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Dove si racconta di curve, mentalità, fede e amore

Il sospetto che avessero istituzionalizzato dei luoghi in cui la violenza fosse un avvenimento “naturale”, bhè quello m’è venuto in seguito. La curva, spazio che vive chiuso in sè, fatalmente consegnato al rituale, che divora il tempo, poichè alla curva ci si consegna attraverso la messa a disposizione totale dei proprio giorni. Il paradigma che codifica e governa relazioni e comportamenti è definito: mentalità. La mentalità, dogma inviolabile. E’ attraverso la cd. mentalità che la curva diviene micidiale macchina di fabbricazione di corpi ubbidienti. La mentalità, norma non scritta ma inviolabile si innesta in complessi processi identitari, territoriali, nei desideri di inclusione e da quel punto di contatto produce una nuova forma di vita totalizzata. Non è un caso che molti termini rimandino all’idea di una realtà che si rapporta con un dogma. Il sentimento di fondo diviene quindi una fede . Ed ecco la curva, micidiale macchinario disciplinare attraverso cui le giovani generazioni apprendono le forme dell’obbedienza e della somministrazione della violenza: devi cantare quando te lo ordinano e quello che ti ordinano, saltare quando te lo ordinano, battere le mani quando te lo ordinano.

Nessuno ha mai concepito una ginnastica più efficace. Ai refrattari viene inflitta la somministrazione di una violenza che ha il suo senso profondo nella dimensione teatrale del suo esercizio: il corpo punito deve essere un esempio per tutti. Punito anche semplicemente perchè mangi un panino mentre è in corso la partita. La legge fondamentale deve teatralizzare la sua potenza attraverso l’inflizione, ciò è inevitabile.

Un’altra interessnte parola in uso per connotare il rapporto con la squadra è: amore.

Toni Negri mette nero su bianco: “E’ privo di senso lasciare l’amore ai preti, ai poeti ed agli psicoanalisti”, ed in effetti l’amore per la squadra può essere il telos su cui sviluppare rapporti sfuggenti alla codificazione disciplinare. L’amore come bomba ontologia, che manda all’aria la matrice dove ogni singola ubbidienza, ogni singola violenza è funzionale ad una logica. La distruzione che la bomba ontologica determina, restituisce autonomia, senso critico, capacità di creare comunità, profondità, senso dell’eversione costiuente, conflittualità, ed irriverenza, si irriverenza, quella stessa che lessi sul volto del grande Diego quando chiese ad un giornalista: ” …sai che cosa significa quando una squadra del sud mette sei goal alla squadra dell’Avv.Agnelli?”.

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