Menu

Ilva. Arresti e sequestri a Taranto

Ci sarebbero anche dei sequestri, non meglio precisati.
In particolare, riferiscono le agenzie, le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip di Taranto, chiamerebbero nuovamente in causa la famiglia Riva, e anche funzionari e politici di enti locali pugliesi.
In tutto sono sette gli arresti, quattro ai domiciliari e tre in carcere.
C’è gli arrestati c’è anche l’ex assessore all’Ambiente della Provincia di Taranto, Michele Conserva. Conserva è agli arresti domiciliari e si è dimesso circa due mesi fa dall’incarico.
Agli arresti domiciliari è finito anche il docente dell`università di Bari, Lorenzo Liberti, che secondo i pubblici ministeri avrebbe ricevuto pressioni dall`Ilva per ammorbidire una perizia che due anni fa stava elaborando per conto della procura ionica.
La procura di Taranto ha posto sotto sequestro tutta la produzione dell’Ilva degli ultimi quattro mesi. L`intera produzione stoccata nell`ex yard Belleli e nei parchi della zona portuale di Taranto è finita sotto sequestro preventivo richiesto dalla procura di Taranto. Sotto sequestro sono finite migliaia di lastre di acciaio e coils, grossi cilindri di materiale finito pronti per essere spediti alle industrie. La merce sequestrata non potrà essere commercializzata perché si tratta di prodotti realizzati in violazione della legge. Secondo la procura, costituiscono profitto di reati perché realizzati durante i quattro mesi in cui l`area a caldo dello stabilimento era sotto sequestro senza alcuna facoltà d`uso. Il provvedimento, firmato dal gip Todisco sulla base del secondo comma della legge 321 (quella sulla responsabilità amministrativa delle società) collegato al 240 del codice penale, riguardante la confisca di beni, riguarda anche eventuali produzioni del futuro e pone uno stop definitivo alla produzione dell`acciaieria che dal 26 luglio, giorno del primo sequestro, è ugualmente andata avanti nonostante l`ordine della magistratura.In questo momento di dolore per il profitto aziendale, il ministro dell’ambiente (Orwell se la sta ridendo…) Clini non ha voluto far mancare il suo conforto: “Mi auguro che questa iniziativa non sia conflittuale con l’Aia, che è l’unico strumento che oggi abbiamo a disposizione per risanare l’attività dello stabilimento di Taranto”.Il giro di mazzette sparse nell’aria da Riva, insieme alla diossina, è virtualmente infinito. Scrive Repubblica online:

“La vicenda è legata anche al presunto giro di mazzette che negli anni sarebbero servite ad ‘ammorbidire’ l’impatto inquinante dello stabilimento. Di lì è già saltata fuori la storia di Liberti, il perito della procura incaricato dai pm di individuare la fonte dell’inquinamento dei terreni in cui pascolavano capre e pecore risultate contaminate da diossina e pcb, che sarebbe stato corrotto da Archinà. L’Ilva ha sempre smentito che si trattava di una tangente a Liberti ma ha affermato che quei soldi Archinà avrebbe dovuto versarli come donazione alla Diocesi di Taranto”.

 


——
Qui di seguito un comunicato della Usb del’Ilva sugli arresti

ILVA: FINALMENTE COMINCIA LA PULIZIA. NON FERMARSI

“ Ora non bisogna fermarsi, ma andare avanti nell’inchiesta e nei provvedimenti nei confronti di chi ha lucrato sulla pelle della gente di Taranto e dei lavoratori dell’ILVA. Così Francesco Rizzo, responsabile USB dello stabilimento siderurgico Tarantino commenta i provvedimenti della magistratura che hanno portato ad arresti eccellenti tra la politica e l’imprenditoria.
“Qualcuno lo definisce un epilogo annunciato, noi ci auguriamo sia solo l’inizio – prosegue Rizzo – ora è necessario che tutto venga fuori e si indaghi su ogni risvolto della vicenda accertando anche eventuali altre complicità in tutti gli ambiti, nessuno escluso.
“La magistratura aveva concesso all’Ilva del tempo per mettersi a posto, tempo che l’Ilva ha adoperato invece per continuare a produrre, ciò ha comportato anche il blocco dei prodotti lavorati e finiti negli ultimi quattro mesi. E’ ovvio che qualsiasi contraccolpo economico dovesse derivarne ai lavoratori deve essere posto a carico della proprietà. Ma mentre la determinazione della magistratura è evidente, balza agli occhi l’immobilismo del Governo e dello Stato che nulla propongono di serio per far uscire Taranto e l’Ilva da questa situazione. Rimaniamo in attesa di una posizione definitiva o riprenderemo immediatamente la mobilitazione” conclude il sindacalista USB.

Taranto, 26 novembre

 

 

 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

1 Commento


  • alfredo

    Tutta la mia solidarietà al Gip di Taranto Todisco.
    E tutto il mio immenso disprezzo a coloro che con le loro squallide pagliacciate delle primarie tentano di annebbiare il popolo dai reali interessi che stanno mortificando il paese.
    Meno primarie e più bonifiche dell’ambiente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *