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Noa. Una rassicurante agente degli apparati ideologici dello Stato israeliano

La cantante israeliana Noa si esibisce in Sicilia e compare in una foto mentre sventola una bandiera No Muos. Ma i comitati impegnati nella lotta contro la militarizzazione respingono questa sgradita sponsorizzazione, mentre il Forum Palestina rammenta, a cinque anni dall’operazione Piombo Fuso contro Gaza, la dichiarazione rilasciata allora dalla cantante israeliana. E’ facile darsi l’immagine di ambasciatori di pace quando nei momenti decisivi ci si schiera per la guerra.

Noa con i No Muos? No, grazie!

Il comitato NoMuos di Catania esprime la propria disapprovazione dinanzi al gesto della cantante Achinoam Nini – meglio nota come Noa –, ritratta in una fotografia mentre sventola orgogliosa la bandiera simbolo della nostra lotta. Non abbiamo bisogno di questi sponsor che da un lato predicano la pace, mentre dall’altro, nei fatti, spingono verso soluzioni militariste dei conflitti geopolitici.

Il No MUOS è un simbolo di lotta concreta per la solidarietà tra i popoli, intrinsecamente antimilitarista, che non fa sconti a nessuno e non accetta compromessi di alcun genere quando si parla di guerra. Noi siamo contro l’uso delle armi in qualsiasi contesto e in qualsiasi situazione.

Come attivisti No MUOS ci sentiamo profondamente offesi e indignati da questo gesto, non accettiamo assolutamente di essere associati ad una figura la cui biografia ha delle notevoli zone d’ombra.

Per prima cosa, la nostra “messaggera di pace” ha prestato servizio obbligatorio nell’esercito israeliano. Avrebbe potuto benissimo schierarsi con quei giovani israeliani (Refusenik) che rifiutano di svolgere interventi nei Territori Occupati, condannandosi al carcere e allo stigma sociale, ma evidentemente all’epoca non aveva ancora maturato la sua scelta pacifista.

Sarà forse per questo che, ravvedutasi sulla via di Damasco, durante la famosa operazione “Piombo fuso” a Gaza del 2009, scrisse una lettera aperta alla popolazione palestinese, in cui non mancò di definire Hamas come un cancro da estirpare con ogni mezzo, in quanto vessillo del fanatismo e dell’integralismo, giustificando così l’intervento israeliano doloroso ma necessario.

Questa “operazione chirurgica” di guerra – come amano definirla le sanguisughe dei Mass media – costò la vita (secondo stime ufficiali) a 1500 palestinesi, di cui 500 tra donne e bambini.

Il MUOS è uno strumento di guerra dell’esercito USA, il cui scopo sarà quello di essere impiegato nello scenario mediorientale, al servizio anche di Israele, che giorno dopo giorno allarga la sua sfera di influenza sugli scarsi territori palestinesi, attraverso “chirurgiche” operazioni, rinchiudendo due milioni di esseri umani nella prigione a cielo aperto di Gaza.

Cui prodest Noa?

Noi crediamo che Noa sia a conoscenza di tutto questo, che sappia a cosa serva il MUOS, che conosca benissimo l’utilizzo che sarà fatto di questo impianto: guidare i Droni che bombarderanno anche i territori palestinesi.

Nell’ambito di una solidarietà fasulla, Noa è la testimonial delle peggiori nefandezze compiute all’insegna dei diritti umani. Una “funzionaria intellettuale” dell’egemonia israeliana – facendole dei complimenti – il cui compito precipuo è quello di imbellettare e confezionare, per noi occidentali, una versione sterilizzata della verità sulla questione palestinese, che vede questi ultimi vittime del fanatismo religioso di Hamas, prigionieri di un’organizzazione intransigente verso Israele. Come se Hamas impedisse, ai Gazawi, di venire incontro alla mano amica del governo israeliano. Quella mano tesa che non aspetta altro, di modo che possa compiere con maggiore efficienza il genocidio che sta perpetrando da oltre mezzo secolo su una popolazione sempre più ridotta alla miseria e alla disperazione. Gli attivisti No MUOS, ribadendo la propria solidarietà internazionalista con la resistenza del popolo palestinese, denunciano questo tentativo di strumentalizzazione, soprattutto in occasione dell’apertura di un centro di accoglienza per rifugiati: un paradosso stridente e difficilmente sopportabile.

Comitato di base NoMuos/NoSigonella – Catania

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Noa, una rassicurante agente degli apparati ideologici dello Stato di Israele

Nel gennaio di cinque anni fa, mentre i bombardieri, le navi da guerra e l’artiglieria israeliana rovesciavano sulla povera gente di Gaza l’operazione “Piombo Fuso” con migliaia di tonnellate di bombe, missili e fosforo bianco, la cantante israeliana Noa fece pubblicare una sua “lettera aperta” ai Palestinesi in cui scriveva: “Io so che nel profondo del vostro cuore desiderate la morte di questa bestia chiamata Hamas che vi ha terrorizzato e massacrato, che ha trasformato Gaza in un cumulo di spazzatura fatto di povertà, malattia e miseria”. Aggiungendo poi: “Posso soltanto augurarvi che Israele faccia il lavoro che tutti noi sappiamo deve esser fatto, e vi sbarazzi definitivamente da questo cancro, questo virus, questo mostro chiamato fanatismo, oggi chiamato Hamas. E che questi assassini scoprano quanta poca compassione possa esistere nei loro cuori e cessino di usare voi e i vostri bambini come scudi umani per la loro vigliaccheria e i loro crimini”.
E’ amaro constatare che l’augurio di Noa venne esaudito. L’esercito israeliano si è “sbarazzato” di 1500 palestinesi, fra cui 400 bambini, fra cui oltre 100 donne, provocando anche più di 5000 feriti e riducendo Gaza a un cumulo di macerie.
Alla lettera di Noa rispose il regista israeliano Udi Aloni, scrivendole: “Cara Achinoam Nini (è il vero nome di Noa), ho scelto di rispondere a te e non all’intera destra rabbiosa, perché credo che il tradimento del campo della pace superi il danno causato dalla destra di migliaia di volte. (…) Tu ruoti gli occhi, usi le tue parole d’amore al servizio dei tuo popolo conquistatore e chiedi ai Palestinesi di arrendersi con voce tenera. Tu dai ad Israele il ruolo di liberatore. Ad Israele – che, per oltre 60 anni, li ha occupati e umiliati.” E ancora: “Abbiamo coperto i loro cielo con i jet da combattimento, svettanti come angeli dell’inferno e seminando morte a caso. Di quale speranza stai parlando? Abbiamo distrutto ogni possibilità di moderazione e di vita in comune nel momento in cui abbiamo saccheggiato la loro terra, mentre eravamo seduti con loro al tavolo del negoziato. Possiamo avere parlato di pace, ma li abbiamo derubati anche degli occhi. Essi volevano la terra data loro dal diritto internazionale, e noi abbiamo parlato in nome di Dio.”
Cinque anni dopo i 1.500 morti e gli oltre 5.000 invalidi provocati dall’operazione Piombo Fuso, la Striscia di Gaza è ancora assediata, è ancora impedito l’ingresso degli aiuti umanitari, inclusa una delegazione italiana che proprio in questi giorni si sarebbe dovuta recare all’ospedale Al Awda e nei campi profughi  palestinesi nella Striscia di Gaza.
Per questi motivi, il concerto di Noa a Palermo è una vergogna, e il fatto che sia stato organizzato all’insegna della pace e dell’incontro fra mondi diversi, con tanto di bandiera No Muos alle spalle è un vergognoso inganno.
Gli apparati ideologici dello Stato di Israele si sono dimostrati molto spregiudicati e abilissimi nel presentare la mano sinistra della pace per nascondere la mano destra dell’occupazione coloniale dei Territori Palestinesi e dell’apartheid. Nei momenti di distensione è facile essere messaggeri di pace, ma è nei momenti decisivi che lo schierarsi con la pace o con la guerra, con l’autodeterminazione o l’oppressione fa la differenza.
 
Il Forum Palestina  

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