Menu

Roberto Scialabba. Un ricordo per rendergli giustizia

Il 28 febbraio del 1978 un commando dei fascisti dei Nar uccideva a Roma il compagno Roberto Scialabba. Oggi a Roma un corteo lo ricorderà per le strade del quartiere di Cinecittà e verrà realizzato un murales per Roberto. Sabato scorso migliaia di persone avevano sfilato per le strade di Montesacro per ricordare invece Valerio Verbano, ucciso dai fascisti il 22 febbraio del 1980.

 

Un po’ di storia ci aiuta a comprendere le ragioni di questa manifestazione che, grazie ad alcuni compagni del territorio, da alcuni anni è tornata ad essere celebrata per non lasciare nessuno spazio bianco nella memoria storica e mantenere attivo l’antifascismo militante.

 

Sabato scorso in piazza per Valerio Verbano colpiva la presenza di centinaia di giovani che non erano neanche nati quando nelle strade di Roma veniva combattuta la “guerra di bassa intensità” che ha caratterizzato il nostro paese tra gli anni Settanta e i primi anni Ottanta. Memoria e ricostruzione storica sono dunque decisivi per impedire ogni mistificazione o rovescismo storico.

 

La data del 28 febbraio 1978 per i fascisti di Roma aveva un doppio significato: ricorreva il terzo anniversario dell’uccisione di Mikis Mantakas, neofascista greco residente in Italia, rimasto ucciso nei violentissimi scontri tra fascisti e compagni a piazza Risorgimento nel contesto del processo Lollo nel 1974 per il rogo di Primavalle. Ma il 1978 si era aperto anche con tre giovani neofascisti uccisi il 7 gennaio fuori della sezione del MSI di via Acca Larentia al quartiere Appio-Tuscolano, due uccisi da militanti della sinistra e un terzo ucciso dai carabinieri negli scontri successivi.

 

A Roma si era costituito un gruppo armato clandestino neofascista che rivendica le proprie azioni con la sigla NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari); tra le sue file spiccano elementi come Valerio e Cristiano Fioravanti, Alessandro Alibrandi e Franco Anselmi. La sera del 28 febbraio, tra le 23:10 e le 23.30 i fascisti dei NAR si recano presso lo stabile di via Calpurnio Fiamma nel quartiere di Cinecittà per eseguire una rappresaglia ma giunto là si accorgono che è chiuso. Il giorno prima la polizia aveva attuato uno sgombero contro gli occupanti. A questo punto i fascisti si recano in direzione della vicina piazza San Giovanni Bosco, i cui giardinetti fungono spesso da ritrovo per molti compagni della zona. Arrivati sul posto il commando dei Nar irrompe nella piazza sbucando da cespugli vicini e fanno fuoco quasi a casaccio. Viene colpito al torace, un giovane di 24 anni, Roberto Scialabba. Il ragazzo non è tuttavia ancora morto quando Valerio Fioravanti a bruciapelo, dopo essergli montato sopra, gli spara ulteriori due colpi alla nuca. Nella sparatoria rimane ferito anche il fratello di Roberto, Nicola, che tuttavia riesce a fuggire e mettersi in salvo poiché i fascisti si allarmano per l’arrivo di una macchina di passaggio. Su quanto accaduto parte una campagna stampa tesa a liquidare l’omicidio come un regolamento di conti nel mondo della droga.

 

Piazza Don Bosco, purtroppo, oltre che punto di ritrovo per i compagni della zona è diventata anche luogo per lo spaccio di eroina che dalla seconda metà del ’77 sta inondando i quartieri popolari e quelli politicamente più attivi della capitale. Qualche ora dopo la sigla «Gioventù Nazional Popolare», dietro la quale si celano i NAR, si attribuisce con una telefonata al «Messaggero» la responsabilità dell’attentato affermando di aver vendicato Acca Larentia. Ma il giorno successivo i vari quotidiani non fanno alcun cenno della rivendicazione e inseriscono l’omicidio, secondo anche quanto si apprende dalle notizie delle indagini condotte dalla polizia, nel quadro di un regolamento di conti tra bande diverse nell’ambiente del controllo del mercato dello spaccio dell’eroina.

La «colpa» di Roberto era che, al momento del suo omicidio, aveva in tasca qualche canna da fumare con gli amici. Questo cortina fumogena durerà fino al marzo del 1982, quando il fascista Cristiano Fioravanti rivendicherà la paternità, sia pur non materiale, di quell’omicidio, gli esecutori per molti non hanno voluto avere nome. Per anni Roberto è stato per la stampa uno spacciatore ucciso nella guerra tra bande di quell’emarginata zona-ghetto di Roma. Non una sua parola sul suo impegno politico, prima come militante di Lotta Continua, poi come occupante attivo del centro sociale di via Calpurnio Fiamma.

Oggi pomeriggio dalle 15.00 verrà realizzato un murales per ricordare Roberto e un corteo si svolgerà per le strade del quartiere. Appuntamento alle ore 16.30 in via Calpurnio Fiamma. Roma è antifascista.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *