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Quale sicurezza per i voli civili a Sigonella?


Dal 5 novembre sino a mercoledì 5 dicembre il più grande scalo militare Usa e Nato del Mediterraneo ospita il traffico aereo civile del vicino aeroporto internazionale di Catania Fontanarossa dove saranno effettuati i lavori di rifacimento delle piste. Lo scalo catanese è oggi il più grande del Sud Italia con circa 7 milioni di passeggeri l’anno. I passeggeri dovranno raggiungere l’aeroporto di Catania per le operazioni di check-in e controllo sicurezza almeno tre ore prima della partenza prevista, mentre le operazioni di accettazione si chiuderanno 90 minuti prima della partenza.“Dopo il passaggio ai varchi di sicurezza e le eventuali operazioni di dogana e frontiera i passeggeri, ormai in area sterile, verranno trasportati a bordo di bus navetta nella base di Sigonella, scortati da personale della security”, spiega la Sac. I bagagli, invece, giungeranno a bordo di furgoni blindati. La Sac però mette in guardia sulla possibilità di ulteriori ritardi “in considerazione della complessità delle operazioni di sbarco e di trasferimento a Catania dei bus per i passeggeri e dei furgoni per i bagagli”; in questi primi giorni i disagi si stanno moltiplicando.

L’accordo che consentirà di coprire il 60% circa del traffico massimo ospitato a Fontanarossa sta sollevando preoccupanti interrogativi tra chi da un decennio si batte per la riconversione ad uso civile della base di Sigonella e la sua trasformazione in hub mediterraneo. Dalla grande stazione aeronavale di Sigonella decollano quotidianamente i famigerati droni, gli aerei senza pilota utilizzati dalle forze armate statunitensi per la sorveglianza e i bombardamenti in Africa e in Medio oriente. Oltre ad essere strumenti di morte, i velivoli telecomandati rappresentano un rischio insostenibile per il traffico civile e le popolazioni che risiedono nelle vicinanze dello scalo utilizzato per i loro decolli e atterraggi. A questo punto è d’obbligo chiedersi se si potrà volare da Sigonella solo con qualche disagio in più per i passeggeri oppure in condizioni di sicurezza insufficienti. Chi ha voluto che si utilizzasse la grande stazione Usa per il traffico aereo civile è a conoscenza che l’intensità operativa dei droni crescerà in modo esponenziale proprio nel mese di novembre?

Lo scorso 3 settembre, prima che venisse varato il Piano Sigonella, sono state emesse tre notificazioni a tutti i piloti di aeromobili (i cosiddetti “NOTAM”), distinti dai codici B6164, B6166 e B6167, che hanno prorogato sino al 30 novembre 2012 i provvedimenti che impongono la sospensione delle procedure strumentali standard nelle fasi di accesso, partenza e arrivo degli aerei a Catania Fontanorssa, “causa attività degli Unmanned Aircraft”, gli aerei senza pilota delle forze armate statunitensi e Nato. “Tre NOTAM con identiche prescrizioni sono stati emessi pure per lo scalo di Trapani Birgi nel periodo compreso tra il 31 agosto e il 28 novembre 2012 a riprova che il traffico dei droni sarà intensissimo e riguarderà buona parte dello spazio aereo siciliano.

Due anni fa, l’Aeronautica militare e l’Enac siglarono un accordo tecnico per le attività di aeronavigazione nello spazio aereo italiano dei Global Hawk, gli aeri senza pilota di grandi dimensioni schierati a Sigonella da Washington. Secondo l’accordo le procedure operative dovrebbero essere stabilite “nel rispetto dei principi della sicurezza del volo”, fermo restando che in caso di “operazioni connesse a situazioni di crisi o di conflitto armato” l’impiego dei droni non può essere sottoposto a limitazioni di alcun genere. La pericolosità di questi nuovi sistemi d’arma è documentata in numerosi studi. Eurocontrol raccomanda di prevedere “normalmente rotte specifiche” evitando che i droni “sorvolino aree densamente popolate aree o uno spazio aereo congestionato”.

Sigonella è tutt’altro che un aeroporto isolato e gli aerei che atterrano a Fontanarossa eseguono rotte che sfiorano il perimetro della base militare. Come sia stato possibile autorizzare la trasformazione del grande scalo Usa in “capitale mondiale” dei droni è un interrogativo sino ad oggi senza risposta. Che l’uso dei droni fosse incompatibile con l’ipotesi di trasferire a Sigonella il traffico aereo di Fontanarossa, lo aveva ripetutamente dichiarato il comando del 41° Stormo dell’Aeronautica militare italiana nel corso della prima decade di settembre. In un articolo pubblicato l’8 settembre sul quotidiano La Sicilia, il noto giornalista Tony Zermo, citando fonti militari, aveva rilevato come i velivoli senza pilota “quando atterrano e decollano non possono avere vicini aerei civili”. Tre giorni dopo, il capo ufficio stampa dell’Aeronautica, colonnello Cazzaniga, pubblicava su La Sicilia una nota per spiegare le ragioni che “impedirebbero il regolare flusso del traffico civile e commerciale da e per l’aeroporto di Sigonella”: la presenza dei cavi di arresto installati sulla pista per l’atterraggio dei caccia utilizzati nel 2011 durante la guerra in Libia e – testuale – le operazioni dei velivoli senza pilota (droni). Ciononostante, sotto il pressing dei parlamentari, degli industriali e degli operatori turistici siciliani e dopo un vertice tra i ministri Corrado Passera (sviluppo economico) e Giampaolo Di Paola (difesa), il 13 settembre veniva istituito un tavolo tra l’Enac, l’Ami e la Sac per trovare una soluzione alle “criticità” evidenziate e consentire di trasferire a Sigonella il traffico civile di Fontanarossa. Giorno 16, era ancora Tony Zermo ad annunciare il raggiungimento dell’accordo per l’utilizzo da parte degli aerei di linea di “entrambe le piste di volo” di Sigonella. “L’unica difficoltà che ci può essere è che quando i Global Hawk ,dall’apertura alare di 40 metri, stanno per atterrare o stanno per partire dalla base hanno bisogno di avere tutti gli spazi aerei: e quindi gli aerei commerciali dovranno stare in stand by consumando più benzina del solito. È un costo che le compagnie sosterranno”.

I recenti disagi nei ritardi e nella consegna dei bagagli dimostrano l’esatto contrario, quando si pensa soprattutto a risparmiare, ma il problema sostanziale è quello della sicurezza dei voli civili in Sicilia ed il dirottamento del volo Roma Catania AZ1735 a Palermo per “priorità militari” dimostra la considerazione che hanno i militari USA delle precauzioni per l’incolumità dei viaggiatori (visto che a pochi metri atterrano e decollano ininterrottamente i droni) e del rispetto della sovranità nazionale. Critichiamo inoltre il servilismo di troppi media che non informano l’opinione pubblica della micidiale presenza dei droni a Sigonella e sanno solo ringraziare i “benefattori” militari Usa per la loro demagogica campagna di “sensibilizzazione al rispetto dell’ambiente”, quando quotidianamente gli aerei militari seminano morte e distruzioni in Africa, Medioriente ed Asia. Chiediamo alle forze armate italiane ed a Enav, Enac e Sac maggiori garanzie per i voli civili, fermo restando che la prospettiva di fondo non può che essere la riconversione ad uso civile di Sigonella con lo smantellamento definitivo di tutte le infrastrutture militari per un hub internazionale, Ponte di Pace e cooperazione fra i popoli.

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