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Il congresso di Futurologia

Un astronauta è invitato come ospite all’interno di un mastodontico palazzo all’interno del quale viene svolto l’ottavo Congresso di Futurologia, un evento a cui prendono parte i più grandi futurologi di tutto il mondo. Di cosa si parla? Beh, gli insoliti studiosi daranno sfogo a tutta la loro fantasia immaginando come potrebbe essere il mondo fra un secolo, due secoli, un millennio. Il congresso si svolge in Costa Rica, dove da giorni infiamma la rivolta. Proprio per sedare i rivoltosi vengono rilasciate delle sostanze psicoattive nell’atmosfera che però porteranno il protagonista a compiere dei viaggi allucinogeni che riempiranno l’intero romanzo. Lo sventurato protagonista scoprirà di essere all’interno di un sistema di scatole cinesi allucinatorie: annullato l’effetto di una droga, scoprirà di essere sotto l’effetto di un’altra meno potente e così via fino a scoprire la nuda e cruda realtà alla fine del tunnel, una realtà terrificamente sotto molti punti di vista. “Quando non è possibile modificare la realtà bisogna offuscarla: è l’ultimo dovere umanitario che ci rimane” dirà uno dei personaggi a un certo punto del testo. Nel suo viaggio il nostro astronauta incontrerà persone, esseri e luoghi che più strani non si può, soddisfacendo i peggiori drogati di fantasia in circolazione.
La storia è scritta in modo magistrale. Qualcuno potrebbe obiettare che è un po’ troppo monotematica, perché in realtà nel libro non c’è altro se non una serie di viaggi allucinati compiuti dal protagonista. In realtà è proprio questa la forza del romanzo. A un certo punto non si capisce più quando un fatto è reale o un’allucinazione, facendo venire seri dubbi anche nel finale. E’ un finale vero, o il protagonista è ancora sotto i fumi della droga? Quale può essere il senso di una siffatta narrazione? Che la vita non è altro che uno stato mentale? Può darsi. Un tema, questo, trattato anche nel celebre film Oltre il giardino di Hal Hashby. Gran bel film. Del resto se qualcosa, dentro di noi, cambia, o per l’effetto di droghe o per fenomeni tipo Matrix o semplicemente per misteriosi fenomeni psicologici, come possiamo accorgerci che quel che stiamo vedendo sia irreale? D’altro canto, è importante che i fatti accaduti siano frutto di qualche funghetto psichedelico o faccia parte della realtà? O magari è meglio godersi ciò che vediamo senza farci troppe domande? Chissà. Surrealismo a parte, Il congresso di futurologia è impostato in maniera del tutto burlesca, ricordando un po’ il modo di scrivere del nostro Stefano Benni, quindi non so quanto sia da prendere sul serio. La narrazione è caratterizzata da dialoghi che raggiungono picchi esilaranti, inframmezzati da continui colpi scena alcuni dei quali sfociano nell’horror e nella distopia più sfrenata. Insomma, la lettura fornisce un bel bagaglio di sensazioni.

Stanislaw Lem, polacco, è considerato uno dei massimi scrittori di narrativa fantastica dell’ultimo secolo. E’ conosciuto soprattutto per il libro Solaris, romanzo senza né capo né coda per la cui scrittura, ha dichiarato lo stesso Lem, l’autore si è lasciato guidare dal suo inconscio senza pensare troppo a dare delle spiegazioni alla trama. Dal libro Solaris è stato ispirato il regista russo Tarkovskij per girare l’omonimo film capolavoro. Scadente il remake del 2002 con George Clooney protagonista. La vita di Stanislaw Lem è un romanzo essa stessa. Nato nel 1921 a Leopoli, intraprende inizialmente gli studi filosofici. Successivamente si iscrive a medicina ma è costretto a interrompere gli studi a causa dell’occupazione nazista (era di religione ebraica); ripresa l’università e laureatosi come medico, abbandona la medicina per dedicarsi alle scienze biologiche e cibernetiche, fondando in seguito l’Accademia di Cibernetica e Astronautica. Di recente Google ha dedicato l’home page al celebre scrittore, scomparso nel 2006 all’età di ottantaquattro anni.

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