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Il reggimento Immortale

Anna Roberti: Mario, tu sei il regista del documentario “Nicola Grosa Moderno Antigone. Indagine sui partigiani sovietici caduti in Piemonte durante la Resistenza” che abbiamo realizzato insieme nel 2012. Di conseguenza, anche prima di venire a Mosca con me, non ti era sconosciuto il fondamentale contributo del popolo sovietico alla sconfitta del nazifascismo. Dopo il tuo soggiorno moscovita che si è svolto proprio intorno alla data del 9 maggio, ti sembra di avere appreso qualcosa di nuovo su questo tema?

Mario Garofalo: Sì ho capito che la Giornata della vittoria celebrata in Russia il 9 maggio, in memoria della capitolazione della Germania nazista durante la seconda guerra mondiale, è sentita in modo molto forte ancora oggi. Mi ha impressionato l’enorme rituale con gli incontri cerimoniali, i discorsi, le conferenze, i ricevimenti, la parata e i fuochi d’artificio. So che durante l’esistenza dell’Unione sovietica, il Giorno della Vittoria era festeggiato in tutti i paesi del blocco orientale, poi nel corso degli anni ’90 del secolo scorso è stato commemorato in modo più modesto. Negli ultimi anni la situazione è di nuovo cambiata con Vladimir Putin che, salito al potere, ha fatto del Giorno della Vittoria uno dei momenti dell’orgoglio nazionale russo. Al di là di chi sia al potere in Russia oggi, credo che sia importante ricordare le 27 milioni di vittime sovietiche della seconda guerra mondiale. Senza quelle vittime e quella vittoria, chissà cosa sarebbe successo…

L’idea del “Reggimento Immortale” è venuta in mente a tre giornalisti siberiani nel 2012, quindi si è trattato di un’iniziativa privata. Avendo partecipato anche tu alla sfilata, ti è sembrato che questa impostazione si sia mantenuta ancora oggi? Oppure ti è sembrata una manifestazione, diciamo così, “imposta” o pilotata a livello governativo?

La sfilata mi è parsa autentica e non pilotata a livello governativo: un’iniziativa di popolo che commemora in modo condiviso i soldati caduti nella Grande Guerra Patriottica, senza essere privatizzata dai politici.

E’ commovente che oggi cittadino russo (e non solo) possa partecipare alla sfilata portando una foto (su un cartello) dei suoi cari: un veterano dell’esercito o della marina, un partigiano, un prigioniero di un campo nazista, un combattente della resistenza.

Ho notato il tuo stupore per il fatto che sui media occidentali non si fosse praticamente parlato della sfilata del “Reggimento Immortale”; tra l’altro manifestazioni simili a quella moscovita si sono svolte in moltissime città russe e anche all’estero. Ti aspettavi questo “silenzio stampa”? Quali riflessioni ne hai tratto?

Ho capito che, al di là delle normali differenze ideologiche e culturali che esistono tra popoli e individui, c’è ancora una sorta di cortina di ferro tra l’Europa occidentale e la Russia. In particolare in Italia, della Russia si sa ben poco e probabilmente dà ancora noia ricordare che la Russia è stata fondamentale nella liberazione dal nazifascismo. Credo che questo sia fondamentalmente un segno di ignoranza e superficialità.

Il 9 maggio tu hai sfilato con il ritratto di tuo nonno, il filosofo Ludovico Geymonat che fu commissario politico della 105-a brigata Garibaldi che operava a Barge (CN) e in Valle Po. In quella stessa brigata operava, come staffetta partigiana, mia madre. Io ho provato una grandissima emozione nel portare il ritratto di mia madre, nonché quello di Nicola Grosa. Quali sentimenti hai provato tu?

Sì ero emozionato. Nella nostra famiglia sopravvive forte la memoria storica della lotta partigiana. Ma soprattutto ho sentito che era un’occasione importante per ricordare pubblicamente l’importanza della resistenza italiana nella lotta al nazifascismo anche all’estero, in un momento in cui in Italia sono al governo forze reazionarie se non addirittura fasciste. Mio nonno era poi un comunista convinto, filo-sovietico e anche se io oggi (col senno di poi) non sono d’accordo con molte delle sue posizioni, ho sentito che era un regalo per lui ricordare le sue battaglie proprio a Mosca.

Quali reazioni hai notato da parte degli altri manifestanti rispetto al fatto che tu sfilavi con il ritratto di tuo nonno? Si sono incuriositi? Ti hanno fatto domande?

Durante la sfilata ci hanno fermato e fatto domande. Erano curiosi e divertiti per il fatto che fossimo arrivati fino a Mosca e partecipassimo a un evento rituale così particolare e specificatamente russo.

Durante la sfilata hai fatto molte riprese. Hai intenzione di produrre un documentario su questo avvenimento a cui hai partecipato?

Ho riguardato le mie riprese e devo capire cosa farne e come montare un eventuale documentario. Certo è che sarebbe importante raccontare audiovisivamente agli italiani cosa è stata la giornata della Vittoria del 9 maggio 2019 a Mosca. Vi farò sapere…

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