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Enna. Un coro di no al deposito di scorie radioattive

Numerosi cittadini, rappresentanti delle associazioni e una discreta rappresentanza di uomini delle istituzioni: nella sera di lunedì 7 settembre ’15, la sala del Centro Polifunzionale di Enna si è riempita in occasione dell’incontro pubblico organizzato dal COTAS, Comitato Tutela Ambiente e Salute, sul tema: “Deposito Nazionale dei Rifiuti radioattivi e Carta delle aree potenzialmente idonee”. Presenti anche gli esponenti dei Comitati NO MUOS di Enna e Piazza Armerina.

 

Il presidente del COTAS, Tonino Palma, ha chiarito gli aspetti controversi e ancora poco chiari in merito all’allarme da più parti lanciato sul possibile utilizzo di miniere del nostro territorio come deposito di scorie radioattive. Ha evidenziato come in atto sia secretato lo studio della SOGIN, la società di Stato responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, che è stata incaricata dal governo di scegliere le aree idonee al deposito delle scorie alla luce del decreto n.31/2010,  bocciato a lungo nell’attuazione dal referendum antinucleare del 2011. Ha sottolineato come invece sia martellante la campagna di propaganda avviata dalla stessa Società per convincere i cittadini degli eventuali benefici in caso di non opposizione alla scelta nel proprio ambito territoriale. A tal proposito, ha reso pubblica la richiesta del Direttore della SOGIN di incontrare i cittadini dell’ennese per convincerli della bontà della scelta di accettare le scorie, richiesta rigettata durante il dibattito dai numerosi interventi.

Il rappresentante del Circolo Legambiente degli Erei, Giuseppe Maria Amato, ha illustrato gli aspetti tecnici e scientifici della questione, soffermandosi sulla relazione della SOGIN contenente i criteri di esclusione nell’individuazione dei siti e sulle procedure secretate. Ha introdotto molteplici spunti di riflessione sulle possibili contestazioni di scelte non conformi a quanto contenuto nella stessa relazione. Ha concluso soffermandosi sulla necessità di riflettere sul modello di sviluppo derivante da scelte che non tutelano l’ambiente e la salute

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