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Val Susa: violata la zona rossa. Presidi a Torino e Pisa

Nuova manifestazione in Val Susa ieri, con centinaia di attivisti che si sono mescolati ai sindaci No Tav e sono arrivati fin sotto le reti del cantiere-fortino di Chiomonte, violando la ‘zona rossa’ imposta dalla Prefettura.

Arrivati senza problemi in corteo davanti al fortino di Maddalena di Chiomonte i dimostranti hanno dato vita alla consueta “battitura” delle reti con pietre e oggetti metallici, scandendo slogan contro l’Alta Velocità Torino Lione, la militarizzazione del territorio, la repressione contro chi contesta la inutile e dannosa grande opera. In particolare ad essere contestata è stata la ”zona rossa” imposta dalla Prefettura in una versione assai più ampia di quella che normalmente blinda il cantiere. Durante il percorso i manifestanti hanno raccolto e fotografato le innumerevoli cartucce dei lacrimogeni lanciati dalle cosiddette forze dell’ordine nella notte fra venerdì e sabato nel tentativo di disperdere alcune centinaia di manifestanti che assediavano il fortino.

Scrivono i No Tav sul loro sito:

“Ieri pomeriggio in centinaia siamo tornati in Clarea, là dove venerdì notte la passeggiata notturna organizzata dal movimento No Tav ha visto il dispiegarsi della brutale violenza da parte di polizia e carabinieri (evidentemente preordinatamene intenzionati a fare del male). Guidati dal sindaco Bellone e da decine di amministratori di valle si è ripercorso il sentiero che da Giaglione porta al cuore del cantiere del TAV. Ieri pomeriggio non c’era l’ingente dispiegamento di due notti prima, solo una mesta rappresentanza di Digos e carabinieri ad informare i determinati valsusini che si stava per violare l’ordinanza prefettizia. Preso atto dell’informazione, in centinaia si è superata questa linea immaginaria e si sono raggiunte le reti del cantiere che sono state percorse fino alla zona delle vasche. Tutti hanno approfittato dell’occasione per urlare la propria rabbia rispetto alla violenza della scorsa notte, ribadendo la solidarietà verso tutti gli arrestati e restituendo ai mesti funzionari di polizia e carabinieri alcuni dei bossoli di lacrimogeni ritrovati lungo il percorso, simbolo dell’inseguimento criminale che hanno messo in pratica”.

Insieme ai manifestanti e agli amministratori No Tav c’era anche il Senatore del Movimento 5 Stelle Marco Sbibona, che in una nota denuncia, in riferimento alla ‘zona rossa’: ”Quelle ordinanze si basano su presupposti illegittimi e scavalcano il potere sovrano del Parlamento. Infatti i poteri del Prefetto sono caratterizzati esclusivamente dall’urgenza, ossia dalla provata impossibilità temporale di utilizzo degli strumenti normativi ordinari. In questo modo, dopo ben 15 ordinanze, il Prefetto ha travalicato le competenze esclusivamente riservate al Parlamento, andando contro la Costituzione e contro la riserva legislativa”.

Intanto oggi è prevista l’udienza di convalida dei sette giovani dimostranti arrestati durante la caccia all’uomo di venerdì notte intorno al cantiere. I pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, che affiancavano i reparti antisommossa durante le cariche e i fermi, procedono per vari reati fra cui il porto di armi da guerra, contestazione che si riferisce al presunto uso di molotov da parte di alcuni dei fermati. Da parte sua il sindacato di polizia Ugl (il quarto sindacato confederale, di destra, insieme a Cgil, Cisl e Uil) che parla di ”anticamera del terrorismo” a proposito della manifestazione dello scorso finesettimana, annuncia iniziative legali contro l’attivista pisana che dopo esser stata fermata e rilasciata aveva denunciato di esser stata percossa e molestata sessualmente da alcuni agenti all’interno del fortino di Maddalena di Chiomonte.

Numerose le iniziative in tutta Italia per esprimere solidarietà agli arrestati e per denunciare una repressione sempre più dura e indiscriminata. Per oggi alcuni collettivi hanno convocato a Pisa un presidio No Tav alle Logge de’ Banchi a partire dalle 18,30. Scrivono gli organizzatori dell’iniziativa: “Enrico Letta ha provato, la scorsa notte, a svolgere i “compiti a casa” che gli hanno dettato in Europa: sbloccare il cantiere, e procedere con la costruzione del V Corridoio Europeo. I cementificatori hanno fame, poco importa che si tratta di un’opera inutile, dannosa e costosissima per la collettività. Noi siamo dalla parte della Valle che resiste, e di tutti coloro che difendono democrazia, ambiente e beni comuni dalle mani degli speculatori e di coloro che li spalleggiano, a colpi di manganello”.

A Torino invece si è manifestato ieri, con circa duecento persone che a partire dalle 20 hanno partecipato ad un presidio sotto il carcere delle Vallette all’interno del quale sono rinchiusi i No Tav arrestati venerdì notte. Dopo l’esplosione di alcuni fuochi d’artificio il presidio si è trasformato in un breve corteo e poi si è sciolto. Per i prossimi giorni il movimento No Tav ha già lanciato due nuovi appuntamenti di solidarietà con gli arrestati: martedì sera una fiaccolata partirà alle 21.30 dalla Piazza d’Armi di Susa e sarà seguita da un’assemblea popolare mentre per mercoledì 24 è convocato un nuovo presidio sotto il carcere delle Vallette a partire dalle 20.

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