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Un dibattito sulla crisi in Europa “visto dal basso”

Alcuni mesi fa è stata pubblicata dal settimanale tedesco Stern una lettera aperta agli amici greci, di un cittadino tedesco Walter Wuellenweber. Il tedesco apriva la discussione precisando che la Germania dopo aver salvato le banche adesso deve pure salvare la Grecia, mentre i greci invece di contribuire fanno sciopero.

Il tedesco ha precisato ai cari amici greci che dal 1981 apparteniamo tutti alla stessa famiglia, ma che mentre la Germania ha contribuito per far fronte alla crisi più di ogni altro paese al fondo di stabilità, sborsando circa 200 miliardi di euro, la Grecia ha ricevuto circa 100 miliardi di tale importo, cioè più di ogni altro paese della Unione Europea. E che, quindi, questa amicizia si sta facendo un po’ troppo costosa.

La teutonica reprimenda prosegue ricordando come non solo fin dall’introduzione dell’euro la Grecia non è mai riuscita a soddisfare i criteri di stabilità, ma che i greci hanno sperperato ingenti somme in beni di consumo, non hanno pagato le tasse, si sono opposti a qualsiasi misura per ridurre la spesa pubblica, insomma hanno fatto la bella vita per troppo tempo.

Insomma, continua il tedesco, nonostante i greci sono quelli che ci hanno mostrato la via della democrazia, della filosofia e anche dell’economia nazionale, oggi ci mostrano la strada sbagliata.

La settimana successiva, Stern ha pubblicato una lettera aperta di Georgios Psomas, dipendente pubblico greco. Il cittadino greco ha cominciato col precisare che appartenendo tutti alla stessa famiglia non si capisce  perché il suo stipendio di dipendente pubblico greco è di 1.000 euro mentre quello di un omologo tedesco è due, tre volte tanto.

E riguardo al costo eccessivo pagato dai tedeschi per coltivare questa ”amicizia”, ha ricordato i molti privilegi di cui gode il popolo tedesco in terra ellenica. Di come, grazie anche a cospicue tangenti versate dalle aziende tedesche ai politici greci, il popolo ellenico è tra i maggiori importatori dentro la UE, di beni di consumo prodotti in Germania. E lo stesso dicasi per l’importazione di tecnologia, armi, infrastrutture (due autostrade e due grandi aeroporti internazionali), telecomunicazioni, automobili ecc.

Infine visto che non bastano il duo Merkel-Sarkozy e la troika (UE,BCE,FMI) a promuovere la colonizzazione economica della Grecia e dell’Europa mediterranea, ma ci si mettono anche i singoli cittadini tedeschi a bacchettare i lavoratori e ad indicarli come i responsabili della crisi del “debito sovrano”, l’impiegato greco conclude la sua lettera ricordando che sono più di 50 anni che la Germania si ostina a non pagare il debito per i danni incommensurabili prodotti nella seconda guerra mondiale.

Il debito viene indicato in:  3,5 miliardi di dollari di prestito forzoso imposto alla Grecia dal terzo Reich durante l’intero periodo di occupazione e di 7,1 miliardi di dollari per la distruzione di interi villaggi, strade, ponti, ferrovie e porti che hanno prodotto la Wehrmacht e la Luftwaffe.

Per quanto ci riguarda esprimiamo simpatia e solidarietà al lavoratore greco e a ribadiamo la volontà di unire i lavoratori italiani, greci ed europei nella battaglia per il non pagamento del debito, e che semmai comincino i tedeschi a pagare il loro.

A cura della Commissione Internazionale della Rete dei Coministi

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