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Taranto: pioggia di no al decreto ‘salva Riva’ di Monti e Napolitano

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Domani, sia in mattinata che in serata, gli ambientalisti saranno in piazza a Taranto con un presidio convocato sotto il palazzo della Prefettura della città martire. Per protestare contro il decreto legge varato dal Governo sull’Ilva e firmato – dopo averlo riscritto – ieri sera dal presidente Napolitano. Si tratterà, scrive una nota di “Tarantorespira”, di un sit-in “a sostegno della magistratura. Saremo lì con la Costituzione in mano. Il decreto del governo che vorrebbe annullare il sequestro degli impianti é un grave atto contro la separazione dei poteri e contro la Costituzione”. “Rivendichiamo il diritto dei tarantini e di tutti gli esseri viventi – rileva “Tarantorespira” – a vedere tutelati salute, lavoro, ambiente e reddito e il rispetto delle norme costituzionali che tutelano la salute e l’impresa privata, ma solo se non si svolge in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recar danno alla sicurezza, libertà e dignità umana”.

Associazioni ambientaliste, comitati e cittadini di Taranto si sono dati appuntamento sotto la Prefettura alle 10 e poi ancora alle 17. “Quanto sta accadendo ai danni della nostra vita, della nostra salute, della nostra economia non può più essere ignorato” denunciano in un comunicato le ‘Donne per Taranto’. ”Nessuno di noi si sente tutelato dalla proprietà Ilva, ma nemmeno da politici e amministratori, da governo e controllori; nessuno di noi é più disposto a lasciare che decisioni criminose e scellerate ricadano ancora sulla nostra testa e su quella dei nostri figli. Chiediamo alla Procura di sollevare il conflitto di attribuzione e di non dissequestrare gli impianti che provocano ‘malattia e morte’. Taranto non accetterà passi che continuino a mettere a rischio la vita di bambini, di operai, della popolazione vicina agli impianti della ‘morte’. Taranto sarà dalla parte di chi, con coraggio e fermezza, continuerà a difendere il diritto inalienabile alla vita”. “Ora che i tarantini conoscono la verità, ora che si sono sentiti offesi da scelte vergognose, e traditi dai loro stessi politici e amministratori – prosegue il Comitato – saranno pronti a difendere, anche a denti stretti, quanto di più prezioso viene strappato a beneficio di una economia nazionale che sta attingendo dal nostro sangue e da quello dei nostri figli”. Il prossimo 15 dicembre numerose realtà cittadine hanno già convocato una nuova manifestazione.

A livello nazionale e locale un vasto arco di forze di diversa natura chiede esplicitamente il ritiro del decreto legge ribattezzato ‘salva Ilva’: dalla Rete 28 Aprile della Cgil, all’Unione sindacale di base, dall’Associazione giuristi democratici, al Forum diritti/lavoro, passando per numerosi docenti universitari e costituzionalisti. Tutti ritengono che il decreto debba essere sostituito “come primo atto, dalla nazionalizzazione dell’Ilva”.

Contro la complicità dell’inquilino del Quirinale si schiera apertamente l’associazione Peacelink, da anni in prima fila contro la devastazione ambientale e l’impunità di cui ha goduto l’azienda appena salvata col consenso delle forze politiche di maggioranza e dei sindacati confederali.

”In soccorso dell’azienda é sceso anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, firmando un decreto sull’Ilva di Taranto che dà al potere esecutivo una preminenza su quello giudiziario. E’ uno dei più gravi tentativi di violazione della Costituzione mai avvenuti in Italia e va respinto perché i poteri dello Stato devono rimanere indipendenti e non va consentito che il governo blocchi la magistratura” denuncia il presidente dell’associazione, Alessandro Marescotti. ”La situazione – prosegue – é resa ancora più grave in quanto nel decreto le ragioni economiche dell’azienda acquisiscono priorità sul diritto alla vita e alla salute dei cittadini, mentre la Costituzione Italiana subordina le ragioni dell’economia alla difesa della salute e della vita, ritenendo tali diritti inalienabili e incomprimibili. Tuttavia la partita non é persa – assicura Marescotti – e può riservare grosse sorprese in quanto la Procura potrebbe sollevare il conflitto di attribuzione fra i poteri dello Stato, ossia fra governo e magistratura. In tal caso la questione passerebbe all’esame della Corte Costituzionale”. “E’ un procedimento lungo che durerebbe mesi, nei quali tuttavia gli impianti – precisa – non verrebbero dissequestrati. Infatti il conflitto di attribuzione nel frattempo ‘congelerebbe’ il procedimento in corso nello stato attuale, ossia mantenendo l’ordinanza che impone il sequestro senza facoltà d’uso degli impianti ritenuti ‘pericolosi’ dalle perizie commissionate dalla Procura. Se la Procura deciderà di sollevare il conflitto di attribuzione, il Decreto del governo avra’ fallito nel suo intento immediato, ossia di restituire all’azienda la piena disponibilita’ degli impianti per produrre come prima”. 

“Passerebbero mesi e la Procura avrebbe il tempo per lanciare l’affondo finale – sostiene Marescotti – facendo rispettare appieno il principio della ‘non facolta’ d’uso’ e bloccando le emissioni cancerogene e nocive con lo spegnimento degli impianti inquinanti. Ormai é un braccio di ferro e noi sappiamo da che parte stare. Dall’altra parte ci sono coloro che sono stati intercettati e indagati. E’ ormai una questione morale, oltre che ambientale – dice – e chiediamo a tutti gli italiani che hanno a cuore la difesa della Costituzione di sostenere la Procura di Taranto, che in questo momento rappresenta lo Stato di diritto, la Costituzione e l’ultimo baluardo a difesa della salute e della vita dei cittadini”.

Contro il ‘salva Ilva’, oltre a numerose forze politiche della sinistra, anche Cittadinanzattiva: ”Un decreto che vanifica le disposizioni della magistratura e consente all’Ilva di continuare a produrre contro il diritto alla salute dei cittadini tarantini. Per questo lo bocciamo senza appello e chiediamo ai parlamentari di votare contro per impedirne la conversione in legge” scrive Anna Lisa Mandorino, vice segretario dell’associazione. ”Questo decreto – spiegano da Cittadinanzattiva – :compromette il rapporto fra due poteri dello Stato, antepone ragioni di strategia industriale alla salute delle persone e al vero diritto al lavoro, trasforma in legge un’Aia, ripone nuovamente la fiducia dello Stato nella proprietà dell’azienda e concede tempi comodi a interventi di risanamento ambientale che la famiglia Riva ha rimandato in modo colpevole e premeditato ed evitato per anni, facendo ricorso ad ogni strumento lecito e illecito”.

Insolitamente molto critici anche quelli di Legambiente, associazione ambientaliste tradizionalmente vicina al PD: “Aspettavamo un decreto Salva Taranto e invece abbiamo ottenuto un decreto esclusivamente Salva Ilva, pericoloso per Taranto e per tutta l’Italia” scrive il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza. Che poi aggiunge: “Si trasforma l’Ilva in un pericoloso precedente che modifica la legislazione ambientale in Italia. D’ora in avanti sarà possibile scavalcare le disposizioni della magistratura al fine di garantire la produzione, consentendo così una sostanziale impunità preventiva”.

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1 Commento


  • Alfredo

    Oggi 6 dicembre,Il fatto quotidiano e Metro news,gli altri se ne guardano bene dal farlo,hanno pubblicato una lettera che è un contibuto nella denuncia di tutti coloro che gemellando Taranto con la morte,hanno legalizzato la morte per tumore.

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