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Taranto. Confermato il sequestro dei reparti nocivi

ll Tribunale del Riesame ha fatto conoscere le sue decisioni in merito alle due richieste presentate dagli avvocati dell’Ilva, ovvero il dissequestro degli impianti e la liberta’ per gli otto ex presidenti Ilva e dirigenti dell’azienda – agli arresti domiciliari sulla base del provvedimento restrittivo avviato del gip Patrizia Todisco. L’accusa e’ quella di disastro ambientale colposo e doloso. Il tribunale ha confermato il sequestro degli impianti ritenuti responsabili del pesantissimo inquinamento in tutta l’area di Taranto. Ma gli impianti non verranno chiusi, scatta solo il vincolo della bonifica. I ricatti dell’Ilva sembrano aver funzionato.

Gli avvocati difensori dell’Ilva e dei suoi dirigenti, hanno insistito molto sul fatto che l’azienda ha sempre rispettato le prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale, rilasciata dal ministero dell’Ambiente. Se i limiti emissivi non sono stati superati, e questo – sostengono i legali dell’Ilva – lo dicono anche i periti del gip di Taranto, il sequestro non ha ragion d’essere. L’altro punto della difesa sono le controperizie che contestano le perizie degli esperti del gip soprattutto nei punti dove si denuncia un eccesso di casi di malattia e morte collegabile all’inquinamento industriale. La Procura replica però che le emissioni sotto controllo sono solo quelle dei camini e non quelle diffuse o fuggitive, intendendo per quest’ultime le polveri provenienti dai parchi minerali dell’Ilva, una delle sei aree, insieme a cokerie, altiforni e acciaierie, poste sotto sequestro dal gip. “L’impianto è immenso e le varie strutture producono diversi materiali che vanno dal coke alla ghisa passando dal ferro, trattati ad altissime temperature che provocano emissioni. Di queste ultime, quelle legate al carbone possono essere molto nocive” spiega un esperto, il prof. Ferruccio Trifirò, chimico e docente dell’università di Bologna. “Le emissioni possono essere provocate dai camini, dette convogliate oppure le cosiddette “emissioni fuggitive” che sono dovute ad apparecchiature non stagne e provocano fughe. C’è poi un altro tipo, il più inquinante, le “emissioni diffuse” che esalano dalle montagne di materie prime non trattate: bicarbonato di calcio e biossido di ferro” precisa il prof. Trifirò.

La Procura a sostegno della sua tesi segnala anche il “potere condizionante dell’Ilva” ed ha portato al Tribunale del Riesame un fascicolo di intercettazioni fatte dalla Guardia di Finanza dove emergono i rapporti che persone dell’azienda o vicine all’azienda avrebbero avuto con esponenti dell’Arpa, l’Agenzia regionale di protezione ambientale, e dello stesso ministero dell’Ambiente affinche’ fossero evitate regole troppo aspre per l’Ilva e le stesse ispezioni in fabbrica, per i controlli ambientali, fossero ‘pilotate’. Girolamo Archina’, ex dirigente dell’ Ilva addetto ai rapporti istituzionali, compare nelle intercettazioni in questo ruolo di pressione. Archina’ ieri e’ stato licenziato dal presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante. Ma altre intercettazioni tirerebbero in ballo anche avvocati dell’azienda e i loro rapporti con i dirigenti del ministero dell’Ambiente. Obiettivo, avere un’autorizzazione integrata ambientale per l’Ilva meno severa e meno condizionante sotto il profilo degli adempimenti e delle prescrizioni. Dalle intercettazioni, secondo indiscrezioni, emergerebbero contatti con tecnici che dovevano preparare l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per conto del ministero dell’Ambiente, nonche’ un presunto episodio di corruzione del docente universitario ed ex preside del Politecnico di Bari Lorenzo Liberti.

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1 Commento


  • Tea Cernigoi

    Ma che gli operai dell’ILVA si siano suicidati di tumore ?

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