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Palermo, la boxe antifascista

E’ una calda giornata di fine estate a Palermo: mentre la quasi totalità dei palermitani cerca sollievo dallo scirocco rifugiandosi nelle spiagge di Mondello o boccheggiando di fronte ai condizionatori domestici ,in pieno centro storico vicino i mercatini di via Maqueda l’afa sembra non essere ancora arrivata: incuranti dei 38° segnalati dal termometro decine di ragazzi si allenano negli spazi aperti tra i murales di Che Guevara e di Muhammad Ali , saltando la corda, correndo e tirando di pugno. Siamo nei locali occupati di San Basilio e i giovani sportivi sono i pugili della Palestra Popolare. All’interno, di fronte al ring impressa sui muri spicca la scritta: “Non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta”.

Ci accoglie Luigi Spera, 32 anni, istruttore tecnico, invitandoci con tono cordiale a fare un giro dei locali: inizia subito a parlarci del singolare percorso che lui insieme ad altri compagni hanno intrapreso dando vita nel capoluogo siciliano ad una palestra popolare. Ci spiega come il progetto sia nato originariamente nel 2003 all’interno degli spazi dell’ Ex Carcere di via Mungitore, per l’esigenza di una decina di giovani volenterosi di praticare la boxe, esperienza poi proseguita nei locali occupati di via San Basilio. Da un paio di anni la palestra si è costituita come associazione sportiva dilettantistica, affiliandosi alla Federazione Pugilistica Italiana. Allo stato attuale i fruitori della palestra superano le centoventi unità: le attività sportive ruotano attorno alla boxe, ma contemporaneamente si tengono corsi di thai boxe, pesistica, ginnastica funzionale e corsi di scuola calcio e di pallavolo per l’infanzia.

“Dal punto di vista politico occupare uno spazio, come quello in cui ha sede la nostra palestra, ci spiega Luigi, significa strapparlo all’abbandono e all’incuria a cui è stato lasciato dalle istituzioni e utilizzarlo anche con finalità sociali; lo stesso spazio occupato diviene un mezzo di radicamento nel territorio e permette di lanciare messaggi politici che più che proseliti devono essere esempi. L’idea di dar vita ad una palestra popolare nasce dal desiderio di alcuni compagni di praticare sport in contesti slegati da logiche di mercato, dalla pura finalità estetica e dalla cultura dell’apparire. Dagli anni ’80 in poi abbiamo assistito ad un fiorire dei centri fitness nei quali si cercano di propinare modelli di bellezza stereotipati e modelli di salute da raggiungere spesso anche con mezzi artificiali; insomma si è diffusa una filosofia che di sportivo ha ben poco. Per noi lo sport è l’ approccio a fissarsi degli obiettivi individuali e di gruppo e richiede una partecipazione collettiva: la vittoria sportiva di un ragazzo della Palestra Popolare è una vittoria di tutta la comunità che vive e frequenta i nostri locali. Qui oltre ai compagni si allenano anche tanti ragazzi del quartiere: i prezzi associativi sono popolari, non superano le venti euro, ma può capitare talvolta che chi non è economicamente in grado di farvi fronte si rifà aiutandoci nei piccoli interventi di manutenzione, insomma ci da una mano nella gestione: il concetto che vogliamo far passare è che un locale occupato è uno spazio popolare che deve favorire l’ interazione delle persone. In Sicilia ci sono solo due palestre popolari: una è la nostra qui a Palermo e l’altra è a Trapani”.

Luigi nel suo argomentare è un fiume in piena, da ogni sua parola trapelano entusiasmo e passione. Non manca di soffermarsi sul significato dell’espressione “Palestra Popolare Antifa Fight Club”, che spesso campeggia nei volantini, prima degli incontri pugilistici, riconducendola all’ espletamento di un lavoro quotidiano di cultura antifascista. “Spesso gli sport di contatto, boxe inclusa, sono associati erroneamente al culto della forza e della virilità propinato dalla destra. Per noi lo sport non è questo , bensì quello che abbatte le distinzioni di genere, il concetto di razzismo, di sessismo e noi lo concepiamo anche in chiave anticapitalista. Il concetto dello sport per noi è poi differente da quello ormai affermatosi nella cultura mediatica, perché il business ha influenzato parecchio l’agonismo sportivo, spesso sporcandolo . Intendiamo propinare attività sportive che non si facciano imbrigliare dalle pure logiche di mercato come è avvenuto in maniera evidente nel calcio professionistico, solo per fare un esempio. E’ chiaro poi che se utilizzi un mezzo per veicolare dei messaggi di qualunque genere e quelli politici in particolare, devi esserne padrone: in altre parole il nostro lavoro di preparazione boxistica è estremamente professionale; da tempo lottiamo e con ottimi risultati per affermarci a livello di federazione. Questo per non restare confinati in una dinamica di nicchia finendo per relazionarci solo con gente che già ha idee a noi affini e per non prestare il fianco alle critiche di chi potrebbe affermare che noi non siamo in grado di confrontarci in una dinamica aperta. Le federazioni con tutti i loro limiti, per via dei numerosi affiliati restano il bacino più ampio a cui rivolgersi. Noi abbiamo intrapreso un percorso, cercando di dare legittimità allo sport popolare confrontandoci anche con altre realtà che ideologicamente non sono sulle nostre posizioni. Col nostro impegno abbiamo collezionato tante vittorie riuscendo a ad arginare in città e in Sicilia in generale, quei piccoli tentavi delle organizzazioni fasciste di prendere campo negli ambiti sportivi. Con lo sport popolare poi si ci vuole poi staccare di dosso uno stereotipo, quale quello del centro sociale spesso immaginato per colpa di alcuni suoi protagonisti, come luogo di sballo e di estraniazione dalla realtà sociale. Di contro associando l’ambito dei centri sociali alla cultura sportiva destabilizzi un po’ anche i cliché ormai impressi nell’immaginario collettivo. Puoi far capire alla gente che lì non si insegna a sballarsi bensì a fissarsi degli obiettivi e raggiungerli, ad essere in costante lotta, nel senso positivo del termine, con se stessi e con gli altri per puntare a modificare lo stato di cose attuali”.

Le statistiche segnalano che lo sport popolare è in leggera crescita e in Italia si registra una ricerca comune di aggregazione e di coordinamento affinché le singole esperienze non rimangano isolate tra loro. In tale ottica la Palestra Popolare Palermo ha aderito al Coordinamento Nazionale Sport Popolare (Conasp), partecipando nel marzo scorso alla prima assemblea nazionale a Roma alla quale hanno aderito le più svariate realtà sportive popolari di tutta Italia. Il prossimo appuntamento è fissato per i prossimi 25 e 26 ottobre e sarà proprio il capoluogo siciliano ad ospitare in queste due giornate l’assemblea nazionale del Conasp unitamente ad uno stage di pugilato a cui presenzierà Lenny Bottai, livornese, a suo tempo vincitore del campionato italiano categoria superwelter e fresco di vittoria del titolo intercontinentale Ibf dei pesi superwelter .

Messaggi politici e sociali dunque, ma al centro sempre lo sport e la boxe in primis e per la Palestra Popolare Palermo di certo non sono mancati i successi: tra le sue fila militano pugili del calibro di Salvo Pistone campione regionale “youth”, Ernesto Sorce, campione regionale assoluto per dilettanti, peso massimo. E poi lui Giancarlo Bentivegna, peso superleggero, tre volte campione regionale assoluto nei dilettanti il quale è riuscito ad arrivare per ben due volte ai quarti di finale e una volta agli ottavi nazionali: attualmente è passato ai professionisti ed ha all’attivo due match con due vittorie.

Luca Bentivegna, Chadli Cami Alvi, Samuele Abbate, Alessio Massacro, Giovanni Undiemi, Zaira Sciacca, gli altri agonisti. Tutti loro, insieme a Luigi e agli altri ragazzi che frequentano la Palestra diffondono con la pratica e l’impegno quotidiano i messaggi e i valori dello sport popolare e oltre alle vittorie inseguono il sogno di un altro mondo possibile, anche grazie allo sport.

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