Menu

No Tav a processo, con loro Beppe Grillo

L’apparizione di Beppe Grillo nella maxi aula del Palazzo di Giustizia di Torino ha fatto accorrere decine di cronisti. La prima udienza del processo in cui il comico-politico è imputato con altre 21 persone per violazione dei sigilli alla baita costruita dai No Tav a Chiomonte si è così trasformata in un vero e proprio evento mediatico. Un fatto sicuramente positivo per i 21 attivisti – tra i quali il leader Alberto Perino – sotto processo per i fatti del dicembre 2010 che ora potranno contare sull’attenzione delle telecamere per quello che Grillo ha definito l’esempio di un paese “fortissimo con i deboli”.

“Quello della giustizia è un sistema che non funziona più”. Inizia così l’attacco di Grillo. “Non si può mettere in moto una causa che costerà centinaia di migliaia di euro per la rottura di un sigillo”. E così, quello che doveva essere un ‘semplice’ quando ampio processo contro i No Tav per violazione di sigilli e abuso edilizio, si va trasformando in una “questione da affrontare: ci sono detenuti in carcere (il riferimento è ai No Tav agli arresti, ndr) con l’accusa di concorso morale, accusa che non prevederebbe il carcere. Affrontare così duramente gli inermi è una debolezza della giustizia per giustificare un buco da 22 miliardi che non faranno mai, che è la Tav”.

“Se li vedi, i No Tav sono tutti delle persone per bene. Difendono un territorio, una baitina” mentre “a Viareggio (il riferimento è all’incidente ferroviario del 29 giugno 2009, ndr) sono morte bruciate decine di persone e dopo tre anni non c’è ancora il processo. E’ il sistema che sta crollando”.

Fuori dal Palazzo di Giustizia, decine di attivisti No Tav hanno distribuito un volantino dal titolo più che mai significativo: “No Tav associazione a resistere!”. Quindi, le motivazione della loro presenza fuori dal tribunale. Ecco il testo.

“Siamo qui perchè decine di No Tav sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di abuso edilizio per la costruzione della baita Clarea.
Durante tutto l’inverno del 2010/2011centinaia e centinaia di notav, donne e uomini di tutte le età, hanno lavorato insieme volontariamente per costruire questa baita sui terreni di proprietà del movimento destinati al cantiere TAV in val di Susa, nel cuore della Val Clarea, nei pressi dell’area archeologica della Maddalena, tra i comuni di Giaglione e Chiomonte.
Un presidio del movimento per impedire l’inizio dei lavori per l’Alta Velocità, ma anche un modo per restituire alla comunità un bosco di castagni secolari, per dimostrare che questa terra può e deve essere vissuta e valorizzata anziché distrutta a scopo di speculazione.
Già durante la costruzione provarono a fermarci, la Procura di Torino ordinò il sequestro della baita, ma il movimento non esitò a rompere i sigilli e portare avanti questa piccola, preziosa opera.
Oggi ci troviamo in uno dei giganteschi paradossi del nostro paese: per la giustizia italiana la nostra baita di 36 metri quadri, ecologica, costruita in stile alpino con legno e pietra del posto viene considerata abusiva, mentre un cantiere di 50.000 metri quadri, previsto sopra e intorno alla baita che distrugge i boschi e le falde acquifere, diffonde amianto e uranio, risulta legale. Una lobby di mafiosi e politici della casta che vuole sperperare 20 miliardi di euro di soldi pubblici per i propri interessi viene tutelata, e una popolazione intera che difende la propria terra e il proprio futuro viene perseguitata. Questo evidentemente è il senso della realtà della magistratura italiana.
Noi siamo qui oggi solo per lanciare un messaggio: non abbiamo paura.
Non ci avete fermato con la violenza, con i lacrimogeni e i pestaggi delle forze dell’ordine, non ci fermerete con i processi!
Diciamo questo mentre alcuni notav sono ancora in carcere, altri sottoposti a misure restrittive, da quasi 4 mesi. Dopo gli arresti del gennaio scorso il movimento non si è fermato un giorno e continua a lottare per la loro liberazione e per bloccare il TAV.In questo momento la baita è circondata dal filo spinato e dalle truppe; i nostri terreni sono stati prima occupati militarmente e poi espropriati per fare spazio al cantiere, e per prima cosa i castagni antichissimi della Val Clarea sono stati rasi al suolo”.

* Today, 03/05/2012 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *