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Russia. Le Pussy Riot non chiedono la grazia

Su Facebook intanto qualcuno propone “Facciamolo anche a San Pietro”. Non siamo affatto sicuri che la solidarietà sarebbe altrettanto ampia.
Le tre componenti della band punk Pussy Riot, condannate a due anni di carcere per aver dato vita ad una performance musicale contro Vladimir Putin nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, non chiederanno la grazia al presidente. Lo ha confermato all’Afp uno dei legali delle ragazze. “Le nostre clienti non chiederanno la grazia” ha detto l’avvocato Nikolai Polozov. “Letteralmente le loro parole sono state: che vadano all’inferno con la loro grazia” ha aggiunto. Le tre musiciste Maria Alekhina, Nadezhda Tolokonnikova e Ekaterina Samutsevich venerdì sono condannate a due anni di carcere dal tribunale di Mosca per “teppismo motivato da odio religioso”.

La prima protesta organizzata ieri a Mosca contro la sentenza, ha raccolto appena cinquecento persone, secondo le stime di giornalisti indipendenti presenti sul posto. Una ragazza che indossava un passamontagna bianco, simbolo della band punk femminista cui appartengono le imputate è stata fermata. Una corrispondenza dell’agenzia Agi da voce alle valutazioni contrastanti sul beneficio che la vicenda delle Pussy Riot potrebbe portare all’opposizione contro Putin. “Il controverso caso Pussy Riot”, ha spiegato dal canto suo al quotidiano ‘Vedomosti’ Alexei Grazhdankin, vice direttore del Centro ‘Levada’, importante istituto demoscopico, “non servira’ a dare nuova vita alle proteste nate questo inverno, e che hanno unito cittadini di credo politico e religioso differente. Le persone sono pronte a scendere in prima linea solo per cio’ che si ripercuote direttamente sulla loro vita presente e sulle prospettive future”: e non e’ questo il caso, ha aggiunto Grazhdankin. Per questo il Cremlino sembra tranquillo. Come hanno riferito in via riservata fonti nell’amministrazione presidenziale, sempre a ‘Vedomosti’, la leadership politica e’ convinta che nonostante i problemi creati dal caso all’immagine della Russia, la storia delle Pussy Riot potrebbe anzi giocare a vantaggio delle autorita’ al potere, privando il movimento di opposizione della sua componente piu’ moderata, famiglie e pensionati, e di quella piu’ attiva, i nazionalisti, da sempre legati alla causa ortodossa. La prossima manifestazione di massa dopo la ‘pausa estiva’ e’ prevista comunque per il 15 settembre prossimo, e si svolgera’ ancora una volta a Mosca.

La sentenza è stata definita ‘sproporzionata’ dal governo di Washington e dall’Unione Europea. Polozov ha detto che la difesa intende presentare appello non appena avrà copia del verdetto. In Italia circola l’idea – soprattutto su Facebook – di andare a fare altrettanto sull’altare di San Pietro “per vedere di nascosto l’effetto che fa”. L’incognita è sapere se si finirà nelle carceri vaticane “insieme al maggiordomo” oppure in quelle italiane già assai sovraffollate da poveri cristi. Il coro di esecrazione per l’eventuale performance sul Sacro Soglio sarebbe ampiamente bipartizan e si accettano scommesse sull’assordante silenzio che arriverebbe sia dal governo di Washington che dall’Unione Europea.

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