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Napoli. Protesta contro la presenza della portaerei nucleare Usa

No al transito e alla sosta delle navi a propulsione nucleare nel Golfo di Napoli” scrive in un duro comunicato la rete Appellonapoli.it che ha animato nei mesi scorsi la lista alternativa “Napoli non si piega”. Dura la protesta anche da parte degli attivisti del CAU e del collettivo Fanon.

L’arrivo e la permanenza nel porto di Napoli della portaerei nucleare statunitense “Bush” sta innescando polemiche nella città che da poco ha visto le elezioni per il comune.La nuova amministrazione comunale assuma immediatamente provvedimenti concreti a difesa della salute dei cittadini!” sostiene la denuncia di appellonapoli.it

La rada prospiciente il porto di Napoli continua ad essere scalo di navi da guerra americane a propulsione nucleare. Con l’aggravarsi della guerra in Libia la frequenza dei traffici militari nel nostro mare aumenta. Nel contempo è da considerare anche che a Capodichino è stato posto il principale comando delle azioni belliche. Napoli è quindi divenuta la immediata retroguardia dei bombardamenti.

Con l’aumentare della presenza di navi con reattori nucleari a bordo, aumentano di conseguenza anche i pericoli di incidenti, che non sono così remoti come si potrebbe pensare; infatti notizie di incidenti sono varie volte trapelate in varie parti del mondo. Questo lo sanno bene le autorità americane di protezione civile che impongono limiti all’avvicinamento ai porti statunitensi delle navi con reattori nucleari e pubblicizzano adeguati piani di emergenza.

“Nella nostra città il problema esiste da moltissimo tempo e le precedenti amministrazioni comunali, cui spetta, prioritariamente, il compito di tutelare la sicurezza dei cittadini, non se ne erano mai occupate” affermano gli attivisti della rete appellonapoli.it

L’attuale sindaco De Magistris in campagna elettorale, aveva promesso provvedimenti adeguati per non permettere l’avvicinamento alla città di navi con reattori nucleari. Dopo la sua vittoria elettorale, il sindaco deve ora rendere conto ai cittadini delle sue promesse e deve allontanare immediatamente il pericolo di incidenti nucleari dalla nostra città.

Siamo a conoscenza che da oggi è posizionata in rada davanti al lungomare la portaerei Bush con reattore nucleare a bordo; il pericolo si ripresenta, chiediamo al Sindaco che nelle more di decreti specifici, assuma una posizione di protesta netta ed immediata nei confronti del governo statunitense” conclude il comunicato dei apellonapoli.it reso noto in queste ore.

 

Sulla vicenda intervengono anche gli studenti del Collettivo Autorganizzato Universitario e del collettivo Fanon di Napoli. Qui di seguito il loro comunicato:

“Come attivisti dell’assemblea napoletana contro la guerra, abbiamo segnalato questa presenza, nel silenzio assoluto sulla vicenda sia della stampa che delle amministrazioni locali ed in particolare del neo-sindaco De Magistris, che pure in campagna elettorale e nei giorni successivi alla sua elezione ha utilizzato a più riprese gli argomenti referendari.

Una presenza che sembra quasi una provocazione dal momento che proprio oggi e domani siamo chiamati alle urne per decidere se avere o meno il nucleare sul nostro territorio (assieme ai quesiti sull’acqua pubblica e il legittimo impedimento) e pochi metri a largo dalle nostre coste c’è una vera e propria centrale nucleare galleggiante con a bordo reattori più pericolosi di quelli di Fukushima! Se il silenzio elettorale deve servire a giustificare chi non vuole che simili notizie vengano fuori…!

Un silenzio che accomuna la vicenda referendaria e la guerra contro la Libia, oscurata fino a scomparire dai maggiori organi di informazione del paese: anche per questo stamattina ci siamo schieriati, ancora una volta, come in tante occasioni dall’inizio delle operazioni militari, contro questa guerra e contro tutte quelle perpetrate dietro “balle umanitarie” e che rivelano fin troppo presto il proprio volto lugubre e predatore.

La presenza della portaerei H.W. Bush lascia presagire una seconda fase della guerra contro la Libia: un intervento di terra, sempre negato dai vertici NATO e dai governi che stanno prendendo parte alle operazioni belliche, ma, in realtà, sempre dietro l’angolo e oggi quanto mai possibile.

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