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Alitalia Etihad. “Il rinvio del cda conferma le preoccupazioni”

“La notizia il rinvio a data da destinarsi del CdA di Alitalia Sai previsto per oggi 22 novembre, nel quale si sarebbe dovuta iniziare la discussione sul nuovo piano industriale, conferma che la situazione della compagnia aerea non è sotto controllo come l'azienda continua a sostenere”, dichiara Francesco Staccioli, dell’USB Trasporti. “C'è una totale mancanza di trasparenza, dato che le informazioni che trapelano sono ancora frammentate e in alcuni casi persino contraddittorie tra di loro”.

“Oltre ai problemi tra la compagine azionista – prosegue Staccioli – il rinvio del CdA sembra dettato anche dalla necessità di confrontarsi con un Governo ‘pienamente’ in carica, al quale chiedere ulteriori strumenti di gestione di una situazione di crisi, sociale oltre che economica, rinviando quindi la presentazione del Piano a valle dell'esito del referendum del 4 dicembre prossimo” 

“Tutto ciò conferma le nostre peggiori preoccupazioni – sottolinea il sindacalista USB – e ci chiediamo con quale credibilità ci si possa presentare davanti ai lavoratori con la solita ricetta fatta di ulteriore ridimensionamento, di riduzione dell'occupazione e tagli alle retribuzioni. Questa stessa ricetta, invece che risollevare le sorti di un asset strategico di tutto Paese, da anni sta letteralmente divorando salari e posti di lavoro, con più di 10.000 licenziamenti negli ultimi 9 anni”.

“Per l’USB non c'è alternativa se non quella di  affrontare i problemi che danni denunciamo inascoltati. Per risollevare Alitalia non serve a nulla agire sui costi – sottolinea Staccioli –  ma bisogna intervenire sui ricavi; occorrono investimenti sulla flotta che permettano di riposizionare in tempi rapidi la Compagnia sul mercato e decisioni che l'affranchino dai vincoli dell'alleanza che ne hanno limitato lo sviluppo. Ma tutto ciò rimarrà  inutile senza che il Governo imponga un sistema di regole e contratti uguali a tutti,  e ripetiamo a tutti, gli operatori del mercato del trasporto aereo. Il dumping senza fine, aperto dalla stagione della totale liberalizzazione, ha illuso sulla riduzione del costo del singolo biglietto, ma ha avuto un prezzo sociale ed economico salatissimo, scaricato sulle spalle della collettività”, conclude Staccioli.

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