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La Cassazione: “i No Tav non sono terroristi”

«Rese note le motivazioni della sentenza della Cassazione che ha detto no all’accusa di terrorismo nei confronti di quattro arrestati per gli scontri in Val Susa nel maggio 201. 

In particolare, la Sesta sezione penale, disponendo un nuovo esame al Tribunale di Torino, spiega che “la connotazione terroristica dell’assalto di Chiomonte non può essere efficacemente contestata in base alla generica denuncia di una sproporzione di scala tra i modesti danni materiali provocati e il macroevento di rischio cui la legge condiziona la nozione di terrorismo […] 

Più in generale, la Cassazione ricorda che perché possa scattare la contestazione di terrorismo ci deve essere “un grave danno per un Paese o una organizzazione internazionale” e si comprometta “il sereno svolgimento della vita pubblica, il fisiologico esercizio del potere pubblico, la stabilità e l’esistenza stessa delle istituzioni di una società pluralistica e democratica”». 

Così si esprime nientemeno che la “Suprema corte di Cassazione” dello Stato italiano del 2014 – ossia regnante Renzi in nome delle primarie del PD e di qualche sotto-lobby americana – che è quanto dire, non sono certo i Soviet di San Pietroburgo dall’oltretomba in seduta spiritica.

Ebbene, mi pare che il giudice Caselli, se non ricordo male, rivendicò anni fa in un’intervista televisiva il carattere precipuamente tecnico e non politico delle valutazioni giudiziarie del Tribunale di Torino sui fatti relativi al Tav (di solito il diritto, per carità, è sempre “puro”, tecnico e giammai turbato da passioni di ogni genere). 

E allora, se questa è “tecnica”, ecco che abbiamo la prova provata che la cuoca può governare lo Stato molto meglio dei suoi pagatissimi funzionari già nell’odierna società borghese, visto che non ci vuole l’arca della scienza giuridica per capire che le contestazioni No Tav non sono propriamente l’attacco finale al cuore dello Stato. 

Se poi oggi il cuore dello Stato è un treno-merci più o meno veloce, adibito al trasporto di una modesta percentuale di fragole da Lisbona a Kiev attraversando le Alpi, allora vuol dire appunto che detto Stato è alla frutta per autoconsunzione, non per colpa dei No Tav e meno che mai di quella vrenzola di conflitto sociale che, sempre più a mezzo magistratura, si pensa di reprimere con simili modeste argomentazioni quali la fattispecie di terrorismo da applicare oggi ai No-Tav–castigane-uno (quattro)-educane-cento, domani persino a un pernacchio fatto a un’inaugurazione di anno scolastico. 

La qual cosa – per quanto, anzi forse proprio in quanto segno del modo con cui oggi governa la classe di una borghesia sempre più incapace di reggere la società – non è da prendere certo sottogamba. 

Giuseppe Antonio Di Marco

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