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Catania: monta la protesta degli studenti. Impedita l’occupazione del “Principe Umberto”

A Catania monta la protesta degli studenti. Dopo l’occupazione “ibrida” del liceo “Boggio Lera” (5 giorni fa, dove si continua però a fare lezione) e quell’I.T. “Archimede” (3 giorni fa, con l’ultimatum di lasciare la scuola entro 72 ore), e i tentativi all’“Enrico Fermi”, all’“Eredia” (in assemblea permanente) e al “Vaccarini” (ora in autogestione, dopo che per due volte gli studenti si sono trovati la Digos al momento dell’occupazione), ieri e oggi anche gli studenti del liceo “Principe Umberto” hanno tentato, infruttuosamente, di occupare l’edificio scolastico.

Durante l’open day – il giorno in cui solitamente le scuole pubblicizzano il proprio istituto aprendo i propri locali alle famiglie e al territorio – a scuola erano già presenti i Carabinieri, chiamati preventivamente dal Dirigente Scolastico, per evitare che gli studenti occupassero la scuola (una “soffiata” evidentemente ha messo in allarme il D.S.). Così, alla fine della giornata – racconta una studentessa – “preside, carabinieri, docenti e personale ATA si sono barricati dentro impedendo l’accesso agli studenti”.

Nella notte i ragazzi sono rimasti accampati fuori la scuola, nel cortile antistante, aspettandone la riapertura il giorno seguente (cioè stamattina).

Tuttavia il D.S. ha tenuto chiuso la scuola, impedendo con un atto di forza il regolare ingresso degli studenti. Alcun studenti si sono a loro volta rivolti ai Carabinieri per denunciare il Dirigente per interruzione di pubblico servizio.

I bersagli della protesta sono la cosiddetta “buona scuola” di Renzi e lo stato fatiscente delle scuole catanesi che, come ci dicono anche degli specialisti che vogliono rimanere anonimi, a seguito di un controllo rigoroso delle norme di sicurezza, dovrebbero essere chiuse per la quasi totalità.

Ma, mentre la protesta cresce, la repressione diventa sempre più preventiva. Come ci spiega un’altra studentessa, “la mania di sicurezza dopo i fatti di Parigi si sta trasformando, lì dove non ce ne sarebbe ragione, in una scusa per reprimere in maniera anticipata qualunque forma di protesta”.

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