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Se il revisionismo storico si fa strada in qualche anfratto dell’Anpi

Dove c’è il Pd “infiltrato”, lì si fa strada il revisionismo storico, camuffato in molti modi ma riconoscibilissimo da un semplice dettaglio: la Resistenza è stata un crimine. Non si dice apertamente così per quella italiana (in fondo la Costituzione e la Repubblica sono nate con una discriminante antifascista chiara, anche se sempre meno rispettata dai “custodi della Costituzione” in carica), ma quella jugoslava (e comunista) diverntano la cartina tornasole della falsificazione intenzionale, voluta, scientemente perseguita. Spiace che la rivista dell’Anpi, complica forse un rinnovamente non ben meditato della redazione o i diversivi “berlusconiani” che occludono l’attenzione generale, abbia ospitato un “prodotto” di questa subcultura.

Qui sotto la denuncia di Claudia Cernigoi, apprezzata e competente storica, allibita quanto noi da questa constatazione.

 

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Cari compagni, nella mia decennale attività di antifascista, giornalista e storica (nell’ordine), ho ricevuto tanti e tali attacchi da parte fascista che ormai non ci faccio più caso. I siti nostalgici del ventennio, razzisti, xenofobi, come i blog neofascisti, pullulano di insulti ed attacchi alla mia persona, ci ho fatto l’abitudine. Però permettetemi di osservare che sono rimasta non solo basita, ma costernata, dal fatto di dover leggere sulla rivista della “mia” Anpi, associazione alla quale sono da anni iscritta e con la quale collaboro in modo continuativo e produttivo, una lettera firmata da un signor Paolo Petronio (lettera che riporto in calce), che dopo avere asserito che la colpa dell’esodo dall’Istria è del fascismo (per darsi, immagino, una patente di democratico), si lancia in un attacco del tutto gratuito ed insultante nei confronti miei e della storica Alessandra Kersevan, che non è solo la mia editrice ma anche una compagna con la quale collaboro. 
Il signor Petronio, del quale non sono note le competenze in materia storiografica, si arroga il diritto di scrivere che “La Kersevan e la Cernigoj sono slovene e vengono definite storiche” come se essere “slovene” (che poi non lo siamo, ma questo ha un’importanza relativa) sia incompatibile con l’essere “storiche”, e prosegue invitando l’Anpi a non invitarci più a parlare di storia del confine orientale, perché, secondo la sua opinione, noi saremmo “speculari” ai fascisti nel modo di fare storia.

Petronio ci accusa di non fare storia. Dimostri dove abbiamo detto delle falsità, ma lo dimostri documenti alla mano, come abbiamo fatto noi scrivendo di storia citando documenti e non chiacchiere o “leggende metropolitane”.
Lo ripeto, sono abituata a leggere attacchi di questo tipo sulla stampa fascista e neoirredentista. Ma che “Patria indipendente” pubblichi un intervento diffamatorio ed insultante come questo, che trasuda razzismo e livore, e che lo pubblichi senza neppure una riga di commento, come se lo condividesse, davvero, non me lo sarei mai aspettato. 
 
Desolata e delusa, ma convinta a proseguire sulla strada della verità storica

 
Claudia Cernigoi
Trieste
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Mi chiamo Piero Petronio, sono nato il 12.4.1941 a Pirano (provincia di Pola) a 30 km da Trieste. La mia famiglia, dopo l’occupazione dell’Istria da parte degli jugoslavi, ha scelto di fuggire in Italia perché la nostra vita era in pericolo. Sono convinto, perché ho studiato una vita l’argomento, che la colpa della tragedia degli istriani sia solo e soltanto del fascismo italiano. In Istria italiani e slavi convivevano da sempre, e senza l’intervento violento del fascismo e dell’invasione della Jugoslavia da parte dell’Italia non si sarebbe scatenato l’odio da entrambe le parti.


Detto questo non sopporto né la Giornata del ricordo, né la scatenata campagna da parte dei fascisti e loro fiancheggiatori, né le campagne fatte dalle sedicenti storiche Alessandra Kersevan e Claudia Cernigoj. La Giornata del ricordo è ipocrita, non parla della storia della Venezia Giulia sotto il fascismo, non parla della guerra in Jugoslavia. Dà un contentino di retorica agli esuli della Venezia Giulia il cui sacrificio è stato ignorato o disprezzato e dà un pretesto ai fascisti di ieri e di oggi per cancellare le loro colpe. La Kersevan e la Cernigoj sono slovene e vengono definite storiche: ma se si leggono i loro libri è evidente che il loro scopo è di nascondere o sminuire i massacri compiuti dai partigiani di Tito. Il comunismo jugoslavo fu, sotto un’apparente maschera di internazionalismo, un nazionalismo prevaricatore che volle soggiogare gli oppositori che fossero italiani, croati, austriaci o macedoni e kosovari.


La tecnica da Kersevan e Cernigoj è speculare a quella dei fascisti italiani di porre l’enfasi sui crimini altrui. I fascisti gonfiano il numero degli esuli che fu probabilmente di 200.000-250.000 fino a 410.000 (padre Flaminio Rocchi), gli infoibati tra 15.000 e 60.000, mentre furono probabilmente 5.000. Gli slavi tentano di togliersi di dosso l’infamia delle foibe mettendo in evidenza i crimini dell’esercito italiano in Jugoslavia (tutti veri e provati anche da storici italiani) e contemporaneamente attribuiscono le poche vittime (solo centinaia) alla vendetta popolare (Kersevan) mentre per Cernigoj è un complotto mediatico e ci ricorda tanto i negazionisti della Shoah.


Ho visto che l’ANPI fa delle manifestazioni presentando queste due signore soltanto. Secondo me così si allontana ancor più la conoscenza della verità, non si fa una seria analisi del passato: a Roma c’è la Fondazione Gramsci con i suoi grandi archivi. La verità è lì, va studiata e divulgata. È totalmente errato affidare ad occhi chiusi ad altri, come Kersevan e Cernigoj, quello che bisogna studiare da sé.


Chi ha scritto libri seriamente documentati sul fascismo nella Venezia Giulia, la guerra, le foibe e l’esodo, si chiamano Roberto Spazzali, Raoul Pupo, Elio Apih, Enzo Collotti, Davide Rodogno, Marina Cattaruzza, Guido Rumici, Guido Crainz ecc. Chiamate questi storici a spiegare quello che è successo.


Questa operazione di recupero della memoria va fatta, specialmente perché il pensiero va ai comunisti triestini come Luigi Frausin, Medaglia d’Oro della Resistenza che non voleva cedere Trieste agli jugoslavi. Nel 1944 gli jugoslavi indicarono alla Gestapo il suo nascondiglio.


Piero Petronio

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1 Commento


  • Daniele

    Nulla di strano: il livore degli “esuli” istriani si accompagna da sempre alle strombazzate neofasciste e veterofasciste, ma su una cosa ha ragione: bisogna cancellare la giornata del ricordo perchè i partigiani yugoslavi hanno fate bene con le foibe, sempre che siano stati i partigiani yugoslavi…..

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