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Le “sentinelle” hanno un amico: Diego Fusaro

Non ci volevamo proprio tornare sopra, ma l’impalpabile Diego Fusaro non riesce a mancare una presa di posizione orrida nemmeno volendo. E naturalmente non vuole…

L’ultima che lo riguarda è apparsa su sito http://www.intelligonews.it, cui ha rilasciato un’intervistina sulle “sentinelle in piedi”, omofobe e integraliste cristiane (accompagnate dai normali fascisti di Forza Nuova), contestate in diverse città d’Italia e costrette a fuggire in quel di Bologna. Leggiamo:

Fusaro, cosa ha pensato vedendo la protesta delle Sentinelle in piedi e la reazione degli antagonisti?

«L’idea che mi sono fatto da subito è che fosse la solita penosa divisione tra tifoserie calcistiche, stavolta sulla famiglia tradizionale. Certo, non posso non notare che da una parte si leggevano libri in silenzio, dall’altra c’era uno starnazzare scomposto tra bandiere policrome».

Non c’era solo dello starnazzare: in diversi casi sono volate anche botte…

«Appunto. Ed è molto curioso che si aggrediscano le persone in nome della tolleranza e dell’estensione dei diritti».

Libero naturalmente di pensarla come vuole, abbiamo detto più volte. Ma non altrettanto di sparare per “fisoloficamente marxiste” le sue panzane.

C’è un punto chiave, nella sua rispostina filo-sentinelliana, che merita di essere esaminato: “è molto curioso che si aggrediscano le persone in nome della tolleranza e dell’estensione dei diritti”. L’argomento è stato sollevato per quasi mezzo secolo dai fascisti italiani, che lamentavano l’impossibilità di ricostituire il Pnf e l’ostracismo decretatogli dalla Costituzione (molto meno dai governi democristiani e dalla polizia, ovviamente!), e si riduce per l’appunto a questo: “se si è democratici tutti devono poter avere diritto di parola e azione politica, anche i fascisti”.

Il problema è filosoficamente semplice: “può avere libertà di azione politica chi propugna un sistema politico che nega le libertà”? C’è un punto cieco evidente, come nell’occhio, perché la tensione libertaria si scontra con la propria negazione e deve decidere se questa negazione ha diritto alla libertà oppure no.

E la decisione – politica e storica, oltre che filosofica – è un chiaro e tondo “no”.

Perché altrimenti ci si consegnerebbe disarmati al un avversario che non ha alcuna intenzione – e lo sostiene pubblicamente! – di riconoscerci lo stesso diritto alla libertà nel caso arrivasse in qualsiasi modo a prevalere. Un po’ come con le cellule tumorali, che – se potessero parlare – sosterrebbero legittimamente lo stesso principio alla propria “libera diffusione”. Peccato che, se le si lascia proliferare, uccidano l’organismo che le contiene e riproduce.

Col fascismo, insomma, non si può discutere, lo si può solo combattere, impedirne la diffusione in ogni forma.

Strano che un pretendente al riconoscimento pubblico di “filosofo marxista” ignori queste ovvie fondamenta del pensiero democratico…

 

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