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Libia: la Nato si prepara a intervenire

La Nato scalda i motori

«Noi condanniamo fortemente l’uso della forza contro la popolazione libica. La violazione dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale è oltraggiosa», ha affermato il segretario generale della Nato Rasmussen nel corso della sua conferenza stampa mensile. «Sia chiaro che noi non abbiamo alcuna intenzione di intervenire in Libia. Ma ci stiamo preparando ad ogni eventualità». Alla Nato non è stata finora richiesta alcuna azione: «ogni nostro intervento potrà essere realizzato solo dietro mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu», a partire dalla possibilità di creare una “No fly zone” sulla Libia. «Un’operazione questa chiaramente di carattere militare»,

Primi passi militari dell’Italia

Il cacciatorpediniere della Marina militare Andrea Doria ha mollato gli ormeggi da Taranto per dirigersi verso le acque internazionali tra l’Italia e la Libia. La nave, dotata di radar e sofisticate apparecchiature, farà da piattaforma per il controllo aereo del Mediterraneo meridionale. L’Andrea Doria è comandata dal capitano di vascello Fabrizio Cerrai ed è una unità multiruolo di 6.700 tonnellate, con a bordo 195 uomini di equipaggio.

Questo governo sta sempre con i più forti

Frattini (ministro degli esteri): «È assai difficile pensare» all’ipotesi di «aerei militari italiani coinvolti sul terreno libico, ma la nostra lealtà euroatlantica ci fa dire che le basi militari, il supporto logistico non potremmo negarlo», nel caso si decidesse per la No Fly Zone».

La Russa (ministro della difesa):«La Libia non sarà un nuovo Afghanistan. Capisco che cosa intende dire il ministro dell’Interno Roberto Maroni, ma le due situazioni non sono comparabili». Sull’ipotesi dell’intervento militare: «al momento sono solo illazioni. Se nel Mediterraneo ci sono forze presenti, non dimentichiamo che hanno anche un effetto di deterrenza». La parola definitiva, comunque, «spetta agli organismi internazionali: si possono mettere in campo tutte le operazioni diplomatiche che si vogliono, ma non tocca solo a un Paese intervenire e men che meno all’Italia. Noi possiamo svolgere una azione di moral suasion per cercare di imporre il rispetto dei diritti umani».

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