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Roma. Conferenza e lectio magistralis di Evo Morales all’università

Il 29 ottobre 2014 si è tenuta nell’Aula degli Organi Collegiali del Rettorato della Sapienza Università di Roma, nell’ambito degli Incontri Internazionali alla Sapienza,  la lezione “Solidaridad, complementariedad y autodeterminación de los pueblos” di Evo Morales Ayma, Presidente dello Stato Plurinazionale di Bolivia.

 Il Rettore Luigi Frati nel suo indirizzo di saluto ha definito un’occasione speciale nel mandato di un Rettore la presenza del Presidente Morales, figura di grande caratura morale, un’occasione rara poter ascoltare alla Sapienza la storia del suo ingresso in politica, grazie anche al gran lavoro di intensificazione delle relazioni internazionali di Sapienza svolto da molti anni dal  Prorettore Vicario Antonello Biagini e dal Delegato del Rettore per le Relazioni con i paesi dell’ALBA Luciano Vasapollo.

 A sua volta il Prorettore Biagini ha sottolineato come la politica della Sapienza sia improntata sull’apertura ai rapporti internazionali e come questa iniziativa come tutta la fruttuosa e importante attività culturale e di ricerca con i paesi dell’ALBA sia stata fortemente voluta e realizzata dal Prof. Vasapollo Delegato del Rettore.

 Si è augurato, inoltre,  che si possa realizzare in futuro un incremento dei già ottimi rapporti con le Università Boliviane. Ringraziando non in maniera formale ma veramente sentita il Presidente Morales  che ha voluto onorare la Sapienza con  la sua presenza e augurando una nuova e più lunga e articolata visita nelle varie strutture di Sapienza.

  Il Prof. Luciano Vasapollo ha rivolto un ringraziamento al corpo diplomatico e al Cancelliere di Bolivia, invitando i presenti a salutare con affetto culturale e politico sociale con un gran applauso  Evo Morales Ayma ,rieletto Presidente per la terza volta, un grande leader dell’umanità intera che con le sue parole e politiche di difesa degli sfruttati  sta segnando un’epoca.

L’internazionalizzazione del capitale , ha sottolineato il prof, Vasapollo, porta con sé l’indebolimento  della dimensione ideologico-culturale, fino allo svilimento e alla banalizzazione dei percorsi culturali e al ruolo delle università che si voglione fabbriche del consenso al pensiero unico del profitto ,e invece l’università deve tornare ad essere cemento ideologico popolare per creare coscienza ed interrompere i processi di allontanamento dalla civiltà (forse meglio dire dall’inciviltà)  imposto dalla crisi della società del capitale, crisi ancor prima di valori e poi economica.

 Per questo è stato importantissimo l’’incontro di ieri al Vaticano , ed infatti ha ricordato l’incontro del giorno prima  di Papa Francesco con i movimenti sociali e popolari dell’America Latina a cui è stato invitato , unico capo di Stato presente, il Presidente Evo Morales , e come ci sia sempre stato vivo nell’incontro il richiamo alle lotte sociali contro le gravi ingiustizie del capitalismo affinchè non ci si rassegni  ; invece bisogna costruire alternative politiche, sociali , culturali come i popoli latino americani,  che nonostante le condizioni di povertà, non si siano mai arresi.

Anche nella parte considerata ricca del mondo, ha sottolineato il Delegato del Rettore, ,l’economia del profitto e dello sfruttamento ha abituato alla precarietà  i lavoratori che sono in attesa si attrezzano a sviluppare le  proprie attitudini non riuscendo però a vivere una “vita vera”, una vita sociale di relazioni volontarie e non imposte dal ritmo dell’impresa della precarietà del vivere.

Una società con forti differenze sociali, nella quale il sistema di protezione sociale a favore della fascia dei cittadini più deboli , dei nostri lavoratori è sempre più ridotto. I nostri studenti , ha sottolineato il Prof, Vasapollo che ormai sono segmenti di nuova emarginazione del lavoro e del non lavoro che si allargano sempre più, arrivando a comprendere anche quegli strati della società che fino a pochi anni fa erano considerati garantiti.

Vi è bisogno di pensare ad una alternativa  culturale radicale e abbandonare l’idea che il modello europeo sia un modello esportabile, nella forma di una nuova colonizzazione di altri paesi.Si devono introdurre nello spazio europeo nuovi diritti del lavoro, sociali e civili fondamentali,  i diritti ai saperi pluricentrici e popolari,che non possono esistere senza una regolamentazione sociale e politica.

A che serve allora questa lezione e visita di cui ci onora il Presidente Morales, ha sottolineato il Prof. Vasapollo,  è fondamentale  per far  capire a tutti noi come si crea una volontà collettiva, a capire come si fa diventare dirigente la classe popolare, a capire come lo scontro egemonico attraversi la società a tutti i livelli e sia il terreno della costruzione dell’appartenenza ideologica, cioè culturale.

 Il Prof. Vasapollo nel ricordareo le sue origini familiari di contadini , il rapporto con la terra e il senso di solidarietà che ha sempre pervaso i rapporti tra lavoratori e figli della terra e come nei cocaleros boliviani, nei movimenti per l’acqua abbia rivisto le speranze della nostra terra del sud. Ecco perché dobbiamo mettere al  centro del dibattito e dell’azione politica culturale i concetti e la pratica della solidarietà e della complementarietà per nuove relazioni internazionali incentrate sulla pratica dell’autodeterminazione dei popoli e contro le imposizioni di alcuni paesi che prevaricano le stesse decisioni degli organismi internazionali. A esempio il professor Vasapollo  ha riportato il risultato del voto del giorno prima all’ONU dove per il 23° anno di seguito 188 paesi hanno votato a favore della fine dell’incredibile e dannosissimo blocco economico, commerciale , finanziaro unilaterale  verso Cuba, con i soliti due voti contrari di USA e Israele, e con l’ anacronistico diritto di veto ancora una volta una importante risoluzione internazionale non potrà essere applicata.

 Salutando Evo Morales come grande maestro della “mesclanza” – mescolanza cioè contaminazione vera e costruttiva delle culture che può servire ancora di più oggi che viviamo una crisi non solo economica, ma anche di valori -, ha concluso citando la frase del leader aymara Tupac Katari “Tornerò e sarò milioni”, ed è tornato con Evo Morales.

 Il Presidente dello Stato Plurinazionale di Bolivia ha indirizzato un saluto speciale al Rettore Frati e ai Prorettori Biagini e Vasapollo per la bellissima ospitalità riservata sentitamente e ha ringraziato gli Ambasciatori, i docenti e gli studenti intervenuti numerosi alla lezione, con i quali intendeva condividere la sua esperienza politica.

 Il leader aymara ha sempre vissuto la condizione di contadino in povertà e conosciuto il disprezzo delle classi dominanti per i contadini: come gli ricordava sempre suo padre in Bolivia agli indigeni era proibito camminare sui marciapiedi riservati ai coloni europei, così come era impensabile entrare a far parte delle classi abbienti. Ma, nel contempo, gli antenati hanno tramandato i principi etici , la cultura per la lotta contro l’imperialismo sia interno che esterno.Sono morte tante persone per difendere la propria identità culturale plurinazionale e le risorse naturali della Bolivia, così sono nate le prime lotte sindacali del movimento dei lavoratori e dei contadini, caratterizzato dal pluralismo ideologico, movimento che ha costruito un proprio partito politico, cioè il MAS-IPSP Movimiento al Socialismo, Instrumento Político por la Soberanía de los Pueblos.

 Il Presidente ha sottolineato come il  MAS in Bolivia è stato in grado di contrastare il potere politico ed economico e della cultura del profitto, dei precedenti governi neocolonialisti, o di un ipotetico schieramento progressista ma nei fatti neoliberista, andando a realizzare un miglioramento delle condizioni umane e ambientali del lavoro, attuando un autonomo processo di transizione al Socialismo. Ciò è stato possibile attraverso l’articolazione di un vero e proprio strumento politico, cioè il MAS, che è stato in grado di creare un sodalizio fra i movimenti sociali e le loro lotte contro le privatizzazioni dei beni comuni, e le lotte e l’educazione dell’alternativa proposte storicamente dai popoli indigeni originari, coniugandole con l’iniziativa politico-sindacale proveniente dai cocaleros, dai mineros e da tutte le strutture e organizzazioni politiche che storicamente in Bolivia si sono poste sul terreno del conflitto anticolonialista e antimperialista.Ciò ha dato maggiore impulso ed organizzazione al conflitto sociale ponendo al centro i bisogni reali delle varie componenti del popolo lavoratore boliviano portando a tre grandi vittorie elettorali presidenziali, rafforzando l’indipendenza dei movimenti sociali e contadini e dando nuovi elementi e nuovo impulso a forme politiche ed economiche di una solidarietà più ampia che supera i confini contadini e si realizza soprattutto con altri gruppi di lavoratori nelle loro diversità e complessità, dagli operai ai minatori, agli artigiani,agli Aymaras urbani e delle metropoli che si stringono in relazioni culturali, sociali e politiche con i propri fratelli della campagna.

 Morales ha rammentato come l’Ambasciata degli USA in Bolivia demonizzasse il suo ingresso in politica, definendolo il Bin Laden dell’America Latina, e come, invece, abbia sempre avuto il sostegno e la solidarietà di Fidel Castro, di come questi lo abbia rassicurato sui suoi timori che anche con la Bolivia gli USA applicassero un blocco economico, ricordandogli che la Bolivia aveva le risorse energetiche naturali necessarie a sostenere l’economia e come la nazionalizzazione fosse perno primario per una redistribuzione verso il popolo della ricchezza sociale prodotta dasl popolo boliviano e appartenente alla madre terra..

 Vinte le elezioni, l’azione governativa si è basata sulla rifondazione della politica, sulla nazionalizzazione delle risorse e sulla crescita sociale.  Con l’approvazione della Costituzione dello Stato plurinazionale tutti hanno avuto riconosciuti i propri diritti, dalla proprietà privata alla proprietà collettiva. Con la nazionalizzazione delle risorse del 1° maggio 2006 e la modifica della legge sugli idrocarburi la ricchezza nazionale è passata da 300 milioni di US$ a 5 mila miliardi di US$. Ciò ha consentito allo Stato di investire sull’istruzione con il sostegno finanziario alle famiglie per favorire la scolarizzazione dei 12 anni di scuole primarie: grazie a questi interventi la diserzione scolastica è scesa dal 6 al 1%. Un altro successo è dato dall’attuazione di programmi per l’abbassamento della povertà estrema dal 18 all’8%.  La nazionalizzazione degli idrocarburi prevede la proprietà statale a cui va l’85% della rendita, mentre alla compagnie straniere viene riconosciuto il 15% come prestatori di servizi: questo è il modello boliviano che ha consentito una crescita esponenziale e una stabilità economica. In un paese di 10 milioni di abitanti, i depositi bancari sono passati da 3 mila milioni di US$ a 16 mila milioni di US$.

 Il modello boliviano è oggi così apprezzato che l’Università Americana e il Fondo Monetario Internazionale hanno invitato dei funzionari del Ministero dell’Economia per spiegare il successo del modello boliviano.  La Bolivia sta crescendo con la pianificazione, oggi è un paese in cui acqua, luce, gas, telefono, salute e istruzione sono diritti costituzionali dell’umanità.

 Alla fine del suo intervento il Presidente Evo Morales ha rivolto un saluto ai fratelli europei, ricordando che in Bolivia i diritti umani sono fondamentali e che è il popolo che governa e non le banche o le multinazionali.

 La visita si è conclusa con una partecipata conferenza stampa tenuta nella sala stampa del Rettorato della Sapienza.

Grazie al Presidente, al maestro, al compagno Evo Morales per essere stato di nuovo con noi dopo le altre sue graditissime visite nel 2007 alla Sapienza, con i movimenti sociali a Roma e a Bergamo nel 2011 e nel 2013, un’occasione per imparare dal grande Evo che la cultura dei popoli e la lotta sociale è l’unica possibilità di creare  un’alternativa di sistema ad una crisi della società del profitto e del capitale che sta soffocando l’intera umanità.

Redazione e rivista nuestra America

Capitolo Italiano della Rete in Difesa dell’Umanità

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