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Risorse naturali: oltre il punto di equilibrio

attendendo che prima cada il governo Berlusconi, poi se ne faccia uno “tecnico” per fare una manovra e una legge elettorale, poi ancora ci siano nuove elezioni che – se dovesse vincere il centrosinstra – a”aiuterebbero” gli amibientalisti “doc” a porre cortesemente la domanda: cosa facciamo per l’ambiente? Al semplice scopo di dare ad Angelo Bonelli la poltron che fu di Pecoraro Scanio (Pecoraro chi? abbiamo sentito dal fodo della sala).

E invece la situazione reale – che “grazie” alla crisi si sperava di gravitò minore – sta peggiorando. Se n’è accorto, benemerito, anche lo specialista d’ambiente de Il Fatto Quotidiano.

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La notizia viene riferita con poche righe: da oggi il mondo consuma più di quanto producee assorbe. A rivelarlo è l’organizzazione non governativa e senza fini di lucro Global Footprint Network, che ha elaborato una metodologia per calcolare il rapporto tra ciò che consumiamo del pianeta e ciò che il pianeta è in grado di generare, digerire, riprodurre.

Oggi, 27 settembre, abbiamo consumato le risorse che dovevamo consumare nell’intero 2011. Si chiama Earth Overshoot Day (Eod), cioè il giorno di pareggio tra risorse disponibili e consumi. Un giorno che, nel modello calcolato, doveva essere il 31 dicembre, e che l’anno scorso si è verificato a metà ottobre. Nel saldo tra risorse ambientali disponibili, o in grado di essere riprodotte, e risorse consumate, da oggi siamo in rosso. L’anidride carbonica che poteva essere assorbita dalle foreste è stata assorbita, come i rifiuti che potevano essere smaltiti o riciclati e i pesci che potevano essere pescati calcolando il ripopolamento naturale e indotto. Da oggi il pianeta si impoverisce senza rigenerarsi.

La notizia viene diffusa in poche righe e c’è da essere certi che domani verrà dimenticata.

Caratteristica comune di tutte le epoche di crisi è, infatti, l’inconsapevolezza. Mentre tutto precipita, l’orchestra va avanti per allietare il pubblico, che a sua volta fa di tutto per divertirsi e allontana come può le notizie che possono turbarlo. Del resto i grandi cambiamenti, anche quelli in grado di azzerare intere civiltà, non vengono mai annunciati da squilli di trombe. Come per i topi muschiati, la corsa degli uomini verso il burrone è quasi del tutto ignara. Anche loro, suppongo, bisticciano per una gomitata, si citano in tribunale per un furto, o meditano di cambiare il loro capo perché invece che governare va a topacce. Anche noi lo facciamo. Ci accapigliamo sullo spostamento di un’inchiesta tra Napoli e Roma, o sui rimedi contro l’innalzamento dello spread coi bund tedeschi. Tutte cose giuste e utili. Se non fosse che la distanza col burrone si riduce velocemente…

Il ruolo dell’oracolo è affidato ai pazzi. Laceri, a volte con gli occhi iniettati di sangue, quei folli vanno in giro ad ammonire: “Pentiti, sta per arrivare la fine del mondo!” suscitando scongiuri e risa. A spasso per un mercato, o lungo una via, la gente scansa il vagabondo lasciandogli una moneta tra le dita. O poche righe su un giornale.

da Il fatto quotidiano

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Ma i dati forniti da Scientific American già un anno fa sono inquivocabili.

Scientific American ha pubblicato la linea temporale di esaurimento delle risorse naturali. I dati spaziano dai minerali, alle specie animali, fino alla disponibilità di acqua potabile e petrolio.

Tra i minerali agli sgoccioli, secondo Julian Phillips autore della gold forecast newsletter, c’è l’oro facile da estrarre che finirà in 20 anni; anche l’argento, sempre più usato per la sua proprietà antibatteriche, si sta esaurendo in fretta. Le anguille europee vengono pescate prima che abbiano avuto il tempo di riprodursi e condividono il problema con molte altre specie di pesci.

Il tasso di estinzione delle specie animali nei prossimi 100 anni oscillerà tra il 10 e il 20% a millennio, se pensate che quando si estinsero i dinosauri (e con loro il 75% delle specie esistenti) il tasso era del 15%, capirete bene perché si parla di estinzione di massa.

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Insomma, nell’intreccio tra le varie crisi, abbiamo l’imbarazzo della scelta su quale fine – come umanità – preferiamo.

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