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Agricoltura emiliana in ginocchio per la siccità

Mentre in certe zone d’Italia dominano le notizie su allagamenti e smottamenti dovuti ad  precipitazioni eccezionali, la penuria d’acqua si fà sentire èesantemente nelle provincie di Ferrara e Bologna, arrecando danni enormi alle colture e all’allevamento; danni che in certi casi toccano il 100% nella perdita del raccolto.
Secondo i dati della Coldiretti a soffrire sono stati soprattutto i settori del mais, del pomodoro da industria e il comparto ortofrutticolo. Il lungo periodo di siccità, iniziato a novembre, combinato alle alte temperature per lungi periodi, “hanno compromesso una parte rilevante delle colture, soprattutto a Nord della via Emilia”.
Ciò è dovuto anche alla scarsa programmazione e alla mancanza di energie alternative che permettano di contenere i costi del gasolio ormai ,altissimo ed utilizzato come fonte prioritaria per far funzionare le pompe d’irrigazione, che in questo caso vanno in questo caso a un ritmo straordinario, e della energia elettrica per gli impianti fissi.
In pericolo cereali e mais, spesso trinciato in campo perchè inidoneo a qualsiasi uso; ma saranno scarsi anche i raccolti di barbabietole da zucchero, sorgo, mele e pere; mentre altissimo è il pericolo per la soia che stà seccando.
A livello nazionale, i tagli delle produzioni vanno dal 20% per il pomodoro al 30% per il mais, fino al 40% per la soia, ma forti riduzioni sono previste per la barbabietola da zucchero con il dimezzamento della produzione nelle regioni del Nord e per il girasole (-20%). La vendemmia si preannuncia come una delle più contenute dell’ultimo secolo, anche se di buona qualità.
Ripercussioni importanti subiranno, “grazie” al caldo torrido, anche gli animali da allevamento come mucche, maiali, galline e api. Le mucche hanno prodotto in media dal 10% al 20% di latte in meno, con punte che arrivano anche al 50% nei giorni più roventi. L’afa e le temperature, continua la Coldiretti, hanno tolto l’appetito anche ai maiali che stanno consumando fino al 40% in meno della consueta razione giornaliera di 3,5 chili di mangime; con un conseguente, sostanziale calo dell’accrescimento. Le galline producono meno uova e le api non riescono a prendere il nettare e il polline, mettendo a rischio la produzione di miele.
E la Coldiretti si accorge solo oggi del cambiamento climatico del mondo, affermando per bocca del suo presidente Sergi Marini: “Siamo di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici nei confronti dei quali occorre intervenire con interventi finanziari per affrontare l’emergenza ma anche con misure strutturali e con l’importanza delle opere infrastrutturali per la conservazione della acqua con il necessario potenziamento degli invasi per l’avvenuta modifica della distribuzione della pioggia”.
Molti sarebbero gli interventi da fare per modificare un modello di agricoltura intensiva legata a doppio filo al capitale e sempre più lontana dai limiti propri di !madre terra! e dei principi di salute umana ed animale.

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