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Strage di Brescia. La memoria non diventi un evento senza significato

Lettera aperta a Manlio Milani, presidente della Casa della memoria di Brescia

Caro Manlio,

sembrerà strana la scelta di scriverti una lettera aperta. Certo, sarebbe stato più semplice chiamarti per telefono o scriverti una mail. La scelta della lettera aperta, che comunque mi pesa, risponde all’esigenza precisa di prescindere dallo stato d’animo e di non viziare la riflessione con pregiudizi emotivi o con ricordi personali. Pubblica è la lettera perché pubblico è il “luogo della memoria”, inteso non solo come luogo fisico, ma anche come “luogo della mente”, quello della dimensione cognitiva, rimemorativa e rielaborativa. E’ in questa fenomenologia della memoria, accompagnata a una fenomenologia dell’oblio, che si costruiscono le modalità sociali del ricordo e dunque dell’identità collettiva, un ’identità spesso dolorosa e non solo perché riapre ferite e lacerazioni. In società come le nostre, affette da bulimia di memoria o da anoressia di memoria, se il rischio, nel secondo caso, è quello della rimozione, nel primo è quello del revisionismo. Ricordo e oblio divengono dunque le condizioni che rendono possibile o impossibile l’esistenza di un’identità collettiva. La memoria collettiva costituisce dunque un’importante posta in gioco.

In questo senso dobbiamo tutti riconoscere la fatica e l’impegno da te profuso, contro qualsiasi forma di amnesia per mantenere viva quella memoria, attraverso quello che Freud avrebbe definito “durcharbeit”, lavoro continuo di rammemorazione/rielaborazione, inteso come lavoro psichico sia soggettivo sia collettivo. E dobbiamo soprattutto rendere merito al grande sforzo da te fatto per dare giustizia alle vittime dell’eccidio di Piazza della Loggia, perché la loro morte, in assenza di giustizia, non pesasse due volte. La Casa della memoria di Brescia è il simbolo del tuo grande impegno etico, civile, politico.

Consapevole del fatto che la memoria non è archeologia, ma è animata e sottesa da un continuo dinamismo, ti manifesto, però, le mie perplessità in merito allo sviluppo delle più recenti commemorazioni di Piazza della Loggia. Già in passato avevo, come molti altri, manifestato perplessità rispetto alla scelta del 9 maggio, giorno della memoria nazionale che, di fatto, omologa eventi di cui  si rimuovono le specificità storiche. Mettere sullo stesso piano memorie in concorrenza è un’operazione pericolosa per la stessa memoria perché rende tutto uguale, dunque tutto neutro, dunque tutto indifferente: una semplice contabilizzazione delle morti che uccide la memoria. Questa mia convinzione si rafforza con le ultime scelte. Dedicare una formella, nel percorso della memoria inaugurato a Brescia, a Sergio Ramelli, pur vittima della violenza politica degli anni settanta, significa riabilitare, sia pur indirettamente, quell’orizzonte di “valori” che ha costituito un bastione contro l’affermazione piena della democrazia in questo paese. Non è certo la figura di Ramelli che inquieta, ma il processo di progressiva perdita d’identità antifascista in corso. Luigi Pinto, come le altre vittime della strage, era lì il 28 maggio, non fortuitamente, ma per scelta: una chiara scelta antifascista.

Non ho potuto partecipare alla commemorazione di quest’anno, ma ho seguito con la solita tensione emotiva gli eventi. Il gemellaggio con i fatti di Charlie Hebdo suscita perplessità. Estremamente rischiosa  e sicuramente non rigorosa, dal punto di vista storico, è l’operazione di appiattimento della complessità del passato su un fatto di  recente attualità, maturato in tutt’altro contesto. Il rischio cui si va incontro è quello dell’uso strumentale della storia.

Ho atteso alcuni giorni per scrivere questa lettera che volevo riflessiva e interlocutoria più che impulsiva, ma  più passano i giorni, più si radica in me la convinzione che, in un momento storico come questo, di riaffermazione dei fascismi in Europa, si richieda un estremo rigore nel processo di costruzione della memoria pubblica. Quella Francia, rappresentata in occasione dell’ultima commemorazione del 28 maggio, dal suo console, è la stessa che in patria difende la libertà di espressione e, contemporaneamente, appoggia un governo filo-nazista che perseguita le minoranze russofone. Va anche aggiunto  il fatto che l’islamofobia, in qualche caso rappresentata da Charlie Hebdo, costituisce oggi un forte collante ideologico per tutte le forze neofasciste europee.

In un contesto di forte crescita del neofascismo e contestualmente d’indifferenza di gran parte dell’opinione pubblica, avverto il pericolo di uno smarrimento di senso.

Ti abbraccio

Patrizia Buffa

Sottoscritta da Nunzia Pinto, sorella di Luigi (vittima della strage di Piazza della Loggia)

* Insegnante impegnata da anni nella memoria storica sulla strage di Brescia

** Sorella di Luigi Pinto, vittima della strage

 

 

 

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