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“Netanyahu fa il gioco dei negazionisti”. Intervista a Dror Dayan

Sono finite per un giorno in prima pagina sulla stampa internazionale le affermazioni del premier israeliano Benjamin Netanyahu, secondo cui Adolf Hitler in realtà non voleva lo sterminio degli ebrei europei, ma soltanto la loro espulsione verso Palestina ed era il Mufti di Gerusalemme a spingere i nazisti all’Olocausto. Tesi che hanno lasciato tanti osservatori senza parole anche conoscendo la mancanza di scrupoli da parte di Netanyahu.
Ciononostante la protesta che è seguita alle sue dichiarazioni, non è facile contestare le falsificazioni di “Bibi” in pubblico come si è potuto vedere a Berlino qualche giorno fa in occasione della sua visita alla Merkel. Il quotidiano della sinistra alternativa tedesca “Junge Welt” (www.jungewelt.de) ha pubblicato il 28 Ottobre 2015 un’intervista con l’attivista israeliano del movimento di solidarietà Dror Dayan che è stato arrestato proprio per una tale contestazione.

Dror Dayan proviene da Gerusalemme e ha vissuto a Berlino per dieci anni. Attualmente sta facendo  un dottorato di ricerca presso l’Università del cinema a Potsdam.

La settimana scorsa stava protestando contro la visita del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alla Cancelleria federale a Berlino. Come è andato il presidio?

Eravamo un centinaio di persone, per lo più palestinesi, ma anche alcuni israeliani, iraniani, americani e tedeschi. La manifestazione è stata programmata da tempo, ma il giorno prima Netanyahu aveva dichiarato davanti al Congresso Sionista, che non Hitler, ma un palestinese è stato responsabile per l’Olocausto. La sua affermazione che l’Olocausto era la colpa del Gran Mufti di Gerusalemme, ho finora soltanto sentito da giovani “anti-tedeschi” (vuol dire: estremamente pro-sionista; n.d.t.) qui in Germania. Questo naturalmente è revisionismo storico. Questa tattica è una nuovità anche per Netanyahu. Ha diretto la sua politica estera sempre ai suoi elettori a casa. Non credo che volesse produrre tali onde a livello internazionale. Ha parlato con la sua base in Israele e ai suoi gruppi di pressione all’estero. Comunque, ero lì con un cartello alla manifestazione: “Netanyahu: guerrafondaio e negazionista dell’olocausto”.

Quello che ha detto, è veramente una negazione dell’Olocausto?

Netanyahu utilizza questa catastrofe del Novecento in modo abbastanza cinico per la sua caccia. Per me un tale comportamento è anche una sorta di negazione dell’Olocausto. Penso che secondo il diritto tedesco è punibile anche ogni relativizzazione delle colpe dei nazisti. In Israele giornalisti e storici hanno respinto le tesi di Netanyahu completamente. Ma naturalmente fa il gioco dei negazionisti.

Che cosa è successo alla manifestazione?

Dopo venti minuti, la polizia mi si è avvicinata ed ha dichiarato che con nel mio cartello c’era un “eventuale sospetto di un reato” e che avrei dovuto andare con loro. Ma io non lo intendevo andare per “un possibile sospetto”. Poi mi hanno portato nel camion della polizia. E questo nella stessa città da cui il mio nonno dovette fuggire dai nazisti! Dopo il mio arresto altri manifestanti hanno fatto nuovi cartelli. Nel complesso, una mezza dozzina di persone sono state arrestate.

 

Qual è stata l’accusa definitiva contro di te?

Una violazione della Sezione 103 del codice penale, che prevede una pena per “l’offesa di istituzioni e funzionari di Stati esteri,” Questo può essere punito fino a tre anni di carcere, nel caso di diffamazione anche fino a cinque anni. Purtroppo, non mi hanno detto in quale delle due parole dovrebbe esserci l’infrazione. Spero molto di poter sporgere denuncia. Poi avrebbero dovuto dimostrare che le dichiarazioni non sono corrette.

 

Come definisce il suo ruolo come un israeliano nel movimento di solidarietà?
Da ogni protesta vedo che le persone che in qualche modo sembrano musulmani, sono trattati peggio dalla polizia che noi israeliani. Nella macchina della polizia, un agente mi ha chiesto che cosa la gente ha cantato in arabo – credo che abbia capito solo allora che io non sono un arabo.
Il ruolo degli israeliani qui è di enorme importanza. Perché in Francia, Inghilterra o in qualsiasi altro paese europeo decine di migliaia di persone possono andare in piazza per mostrare solidarietà con i palestinesi. Questo è impensabile qui in Germania. La società tedesca è molto razzista, ed è per questo che le voci di ebrei bianchi trovano ascolto con maggiore probabilità di quelle dei palestinesi. Quindi dobbiamo essere noi quelli che dicono che lo Stato di Israele deve essere boicottato. Se le vittime dell’occupazione lo dicono, sono accusati di antisemitismo. A causa di questa ipocrisia del governo tedesco, non vengono ascoltate le testimonianze e la protesta di quelli direttamente colpiti.
Qui in Germania la gente deve capire che l’anti-sionismo non è uguale a antisemitismo. Noi israeliani possiamo contribuire a spiegarlo. Ma nel caso descritto non si tratta della mia persona. La polizia sta cercando di restringere l’intero movimento di solidarietà con i palestinesi.

* da “Junge Welt” quotidiano della sinistra alternativa tedesca
(Introduzione e traduzione: Raoul Rigault)

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