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Stati Uniti. Il prezzo della giustizia

Ad un mese dall’omicidio di Trayvon Martin, il ragazzo nero colpito a morte a Sanford, in Florida, da un vigilantes bianco nonostante fosse disarmato, si sta scatenando un’ondata di proteste gli Stati Uniti mentre alcuni giornali evocano lo spettro delle rivolte razziali. La notizia più recente è che il New Black Panther Party – che si dichiara erede della storica organizzazione rivoluzionaria a favore dei diritti degli afroamericani – ha messo una taglia da 10.000 dollari su George Zimmerman, il vigilante che ha sparato al ragazzo. Ma il NBPP precisa che lo vuole vivo, né morto né ferito, affinchè sia fatta verità e giustizia sull’omicidio del giovane Trayvon.

Guarda il video con la dichiarazione del leader del NBPP Michael Muhammed su: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&;v=eLiJ4k5QPNs#!

Nei giorni scorsi in varie città statunitensi ci sono state marcie e sit-in per chiedere giustizia e protestare contro il mancato arresto di Zimmerman. Il vigilante privato si è infatti appellato alla controversa legge della Florida “Stand Your Ground”, che permette di sparare per legittima difesa anche se ci si sente solo minacciati. In migliaia sono scesi in piazza a Sanford, Florida, in felpa e cappuccio per ricordare il Trayvon Martin, il diciassettenne di colore che un mese fa fu ucciso da una guardia volontaria mentre, disarmato, usciva da un negozio dopo aver comprato delle caramelle. Il giovane indossava proprio una felpa con cappuccio al momento dell’omicidio. I genitori del giovane Trayvon, dopo essersi rivolti agli attivisti di Occupy Wall Street, hanno partecipato alla manifestazione nella quale erano presenti anche il giocatore dei Baltimora Ravens (Nfl) Ray Lewis e l’ex stellla dei New York Knicks (Nba) Patrick Ewing. Nei giorni scorsi, diversi esponenti della comunità afroamericana avevano reso omaggio a Trayvon ed espresso la loro solidarietà alla famiglia del ragazzo che chiede con forza l’arresto dello sparatore. I giocatori della squadra di basket Miami Heat si sono fatti fotografare con cappuccio in testa e mani in tasca per denunciare i giornali che avevano dato la colpa al cappuccio indossato dal ragazzo con la vergognosa tesi che se “non l’avesse indossato, non sarebbe stato colpito”. Lo stesso Zimmerman, secondo quanto riportato dall’Orlando Sentinel, avrebbe detto alla polizia di essere sceso dalla sua auto per seguire un ragazzo di colore sospetto e con il cappuccio della felpa alzato che, a suo dire, si comportava in maniera strana, forse sotto l’effetto di qualche droga. Ma intanto l’omicida non è stato arrestato e nemmeno sottoposto ad una prova di droga o alcool e questo conferma che l’impunità è permessa dalle autorità.

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