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Venezia. Gli arresti per il Mose visti da Venezia

VENEZIA – Appalti «distorti» in favore di alcune imprese «amiche» e fatture false: 14 arresti e più di cento indagati. Scoppia la bufera sul Consorzio Venezia Nuova, la società che si occupa della costruzione delle dighe mobili di Venezia per difenderla dalle alte maree. Oltre 500 militari delle Fiamme gialle stanno operando, tra arresti e perquisizioni, tra il Veneto, la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna, la Toscana, il Lazio e la Campania. La principale accusa nei confronti degli indagati è turbativa d’asta. Tra gli arrestati figura anche l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati.

Giovanni Mazzacurati (archivio)Sono circa 100 le persone indagate nell’indagine del Nucleo di polizia Giudiziaria di Venezia che ha eseguito, stamane, 14 provvedimenti restrittivi che hanno coinvolto il vertice del Consorzio Venezia Nuova e altre società consorziate, impegnate nei lavori di costruzione del Mose. Sono sette gli arresti domiciliari e altri sette gli obblighi di dimora notificati nelle 140 perquisizioni in corso da parte dei finanzieri. Tra gli arrestati, come detto, Giovanni Mazzacurati, già Presidente e Direttore Generale del Consorzio Venezia Nuova, dimessosi lo scorso 28 giugno, e Pio Savioli, Consigliere del Consorzio Venezia Nuova. Le accuse, secondo quanto si è appreso, sono fatture false (che ammonterebbero a sei milioni di euro) e appalti «distorti».

Agli arresti domiciliari anche Federico Sutto, dipendente del Consorzio Venezia Nuova; Roberto Boscolo Anzoletti, rappresentante legale della Lavori Marittimi e Dragaggi Spa; Mario Boscolo Bacheto, amministratore di fatto della Cooperativa San Martino; Stefano Boscolo Bacheto, amministratore di fatto della Cooperativa San Martino; e Gianfranco Boscolo Contadin (detto Flavio), direttore tecnico della Nuova Co.ed.mar.

Sono stati invece destinatari dell’obbligo di dimora Valentina Boscolo Zemello, rappresentante legale della Zeta Srl; Antonio Scuttari, rappresentante legale della Clodiense Opere Marittime; Carlo Tiozzo Brasiola, rappresentante legale della Somit Srl; Luciano Boscolo Cucco, rappresentante legale de La Dragaggi Srl; Dimitri Tiozzo, rappresentante legale della Tiozzo Gianfranco Srl; Juri Barbugian, rappresentante legale della Nautilus Srl; Erminio Boscolo Menela, rappresentante legale della Boscolo Sergio Menela e Figli Srl.

Le indagini della Guardia di Finanza di Venezia avrebbero fatto emergere un ruolo dominante e discrezionale del Consorzio Venezia Nuova – in primis, dell’allora presidente Giovanni Mazzacurati – nella gestione dei lavori del Mose e di tutte le opere ad esso correlate. Ruolo che avrebbe permesso di agevolare alcune imprese a scapito di altre; e ciò grazie ad assegnazioni di lavori «fuori quota», i quali esulano dai principi del cosiddetto «prezzo chiuso» e delle assegnazioni in relazione alle rispettive quote di spettanza. I finanzieri hanno così individuato il ruolo centrale, nel meccanismo della presunta distorsione del regolare andamento degli appalti, dell’ex presidente Mazzacurati. Secondo l’accusa, predeterminava la spartizione delle gare allo scopo di garantire il monopolio di alcune imprese sul territorio veneto, di «tacitare» i gruppi economici minori con il danaro pubblico proveniente da altre pubbliche amministrazioni e quindi di
 conservare a favore delle imprese «maggiori» il fiume di danaro pubblico destinato al Consorzio Venezia Nuova. Le indagini delle fiamme gialle lagunari, coordinate dal colonnello Renzo Nisi, sono infatti iniziate da una verifica fiscale svolta nei confronti della Cooperativa San Martino di Chioggia.

I finanzieri hanno così accertato l’utilizzo di una società austriaca, mediante la quale veniva fatto lievitare in modo fittizio il costo di acquisto delle palancole e dei sassi da annegamento provenienti da una società croata, così da creare in Austria dei «fondi neri» a disposizione dei referenti della cooperativa, arrestati stamani.

* Articolo pervenuto grazie al Cobas Lavoro Privato di Venezia

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