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Pisa. In piazza contro la guerra, a 100 anni dal grande macello mondiale

La mobilitazione lanciata dai promotori della campagna “Le guerre di aggressione ai popoli dell’est e del medioriente partono da Pisa. Fermiamole!” ha avuto un buon esito di partecipazione.
Nel giorno, il 4 Novembre, che ricorda la fine della I Guerra mondiale, circa 40 persone, rappresentanti di organizzazioni politiche e di movimento, singoli compagni antimperialisti e pacifisti, si sono ritrovate alle 17.00 in presidio a pochi metri dalle Logge dei Banchi dove iniziavano, al suono dell’inno italiano, le celebrazioni ufficiali della giornata.
Per circa due ore sono stati distribuiti volantini mentre al megafono si spiegavano i contenuti della campagna e le ragioni della mobilitazione: Pisa, con l’istituzione del Comfose, che si aggiunge all’Hub militare e alla base di Camp Darby, è sempre più centro operativo per le guerre presenti e future che vedono coinvolto il nostro paese, mentre i fronti di guerra si moltiplicano andando a creare un “anello di fuoco” che attraversa tutti i confini dell’Unione Europea, dalla Libia alla Siria, dall’Iraq all’Ucraina e portando il mondo sull’orlo di una guerra generalizzata. Le guerre di aggressione militare procedono in contemporanea alla guerra interna portata dal governo Renzi, in continuità con i governi che l’hanno preceduto, contro i lavoratori e le classi popolari del paese, come accade anche negli altri paesi “Piigs”: come evidenziavano i cartelli esposti al presidio, le spese militari dell’Italia arriveranno a superare i 100 milioni di euro al giorno, mentre con il Jobs Act si intende, in ottemperanza ai diktat della Trojka, distruggere ogni diritto del mondo del lavoro, e mentre si approfondiscono i tagli a sanità, istruzione e servizi sociali.

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