Menu

La banda delle grandi opere va fermata, anche a Roma

L’inchiesta sulla cricca delle grandi opere che aveva il suo cuore operativo al Ministero delle Infrastrutture, ha indicato una serie di operazioni – dalla Tav alla Orte-Mestre – sulle quali agivano interessi privati, sottrazione di soldi pubblici e devastazione dei territori. Per ora dall’inchiesta della procura di Firenze non emerge un’altra “grande opera” che pure presenta personaggi e meccanismi comuni a quelli finiti sotto indagine: l’autostrada Roma-Latina. Da anni il Comitato No Corridoio si è opposto con ogni mezzo a questa opera devastante per il territorio ed economicamente proficua per i soliti noti dei grandi gruppi. Dalle manifestazioni ai ricorsi al Tar, dalle occupazioni del consiglio regionale e quelle dei comuni che verrebbero attraversati dall’autostrada, il Comitato che coordina i molti comitati sorti nei territori, non intende abbassare il livello di mobilitazione. In questi giorni hanno inviato una lettera a Presidenza della Repubblica, Presidenza del Consiglio e Presidenza della Regiona Lazio, nella quale mettono in fila, una dietro l’altro, i soldi già persi a causa delle malversazioni e oggetto di inchiesta della magistratura ordinaria e della magistratura contabile. Nella lettera si chiede esplicitamente, anche alla luce dell’inchiesta sul “metodo Incalza”, di sospendere la gara d’appalto e l’inizio dei lavori per l’aitostrada a pedaggio Roma Latina. Qui di seguito alcuni stralci della lettera nella quale si ricorda che:

–  la Magistratura Contabile della Corte dei Conti, solo qualche mese fa, ha rinviato a giudizio 11 persone tra cui l’ex Presidente della Regione Lazio, Storace, l’ex Assessore Gargano, funzionari Regionali e imprenditori per il costo raddoppiato della progettazione: 40 milioni di euro invece di 20;

– il costo totale di 2.728 milioni di euro dell’opera per 14 milioni di euro/Km, risulta estremamente eccessivo;

  • – le spese per le progettazioni, studi e varianti, fino ad oggi, sono costate all’erario pubblico ben 120 milioni di euro, escluso l’arbitrato di 67 milioni di euro che il TAR in prima istanza ha condannato la Regione Lazio a pagare ai soci privati di ARCEA, non è stato versato solo perché in attesa della sentenza di appello.

    I firmatari non si limitano a chiedere la sospensione di questa ennesima devastante “grande opera” ma da tempo avanzano anche soluzioni alternative, meno costose e più adeguate alle esigenze di chi ive e lavora su quel territorio: “Per questi motivi è necessario stornare i 468 milioni di euro stanziati per l’inutile autostrada a pedaggio, per impegnarli nel più efficace ed economico intervento di adeguamento in sicurezza di tutta la SR148 Via Pontina che in oltre 20 anni. in assenza di qualsiasi intervento straordinario ed immediato, ha provocato un drammatico tributo di sangue, con la morte per  incidenti stradali di 600 persone, senza contare le centinaia di feriti e invalidi” scrivono i firmatari, segnalando di non essere i soli a pensare che questa sia la soluzione, confortati anche da altri soggetti come l’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), l’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) e l’Associazione Costruttori Edili del Lazio, Roma e Latina, le Associazione Ambientaliste Italia Nostra e VAS onlus, i Sindaci dei Comuni di Pomezia, Ardea, Cori, Priverno, Formia e il Presidente del IX Municipio di Roma Capitale, le decine di Associazioni e Comitati di scopo presenti nei territori coinvolte/i dal tracciato autostradale, si sono espresse/i contrariamente alla costruzione dell’autostrada a pedaggio e favorevolmente all’adeguamento in sicurezza della SR148 Via Pontina.

 

 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa
Argomenti:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *