. 

Lo sciopero, partecipato attivamente da svariati compagni militanti e facchini solidali, si inserisce nel processo di lotte che da 5 anni attraversa i magazzini di tutta Italia e che vede i lavoratori opporsi a condizioni di vita misere dovute a salari da fame, orari di lavoro massacranti e vessazioni continue da parte di caporali e capi. Questo sistema di sfruttamento rappresenta un terreno fertile per i profitti delle organizzazioni mafiose, notizie recenti di arresti tra i consorzi delle coop. di questo settore ce lo confermano ulteriormente.
In seguito alla lotta dei lavoratori Traconf si è aperto un processo con imputato il compagno Roberto Luzzi, con l’accusa ridicola di “manifestazione non autorizzata”, e che si è concluso qualche giorno fa’ con la condanna a cinque giorni di reclusione tramutati in 1358 euro di multa, nonostante lo stesso PM avesse chiesto l’assoluzione del compagno perché il fatto non sussisteva. L’equiparazione dello sciopero ad una manifestazione era per giunta già stata esclusa dalle dichiarazioni di un responsabile della stessa cooperativa.

L’obiettivo evidente di questo processo va nella direzione, già intrapresa dai fogli di via distribuiti a tre militanti del Si Cobas e solidali, di limitare l’efficacia e l’impatto economico degli scioperi e di criminalizzare la solidarietà e la capacità organizzativa espressa da militanti e lavoratori protagonisti di questo processo di lotte. Questa sentenza infame rappresenta perciò un pericoloso precedente giudiziario utile al governo che vuole agire preventivamente per colpire la forza di un movimento reale di lavoratori che giorno dopo giorno cresce e mette in discussione disparità e sfruttamento.

Siamo però convinti e lo ribadiamo con forza, che questa condanna, e la repressione dello stato, non potranno fermare lo sviluppo di un movimento che ha già nella propria identità la consapevolezza e la capacità di compattarsi davanti a questi attacchi borghesi.

Esprimiamo la massima solidarietà attiva e militante a Roberto con cui condividiamo, oltre ai percorsi di lotta, l’ambizione ad una società priva dello sfruttamento di classe e di tutta la barbarie che ne consegue. La migliore risposta sta nella lotta.

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