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Rifiuti campani in Marocco? Scatta la protesta

Polemiche e mobilitazioni in Marocco contro l’arrivo dalla Campania di duermilacinquecento tonnellate di rifiuti. Un’operazione frutto dell’amministrazione regionale campana guidata dal PD De Luca in collaborazione con il governo nazionale.

Una petizione on line sul sito Change.org chiede al ministero dell’ambiente di Rabat di annullare l’autorizzazione a incenerire rifiuti industriali provenienti dall’Italia nei centri di smaltimento del Marocco; i numerosi firmatari chiedono anche l’intervento diretto del governo marocchino perché il paese “non diventi il centro di raccolta della spazzatura internazionale”. La Coalition marocaine pour la justice climatique (CMJC), che raccoglie circa 150 associazioni in difesa dell’ambiente, a sua volta ha diramato sabato 2 luglio un comunicato che chiede al ministero di fornire spiegazioni trasparenti sull’operazione.
La Coalizione inoltre pretende che il governo marocchino renda pubblica la convenzione firmata tra il dipartimento all’Ambiente e l’associazione dei produttori di cemento per comprendere a fondo “il campo di applicazione e la sua conformità” alla legge che regola lo smaltimento dei rifiuti.

A preoccupare i cittadini e soprattutto le organizzazioni ambientaliste marocchine è il progetto di ottenere combustibile dai rifiuti, processo denominato in inglese refuse derived fuel, o RDF. I rifiuti in questione arriverebbero dal sito di smaltimento di Taverna del Re, tra la provincia di Caserta e quella di Napoli. Nei primi giorni di giugno il premier italiano Matteo Renzi aveva fatto visita alla discarica campana ed aveva promesso che in poco tempo le ecoballe sarebbero state smaltite, ma non aveva detto come.
Un accordo di tre anni farebbe alzare il carico di rifiuti a 5 milioni di tonnellate in totale, che finirebbero tutti nella zona agricola di El Jadida, nel nord del Marocco, dove i danni ambientali sarebbero devastanti.

Per il ministero dell’Ambiente marocchino invece è tutto regolare e non ci sarebbe da preoccuparsi. Si tratta, dicono, di “rifiuti non pericolosi, utilizzati come combustibile alternativo all’energia fossile, provenienti dai centri di smaltimento internazionali”. Sono scarti che, assicurano a Rabat, “non contaminano l’ambiente” e rappresentano anzi “un primo passo verso la collaborazione con gli altri centri di smaltimento europei, una sorta di test preliminare per sviluppare una filiera di produzione di RDF locali”.

Ma molti cittadini marocchini sono preoccupati e la tensione potrebbe salire. In poche ore la petizione è stata firmata da 12 mila persone.

Luca Fiore

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