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Andò, Laurito e i Misteri Eleusini

E ci risiamo! Dopo la querelle Mercadante, che ha visto approdare – poco prima dell’estate e seguendo rotte per lo più ignote ai comuni naviganti, che solcano i mari della politica culturale nella nostra penisola – il palermitano Roberto Andò, quale nuovo e salvifico direttore artistico al Teatro Stabile Nazionale di Napoli, in sostituzione del nefasto per quanto abbronzatissimo Luca De Fusco (che infiniti lutti addusse al Teatro e alla comunità teatrale partenopea) è la volta di una rediviva Marisa Laurito.

La nomina della signora Laurito, infatti, quale neo direttrice artistica del Teatro del Popolo, il Trianon Viviani di Forcella – Fondazione privata compartecipata da Regione Campania e Città Metropolitana di Napoli – sembra anch’essa, come nel caso di Andò, maturata tra le alte vette dell’Olimpo istituzionale. Per venire poi sussurrata alla cittadinanza, mediante sibillina parola, dall’oracolo di Piazza Calenda (indirizzo preciso del Trianon), nascosto tra le macerie delle mura greche ivi riscoperte.

Strane similitudini e misteriose convergenze, sembrano agire, insomma, sulle designazioni dei direttori artistici dei teatri pubblici partenopei.

Alla nomina di Andò si giunse, in pratica, dopo incontri segretissimi tra consiglieri di amministrazione, veti politici incrociati su altri nomi, e una sfilza di candidature “bruciate” a mezzo stampa. La decisione fu così presa, infine, a casa di uno dei consiglieri, dopo una riunione praticamente tra amici.

Con buona pace dei bandi pubblici, della trasparenza e del cosiddetto “criterio qualitativo”, invocati per mesi da addetti ai lavori, attori, registi, critici e giornalisti, appartenenti, in larga parte, all’intellighenzia “di sinistra; ma poi, opportunamente rientrati non appena l’eletto si rivelò essere di un’ area politica affine.

Una grosse koalition teatrale, in altri termini, benedetta finanche da Repubblica, portò il regista palermitano, quest’estate, alla guida del Nazionale di Napoli. Producendo, quale inevitabile conseguenza, riposizionamenti personali e politici. Cui faranno seguito, c’è da giurarci, le annesse e consuete processioni alla corte del nuovo principe.

Che però, essendo “di sinistra”, giustificherà compromessi morali e intellettuali. Perché l’era della tirannia di De Fusco è finita e “la sinistra” – liberal, radical e chic quanto basta – si sa, può permettersi qualunque “indecente disinvoltura”, nel nome della sua pretesa (o fu) superiorità morale e intellettuale.

Quella stessa superiorità che già in altri settori della vita civile e politica l’ha allontanata da quello che, un tempo, sarebbe stato definito il blocco sociale di riferimento, finendo per ridurla ad una sbiadita fotocopia della destra reazionaria. Con l’aggravante di essere anche più snob e narcisista e, quindi, antipatica.

Tutto ciò, va sottolineato, benché il presidente del Cda dello Stabile Nazionale di Napoli, Filippo Patroni Griffi, abbia prontamente dichiarato, intervistato dai giornali, che quella di Andò sarà una direzione in continuità con De Fusco. Auguri!

E veniamo alla neo direttrice del Trianon-Viviani.

La signora Laurito, dal canto suo, parrebbe anch’ella essere stata designata secondo imperscrutabili logiche elettive di tipo esoterico, chiare, evidentemente, ai soli iniziati ai misteri eleusini della politica culturale.

Erano stati interpellati, difatti, circa una trentina di candidati alcuni con curricula di notevole prestigio, altri più giovani ma con idee chiare e decisamente innovative – puntualmente ignorati per fare posto ad una poco più che mediocre attrice, la cui unica vera qualità è la notorietà mediatica. Alla quale si accompagnano, evidentemente, amicizie tra le persone che contano e tra gli alti ranghi della politica campana.

Si dice che il suo progetto culturale sarebbe in linea con le esigenze del territorio su cui andrà a lavorare. Ma quale sia questo progetto, non è dato sapere.

Sappiamo, invece, dalle dichiarazioni rilasciate nel corso della conferenza stampa di insediamento, che la signora Laurito vuole fare del Teatro del Popolo Trianon-Viviani di Forcella, il Tempio di quella canzone napoletana che lei stessa definisce, e giustamente, un patrimonio dell’umanità.

Potremmo essere anche d’accordo. Il problema sorge, a nostro modo di vedere, quando la stessa Laurito dichiara con fierezza: «Faremo marketing al Trianon, che diventerà lo stabile della canzone napoletana». Per poi aggiungere, che si rivolgerà soprattutto ai turisti.

Ecco! Esattamente quei fattori mercantilistici, ancorati al solo criterio del profitto, che stanno conducendo la cultura e soprattutto il teatro al loro stesso funerale.

Insomma, si bada a far soldi, tentando di sedurre il pubblico tramite offerte attraenti secondo le leggi imposte dal mercato, dando priorità alla quantità sulla qualità.

A Napoli, come si accennava più sopra, una strategia manageriale simile la si è vissuta al Mercadante, grazie all’ Eliogabalo De Fusco. Lo sfacelo conseguito sotto il profilo della qualità dell’offerta culturale è davanti agli occhi di tutti.

Dunque, tremiamo al solo pensiero di quali saranno le logiche manageriali e palesemente mercantili, che sottenderanno il progetto della Laurito e che dovrebbero esaltare il patrimonio culturale costituito dalla canzone napoletana. E così, non ci resta che sperare, per il Trianon, nei due nomi scelti per i progetti speciali.

Davide Iodice, ormai maturo regista teatrale di indiscusso talento, il cui linguaggio iconoclasta si è sempre contraddistinto per una chiara attitudine alla poesia, mai disgiunta da una profondità di pensiero e da un discorso politico e sociale che lo hanno portato, negli anni, ad essere una delle voci più significative della ricerca partenopea.

Nello Mascia, ottimo interprete di Viviani e navigato attore di grande spessore artistico, legato maggiormente alla tradizione del Teatro Napoletano, ma anche capace di confrontarsi con i nuovi linguaggi e con la nuova drammaturgia.

Per quanto ci riguarda, invece, vogliamo solo ricordare che un paese e un mondo in cui la cultura, la bellezza e il pensiero vengano consegnate nelle volgari ed esclusive mani del mercato – la cui vocazione tirannica alla massificazione, all’omologazione e alla narcotizzazione delle coscienze dovrebbe essere ormai evidente – trasformandosi in merce e, con essa, portando a compimento quel processo di reificazione umana già in atto nei vari ambiti del lavoro salariato, sono un paese e un mondo destinati alla barbarie e alla morte civile, etica e politica.

Per questo, continueremo a batterci per la rinascita e l’affermazione di un pensiero critico e antagonista. Per una cultura che si coniughi con quella profondità di analisi e di sguardo sulla realtà che sola può essere della tradizione marxista ed operaia.

E per una Bellezza, la cui essenza non sia il misero svago borghese e il superficiale, avvilente spettacolo della vita umana. Ma una Bellezza crudele, capace di frantumare certezze e di rivelare la natura spesso violenta della vita e delle inique relazioni di potere.

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