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Bergoglio, lo spacciatore di oppio dei popoli

Quella maledetta sera di marzo tutti ci aspettavamo che su piazza San Pietro si sarebbe affacciato Angelo Scola, o comunque un cardinale arcigno e crudele, un implacabile che si sarebbe lanciato in una lotta senza esclusione di colpi contro il secolarismo, che si sarebbe dato un nome tipo Leone XIV, o comunque qualcosa di abbastanza cattivo da convincere il mondo che, in un modo o nell’altro, il dogma è ancora vivo e la parola di Dio non è uno scherzetto. Non il ritorno alla messa in latino, ma almeno un rigido pensatore à la Ratzinger, un uomo incapace di parlare ai cattolici – tanto è inutile – ma perfettamente in grado di produrre qualcosa di rilevante in termini di profondità teologica.

E invece no, quella maledetta sera di marzo, su piazza San Pietro si è affacciato un argentino con il nome da stopper del Genoa. Jeorge Mario Bergoglio ha salutato la folla con un cordiale «buonasera», ha parlato dell’Argentina come «mondo alla fine del mondo» manco fosse Sepùlveda e si è dato il nome di Francesco, come il santo che rinunciò a tutto per andare a parlare con gli uccellini nella selvaggia Umbria duecentesca.

Ecco, la verità è che, per l’ennesima volta, li avevamo sottovalutati. Ci hanno fregato con un Papa buono, che, di fatto, sta simpatico a tutti, anche agli atei più atei. E continuerà a stare simpatico anche quando si scaglierà contro i gay, la ricerca, il nostro modo di vivere. Si chiama evangelizzazione: va avanti da duemila anni e, piaccia o no, sta sempre almeno un passo davanti a noi.

Ludwig Wittgenstein diceva che il mondo è la totalità dei fatti, non delle cose. Quindi, quando Bergoglio va a Lampedusa per dire che «la società dei consumi ha portato a una globalizzazione dell’indifferenza», non s’intende che donerà tutti i beni della Chiesa ai meno abbienti. Nemmeno che farà qualcosa per combattere la globalizzazione della sofferenza: è solo propaganda. Se un potente segnala un problema, non è detto che si stia battendo per risolverlo. Bergoglio, da buon gesuita, lo sa e sa vendere benissimo la propria immagine, con il brand chiaramente visibile a tutti: «Chiesa Cattolica, noi siamo il bene». Malgrado i libri di storia dicano il contrario, la facciata del credo più diffuso del mondo rimane sempre candida agli occhi di fedeli e non, ora più che mai.

La chiave per colmare il gap della dialettica negativa  – l’insormontabile scarto tra la logica e la realtà, tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere – è nei termini puramente concettuali emersi in questi primi mesi di pontificato targato Francesco. Il concetto più espresso, fino a questo momento, riguarda la magnificazione della povertà. Sui giornali e nell’immaginario collettivo, questo passa come «il Papa sta con i poveri», in realtà l’elogio della povertà è una delle affermazioni più ideologiche e reazionarie degli ultimi secoli. Oltretevere lo sanno che la povertà non è un valore ma uno schifo? Lo sanno che la gente, in maniera sempre maggiore, si suicida perché si vergogna della propria miseria?

Domande retoriche, ma una risposta c’è: sì, lo sanno. Per questo magnificano il concetto di povertà, perché i poveri si sentano socialmente migliori di quello che sono, anche se in realtà questo non è vero. La società (post)industriale avanzata emargina chi ha meno, e questo è un fatto. Santificare «l’avere meno» è un modo perché tutto rimanga com’è, perché non succeda niente, perché chi ha sempre meno non si ribelli mai a chi ha di più. La Storia, per la Chiesa, non è Storia di lotta di classe. Francesco ne è consapevole, e allora bara. È uno spacciatore di oppio dei popoli. E per certi usi Marx torna utile solo adesso, ché il comunismo storico è quasi scomparso dalla faccia della terra.

Joseph Ratzinger era politicamente inaccettabile. Ma era chiaro, non barava. Lui, con una profondità teologica effettivamente non comune, portava avanti le crociate di sempre. Perché la Chiesa è quello che è e non può essere diversa, è un’entità irriformabile, scolpita nel tempo. Dogmatica per definizione. Nell’enciclica scritta a quattro mani da Francesco e Benedetto questo particolare emerge con chiarezza: il primo parla di Madre Teresa di Calcutta – emblema di bontà e sacrificio –, il secondo si lancia in un corpo a corpo con Dostoevskij sul significato di Cristo in Croce. Questo non solo ci chiarisce che Ratzinger è un teologo, mentre Bergoglio è “solo” un parroco; ma ci dà anche un’idea del fatto che mentre il tedesco punta a un predominio teorico – dunque, preferibile anche in termini di dibattito –, l’argentino sfrutta la potenza di fuoco di un’istituzione mastodontica come la Chiesa per affermare un discorso prettamente politico e mantenere lo stato delle cose così com’è: proclamare il cambiamento per non attuarlo mai. Cambiare una religione è impossibile, dacché questa si basa su presupposti immutabili. Tutto il resto è soltanto propaganda.

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12 Commenti


  • maria laura cattinari

    è di una evidenza lapalissiana: predica il cambiamento per meglio mantenere lo status quo, proprio come i nostri politici da molti anni fanno… E’ “bellissimo” sentire questo papa che si è dato ilnome di Francesco, predicare la povertà con gli stessi paramenti e lussi di sempre, suoi e dei suoi.


  • sax

    ho l’impressione che sappia avvalersi molto bene dei media come wojtyla ma spero che non sia uguale e che inizi un reale cambiamento nella Chiesa a cominciare dallo IOR, il tempo ci dirà meglio quali sono le vere intenzioni di questo Papa. Per adesso sono pessimista tendente alla speranza


  • Antonio Calabria

    Mah, questo trafiletto, assecondato dall’unico commento, peraltro non riscontrabile nelle azioni di Bergoglio sinora, mi fa pensare che abbiate paura di ciò che Bergoglio può mettere in atto o almeno innescare. Almeno siete coerenti nel vostro disappunto che non c’è invece di lui un papa Gelasio o Gregorio, o Leone, o un altro maledetto Pio.
    Dirò anche che una delle prime impressioni che il trafiletto mi ha dato è stato di una certa isteria. In ogni caso, vedremo. Io temo invece che a Francesco capiterà come a Gian Paolo I.
    Ma sappiamo tutti che ” Hegel remarks somewhere that all great, world-historical facts and personages occur, as it were, twice. He has forgotten to add: the first time as tragedy, the second as farce.” (Karl Marx, “The Eighteenth Brumaire of Louis Bonaparte,” in Robert C. Tucker, THE MARX-ENGELS READER, New York, Norton, 1978, p. 594).


  • Luca

    Solo il fatto che parli dei preti pedofili, che li condanni moralmente e cerchi di smantellare la lobby dei preti gay è segno che la chiesa stà provando a scendere dalla pianta spogliandosi della veste (autoproclamata) di portatori del lume della ragione umanizzando molto i suoi componenti.. Poi si può essere atei fin che si vuole ed io non ho nulla da eccepire, negare il cambiamento che cerca di dare ad una istituzione potentissima e forte di 2000 ann di angherie verso l’umanità è da solito “complottista” che a modo suo è una religione cieca quasi quanto quella dei cardinali..


  • gianluigi fogacci

    Beh secondo questo articolo si stava meglio quando si stava peggio,un po’ come i pentastellati che dicono che che il Pd è uguale al PDL anzi peggio perchè almeno il PDL è meno ipocrita. Io la penso diversamente ;preferisco stare meglio che peggio e quello che ha detto e fatto oggi Bergoglio(benvenga il nome da stopper) è ,che vi piaccia o no, senza precedenti e pazientate se in qualcuno ,me per esempio ha infuso speranza. Non sono così ingenuo da pensare che domani Francesco faccia uno spot per la fecondazione assistita o per la clonazione di qualche pecora ,ma chissà le vie del Signore sono infinite e non mi stupirei poi troppo di vederlo con un condom in mano per una pubblicità contro la diffusione dell’Aids ,dopotutto Don Gallo ,anche lui un prete ,l’ha fatto .


  • aldo

    In questo momento specifico al potere serve questo papa.
    Quello polacco servì per accelerare la caduta del muro d’oltrecortina con grandi promesse di libertà per tutti quei popoli.Libertà che non avvenne e che molti di quei popoli dovettero immigrarare altrove per poter mangiare e continuare a vivere. Adesso che quei popoli stanno intasando l’occidente e non ci sono alternative per loro,si ricorre a questo papa per convincere il mondo, ma soprattutto gli italiani all’impegno all’accoglienza.Ma il mondo sta scoppiando e si vuole impedire che i popoli si ribellino nel verso giusto… Intanto non so perchè questo papa non non attinga dal pozzo dello Ior fondi necessari al sostentamento di questa gente supersfruttata.Un’altro papa che parla bene ma razzola male. In questo mondo pare che ciò sia normale.


  • luciano

    Si, il partito di Epifani è peggio del partito di Alfano! E’il referente principale dell’oligarchia che sta devastando il futuro di milioni di persone.Un consiglio al piddino che vaneggia del meglio e del peggio:si vada a rileggere “Il Gattopardo”di Tomasi di Lampedusa”,lì ci troverà le risposte all’attuale comportamento delle gerarchie ecclesiastiche e del “suo governo”!!


  • pietro campioni

    fatemi il nome di un papa che ha lasciato qualcosa di veramente importante per i suoi fedeli, a chiacchiere sono tutti bravi, studiano per questo, ma nella pratica cosa ne resta? solo parole, certo anche le parole sono importanti ma, si direbbe in volgo…. non riempiono la pancia di milioni di persone che quotidianamente muoiono di fame nel senso più crudo del termine. ce ne fosse uno di papa che dicesse, va bene, siccome credo nell’amore per il prossimo ho deciso di vendere tutte le ricchezze inutili e con il ricavato combattere la fame nel mondo……….. se. buonanotte. ecco perché dico che sono tutti uguali, da 2000 anni in qua non è cambiato nulla, personalmente dico che “ci stanno o meno non me ne può fregà de meno “.


  • Trentin

    A mio parere questo articolo fa solo i conti con gli atei, o meglio illustra una visione del papa a chi è fuori dalla Chiesta Cattolica (S.P.A.)

    Neanch’io credo che questo papa possa portare cambiamenti all’attività ed al comportamento della Chiesa, però può forse smuovere le coscienze dei cattolici razzisti, che fino a ieri magari andavano in chiesa ma si permettevano di lamentarsi dei migranti se non addirittura di augurare loro di non arrivare in Italia con i loro viaggi disperati.
    Con la sua visita a Lampedusa ha fatto sì un’ottima operazione di marketing, ma mi auguro che abbia anche dato un ottimo insegnamento ai suoi.


  • Agostino Marrella

    Che Jorge Mario Bergoglio voglia/sappia veramente riformare la Chiesa Cattolica Vaticana – istituzione “graniticamente” temporale e ideologica – è questione che riguarda soltanto gli aderenti a tale organizzazione religiosa. Egli, tuttavia, è assai interessante sotto il profilo della comunicazione che sembra saper adoperare al pari di Karol Jòzef Wojtyla, ma, rispetto a quest’ultimo, con una “abilità aggiunta”: i toni sommessi intrisi di pathos e l’apparente assenza di ogni iattanza intellettuale che riescono persino a suggerire l’idea che anche un Papa “gesuitico” possa… credere in Dio.


  • PPSH41

    E’ deprimente quanti ‘religiosi’ si dichiarino tali nei commenti sopra ed in FB. La chiesa và eliminata, dispersa e demolito ogni relitto di misticità (no ‘spiritualità’).
    Per gli anticomunisti che sempre sopra si dichiarano tali:
    a P.le Loreto quanto prima.


  • pugacioff

    Mi chiedo chi piloti così bene i conclavi. Se tutte le cose dette fossero vere dietro ci deve essere un’eminenza grigia notevole capace di far eleggere sempre la persona giusta al momento giusto. Me lo sono chiesto al momento dell’elezione e l’articolo e i vari post mi confermano la sensazione che dietro ci sia qualcuno di “diabolicamente” intelligente

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