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Corteo contro l’inceneritore di Albano: 43 denunciati e un giovane arrestato

Nelle ultime ore è salito addirittura a 43 il bilancio dei denunciati dalla Questura di Roma perchè ritenuti responsabili del lancio di oggetti contundenti contro i contingenti delle forze di polizia avvenuto ieri pomeriggio ad Albano, in occasione di una partecipata – nonostante la pioggia – manifestazione contro la progettata installazione di un inceneritore nella zona di Ronciglione.
Alle 40 persone denunciate ieri si sono aggiunti oggi altri “tre esponenti dell’antagonismo romano”, che sarebbero stati individuati nelle ultime ore dagli agenti della Digos e del commissariato di Albano grazie anche all’esame delle immagini realizzate dalla polizia scientifica nelle fasi vive degli scontri, tra Poliziotti e Carabinieri in assetto antisommossa e alcune centinaia di manifestanti che tentavano di deviare dal percorso ufficile del corteo occupando Via Appia mentre la testa della manifestazione cominciava ad entrare in Piazza Mazzini. A quel punto le forze di sicurezza hanno tagliato in due il corteo circondando lo spezzone più combattivo. Ne è nato un breve scontro e alcuni manifestanti hanno lanciato alcuni oggetti contro i poliziotti in assetto antisommossa che realizzavano delle cariche.
Poi è tornata la calma, ma la Polizia ha deciso di fermare uno studente di 17 anni, poi arrestato con l’accusa di lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Secondo la ricostruzione fornita dagli organizzatori della manifestazione il giovane era stato già identificato dagli agenti del locale commissariato. “Improvvisamente tre gruppi di agenti – raccontano gli organizzatori a Il Fatto Quotidiano – hanno iniziato a cercare il ragazzo, che era stato circondato dai suoi amici”. Una volta fermato – dopo una caccia all’uomo durata diversi minuti – un gruppo di manifestanti si è riunito sotto il commissariato, per capire cosa stava accadendo. 
Da parte sua la Questura in un comunicato naturalmente ripreso acriticamente dai media parla di 7 agenti feriti durante gli scontri, non facendo nessuna menzione invece dei manifestanti contusi durante le violente cariche. 

Nonostante il maltempo alla manifestazione di ieri hanno partecipato circa 3000 persone, raccogliendo l’appello del Coordinamento contro l’Inceneritore e di varie forze di sinistra a scendere in piazza dopo che nei giorni scorsi il Consiglio di Stato ha annullato con una sentenza tutta politica la precedente decisione del Tar, dando il via libera alla realizzazione dell’opera contestata dai cittadini e da numerosi amministratori. La sentenza, resa nota a metà marzo, era stata anticipata dal   ministro Corrado Clini, gettando un’ombra sull’indipendenza dell’organo giudiziario.  
I comitati contro l’inceneritore, numerosi tecnici, associazioni ambientaliste e forze politiche dei Castelli Romani denunciano l’elevato impatto ambientale e le pesanti conseguenze sulla salute dei cittadini della zona del mostro ecologico che dovrebbe sorgere accanto ai sette invasi della locale discarica gestita dall’imperatore della mondezza Manlio Cerroni.

Mercoledì scorso un folto gruppo di militanti No Inc di Albano aveva realizzato un simbolico blitz presso la sede della Pontina Ambiente, la ditta del magnate dei rifiuti Manlio Cerroni, contro quello che si prefigura come l’inceneritore più grande d’Europa. “Nonostante la vergognosa sentenza del Consiglio di Stato, la popolazione dei Castelli romani è disposta con ogni mezzo necessario a bloccare la costruzione di un’opera assolutamente inutile, sia da un punto di vista tecnico, economico che ambientale – avevano scritto in una nota i No Inc – Sappiamo dalla sentenza del Consiglio di Stato che sebbene Cerroni abbia ottenuto la possibilità di avviare il cantiere non è riuscito, allo stesso tempo, ad ottenere il finanziamento pubblico per la costruzione dell’impianto tramite i fondi CIP6, corrispondenti a 400 milioni di euro pubblici. Ciò nonostante pare che sarà la Regione Lazio a rimediare a questo mancato finanziamento: la quota dei 400 milioni verrà infatti messa dall’istituzione regionale che quindi finanzierà direttamente le discariche e gli inceneritori della Pontina Ambiente invece che avviare una gestione dei rifiuti basata sulla riduzione, il riuso e il riciclo. (…) Con il costo annuo di un inceneritore (20 milioni di euro), che dà lavoro a 60 persone, ci si pagherebbero 400 addetti per la raccolta differenziata porta a porta (…)”.
Dopo i fatti di ieri i No Inc annunciano per i prossimi giorni nuove iniziative contro l’inceneritore e contro la repressione. 

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