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Perdersi nelle strade di Belfast. ’71, di Yann Demange

Il periodo estivo non è certo il momento dell’anno più indicato per aspettarsi clamorose uscite cinematografiche. È raro trovare un film importante, comunque non di puro intrattenimento nelle sale. Capita però che una pellicola che affronta una tematica così difficile come il conflitto nordirlandese venga distribuito in Italia nel mese di luglio: si tratta di ’71, esordio cinematografico del regista francese Yann Demange. 

La vicenda riguarda dunque la guerra a bassa intensità nell’Irlanda del Nord iniziata con la fine degli anni Sessanta – i cosiddetti Troubles –, vista attarverso lo sguardo di un soldato del Regno Unito, Gary Hook, inviato in missione a Belfast nel 1971. Il mite e silenzioso militare verrà a trovarsi in mezzo alla sanguinosa lotta tra cattolici “feniani” dell’IRA, da una parte, e protestanti unionisti supportati dalla Military Reaction Force [1] del Regno Unito, dall’altra.

Il film ha ottenuto un buon successo di critica e di pubblico a livello internazionale. Certamente si tratta di un’opera pregevole sotto numerosi aspetti: molto buona l’inpterpretazione degli attori (del protagonista, Jack O’Connell, in particolare); bellissimo il contesto scenografico delle periferie irlandesi (anche se il film è stato girato in Inghilterra); non invadente ma piacevole il commento musicale. In generale si tratta di un’ora e mezza godibile.

Ciò che meno convince di un’opera simile è la piega che prende nella sua fase centrale: da film storico si trasforma in action movie tutto sparatorie e inseguimenti. Certamente una scelta che tiene conto delle finalità commerciali, che però va a braccetto con una certa astrazione dal contesto storico: da un momento all’altro sembriamo non trovarci più nell’Ulster durante uno dei suoi decenni più complicati da raccontare, e la guerra tra IRA e apparati contro-insurrezionali britannici diventa quasi uno scontro tra bande.

Quello che è stato descritto come un “non prendere posizione”, ma navigare in mezzo al conflitto per raccontarne tutti i risvolti, soddisfa fino a un certo punto. Il risultato finale è uno spaesamento di fronte alla realtà – analogo a quello del protagonista per le strade di Belfast –, e una condanna della violenza un po’ semplicistica, per quanto comprensibile. Sembrerà cinico a dirsi, ma l’apparente assurdità di una guerra nasconde sempre una logica, rintracciabile nelle motivazioni in conflitto tra oppressori e oppressi. Questo aspetto manca a ’71.
In conclusione, un action movie non banale, ma un racconto storico che rimane un po’ troppo in superficie.

Note
[1] Si trattava di un’organizzazione militare sotto copertura dell’esercito britannico per infiltrare i gruppi armati nazionalistici e svolgere il ruolo di forza contro-insurrezionale.

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