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Scrittori israeliani contro Gunter Grass. Oz e Grossman per ora non firmano

Il presidente della Associazione degli Scrittori d’Israele, Herzl Hakak, ha diffuso un appello firmato da diversi colleghi nel quale si sollecitano i letterati del resto del mondo a condannare il recente poema del premio Nobel tedesco Guenter Grass: sferzante verso la politica israeliana nei confronti dell’Iran e denunciato da più parti come visceralmente anti-israeliano. L’appello, ripreso oggi dai diversi giornali in Israele, inviato al Pen Club internazionale e al Comitato per il Nobel, è sottoscritto da vari autori, il più noto e prevedibile dei quali è A.B. Yehoshua, mentre non ha ottenuto finora il sostegno degli altri due maggiori scrittori israeliani, Amos Oz e David Grossman. Hakak definisce i versi di Grass “vergognosi e immorali”.

L’Associazione degli scrittori ebrei in Israele ha chiesto a Pen International, l’associazione mondiale degli scrittori, di distanziarsi pubblicamente dal premio Nobel per la Letteratura Guenter Grass. Secondo il leader dell’associazione, Herzl Hakak sia il Pen international che il comitato del Nobel dovrebbero distanziarsi dallo scrittore tedesco. Grass è stato sottoposto al consueto anatema di “antisemitismo” dopo aver pubblicato la settimana scorsa su vari giornali europei una poesia in cui afferma che Israele minaccia la pace mondiale. Lo scrittore è stato dichiarato persona non grata in Israele. Secondo un copione assai noto, sperimentato e abusato, gli apparati sionisti si stanno mobilitando a tutti i livelli per ostracizzare lo scrittore progressista tedesco. Dopo le sue critiche a Israele la Spd tedesca ad esempio ha chiuso la porta in faccia a Guenter Grass, il quale da sempre ha sostenuto i socialdemocratici. Il responsabile amministrativo della Spd al Bundestag, Christian Lange, dichiara che dopo la pubblicazione della poesia del Nobel tedesco “Ciò che va detto” sulla ‘Sueddeutsche Zeitung’ “la questione dell’appoggio in campagna elettorale è chiusa”.

 

In solidarietà con Gunter Grass ripubblichiamo qui la sua poesia:

Quello che va detto

Perché taccio e passo sotto silenzio troppo a lungo
una cosa che è evidente e si è messa in pratica in giochi di guerra
alla fine dei quali, da sopravvissuti,
noi siamo al massimo delle note a piè di pagina.

Il diritto affermato ad un decisivo attacco preventivo
che potrebbe cancellare il popolo iraniano,
soggiogato da un fanfarone
e spinto alla gioia organizzata,
perché nella sfera di quanto gli è possibile realizzare
si sospetta la costruzione di una bomba atomica.

E allora perché proibisco a me stesso
di chiamare per nome l’altro paese,
in cui da anni — anche se si tratta di un segreto —
si dispone di crescenti capacità nucleari,
che rimangono fuori dal controllo perché mantenute
inaccessibili?

Un fatto tenuto genericamente nascosto:
a questo nascondere sottostà il mio silenzio.
Mi sento oppresso dal peso della menzogna
e costretto a sottostarvi, avendo ben presente la pena in cui si incorre
quando la si ignora:
il verdetto di “antisemitismo” è di uso normale.

Ora però, poiché da parte del mio paese,
un paese che di volta in volta ha l’esclusiva di certi crimini
che non hanno paragone, e di volta in volta è costretto a giustificarsi,
dovrebbe essere consegnato a Israele
un altro sommergibile
-di nuovo per puri scopi commerciali, anche se
con lingua svelta si parla di «riparazione»-
in grado di dirigere testate devastanti laddove
non è provata l’esistenza di una sola bomba atomica,
una forza probatoria che funziona da spauracchio,
dico quello che deve essere detto.

Ma perché ho taciuto fino ad ora?
Perché pensavo che le mie origini,
stigmatizzate da una macchia indelebile,
impedissero di aspettarsi questo dato di fatto
come una verità dichiarata dallo Stato d’Israele;
Stato d’Israele al quale sono e voglio restare legato.

Perché dico solo adesso,
da vecchio e col mio ultimo inchiostro,
che le armi nucleari di Israele minacciano
una pace mondiale già fragile?
Perché deve essere detto
quello che domani potrebbe essere troppo tardi per dire;
anche perché noi — come tedeschi già con sufficienti colpe a carico —
potremmo diventare quelli che hanno fornito i mezzi necessari ad un crimine
prevedibile, e nessuna delle solite scuse
varrebbe a cancellare questo.

E lo ammetto: non taccio più
perché sono stanco
dell’ipocrisia dell’Occidente; perché è auspicabile
che molti vogliano uscire dal silenzio,
che esortino alla rinuncia il promotore
del pericolo che si va prospettando
ed insistano anche perché
un controllo libero e senza limiti di tempo
del potenziale atomico israeliano
e delle installazioni nucleari iraniane
esercitato da un’organizzazione internazionale
sia consentito dai governi di entrambi i paesi.

Solo in questo modo per tutti, israeliani e palestinesi,
e più ancora per tutti gli uomini che vivono
da nemici confinanti in quella regione
occupata dalla follia
ci sarà una via d’uscita,
e alla fine anche per noi.

Gunter Grass

 

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1 Commento


  • Cristiano Tavassi

    Lo stato israeliano ha certamente esagerato… Ma Grass, perché ha fatto “outing” solo nel 2006? Avrebbe ricevuto il Nobel nel ’99, se solo si fosse saputo il suo passato? Credo che per la sua generazione sarebbe meglio continuare a tacere. Scomode verità? Sarebbe importante tenere sempre presente il pulpito da cui viene la predica. I nostri partigiani quelli come lui li avrebbero volentieri fucilati, anche se solo dei ragazzi. Non dimentichiamo cosa è stato il nazismo. Non dimentichiamo neanche che lo stato di Israele è governato da gente pericolosa, come d’altra parte, penso in misura maggiore, anche l’Iran.
    Ma non posso lasciar passare che un volontario SS parli di certe cose, per me è profondamente immorale.

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